Parla Massimo Gibelli
Landini colpito e affossato dal suo ex portavoce: “Lui e la Cgil destinati alla marginalità e all’irrilevanza politica”
“In questa Cgil non mi riconosco più”. Lo dice al Foglio l’ex portavoce Massimo Gibelli, portavoce di ben sei segretari generali della Cgil, da Antonio Pizzinato fino all’ultimo, Maurizio Landini. “Una Cgil – dice Gibelli – che abbandona la centralità del mondo del lavoro per un sociale indistinto e protestatario. Ma così si è destinati alla marginalità come sindacato e all’irrilevanza come partito politico”.
Landini colpito e affossato dal suo ex portavoce
Gibelli, messo alla porta nel 2023 da Landini, ha fatto ricorso e alla fine ha firmato un accordo di conciliazione con la Cgil. Al Foglio dice la sua sulla deriva del sindacato a causa della rotta landiniana. “Oggi vedo una Cgil che mette la politica sopra ogni cosa e fa una corsa in solitario. E vedo anche con grande rammarico come nella confederazione sia assente un dibattito trasparente, eppure ce ne sarebbe bisogno. Nessuno si chiede dove stia andando il più grande sindacato italiano”. Anche l’arma dello sciopero generale ormai è spuntata. “Quella è una forma di lotta estrema e nella storia il sindacato l’ha sempre usata con il contagocce, per molti anni non ne sono stati proclamati. Oggi è una dichiarazione di esistenza in vita, è diventata una richiesta di ascolto ma non c’è relazione tra lo sciopero generale indetto, le rivendicazioni e la possibilità di ottenere quei risultati”. Gibelli ricorda invece come Sergio Cofferati da segretario dei chimici si fosse recato a Ferrara a far cessare l’occupazione del Petrolchimico perché era diventata una lotta “inutile e dannosa”.
“La mia Cgil trattava con correttezza il vicepremier Tatarella”
“Sono abituato anche a una Cgil che rispetta le forme – dice Gibelli, che nel sindacato ha operato per oltre 40 anni – Trattavamo con correttezza persino Tatarella quando era vice-presidente del primo governo Berlusconi, figuriamoci se siamo mai passati alle offese”.
La successiva riflessione è sull’unità sindacale: oggi la Cgil sembra non sapere che farsene, ha rotto anche con la Uil dopo che per anni le due confederazioni erano andate a braccetto e di fatto finisce per seguire un percorso che la porta a incrociarsi con l’Usb. “La penso diversamente da Landini, per me l’unità è un valore assoluto sia per avere la massa critica necessaria sia per proporre ai lavoratori un unico spartito. La confusione di questi giorni con giudizi diversi sulla finanziaria, manifestazioni separate e contrasti in fabbrica come a Genova non aiuta le lotte”. E se “si perde un referendum si traggono le conseguenze”.
Gibelli non vede un futuro roseo per la Cgil di Landini
Gibelli non vede un futuro roseo per la Cgil di Landini. “Vedo una Cgil sempre più sindacato d’opposizione, che somiglia molto alla Cgt francese o simile ai Cobas. Una Cgil che abbandona la centralità del mondo del lavoro per un sociale indistinto e protestatario. Ma così si è destinati alla marginalità come sindacato e all’irrilevanza come partito politico”.