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Il volto femminile dell’antimafia: è dedicato alle donne il calendario 2026 della Dia

Presentato oggi a Roma

Il volto femminile dell’antimafia: è dedicato alle donne il calendario 2026 della Dia

Alla conferenza presente la figlia di Paolo Borsellino, Lucia e anche Chiara Colosimo, presidente della Commissione parlamentare, che ha ricordato: "la criminalità organizzata è cambiata e anche le leggi vanno aggiornate"

Politica - di Eva De Alessandri - 5 Dicembre 2025 alle 14:25

Dalle donne della Dia, alle mamme, figlie sorelle di vittime, dalle magistrate alle giornaliste, dalle politiche alle imprenditrici fino alla artiste e alle attiviste contro la criminalità. È dedicato al “volto femminile dell’antimafia” il calendario 2026 della Direzione investigativa antimafia (Dia) presentato dal direttore Michele Carbone nella sala del Refettorio di Palazzo San Macuto alla presenza, tra gli altri, del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo e della presidente della Commissione antimafia, Chiara Colosimo. In platea anche la figlia di Paolo Borsellino, Lucia.

Il calendario rappresenta una narrazione corale attraverso il contributo di donne che hanno inciso e continuano a incidere nella lotta alle mafie.Sono contenta che si sia voluto dedicare questo calendario alle donne perché forse finora il ruolo delle donne, sia in modo positivo che in modo negativo, è stato poco raccontato”, ha detto Chiaro Colosimo nel corso di una tavola rotonda moderata dalla giornalista Francesca Fagnani e che ha visto protagonista proprio personalità femminile, in campo contro la criminalità.

Colosimo: la criminalità organizzata è cambiata, le leggi vanno aggiornate

Nel suo intervento Chiara Colosimo ha ricordato che ”alcune leggi hanno fatto la storia e devono essere aggiornate rispetto ai cambiamenti della criminalità organizzata, che cresciuta e si è modificata. C’è una mafia economica che fa meno paura e che rischia di essere sottovalutata e questo racconta di come tutte regioni d’Italia e soprattutto quelle del Nord siano infiltrate sotto il profilo dell’economia. Sono convinta che la legislazione sui testimoni di giustizia così come quella che riguarda le vittime di mafie abbiano bisogno di alcuni accorgimenti: uno lo abbiamo fatto, una modifica che ha annullato il cosiddetto ‘quarto grado”, ha ricordato sottolineando che se una persona che aveva un parente appartenuto a un clan ”può dimostrare di aver perso un caro, che non aveva niente a che fare con quel parente e di non aver fatto la stessa scelta, la dobbiamo sostenere e non possiamo chiuderle le porte altrimenti siamo noi a dire che ‘mafiosi si nasce’ e ciò è inaccettabile: è l’alternativa che vince”.

Melillo: lavoro da fare anche su posizioni di vertice

Abbiamo la necessità di misurarci con scenari assolutamente nuovi e credo che anche la questione di genere nell’antimafia sia reale ed estremamente importante” a sottolineato il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo ”La storia del crimine organizzata è diffusa da storie femminili mai raccontate e da questo punto di vista c’è un grande lavoro da fare, anche favorendo il ricambio di genere nelle posizioni di vertice del sistema di sicurezza e della magistratura” ha concluso.

Elena Ferraro: non sono un eroe, ho fatto una scelta di legalità

A portare la sua esperienza anche l’imprenditrice siciliana Elena Ferraro, nota per essersi opposta a Cosa nostra: l’obiettivo della criminalità ”non era chiedere il pizzo ma infiltrarsi nella mia società e controllarla per varie motivazioni”, ha raccontato spiegando di aver denunciato subito: ”Non sono un eroe, ho fatto una semplice scelta di legalità” e ”le istituzioni mi sono sempre state vicine: lo Stato è sempre dalla parte delle persone che denunciano”. A raccontare il suo lavoro di magistrato è stata anche Lia Sava, procuratore generale presso la Corte di appello di Palermo, prima donna a ricoprire questo incarico.

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di Eva De Alessandri - 5 Dicembre 2025