Campo largo alle ambiguità
Hannoun tace e Conte balbetta e fa la vittima: “Cercano di infangarci”. Mollicone lo inchioda: “Non faccia retorica e chiarisca i rapporti”
Mentre il referente dei palestinesi non risponde al gip e si limita a dichiarazioni spontanee, il leader M5S urla al complotto e cala la carta del piagnisteo accusatorio
Mentre le carte dell’inchiesta di Genova scottano ogni ora di più, Giuseppe Conte sceglie la via del contrattacco disperato. Dopo un lungo e insolito silenzio, interrotto solo quando l’evidenza dei fatti ha reso impossibile il “non vedo e non sento”, il leader del Movimento 5 Stelle è apparso in un video sui social. Non per chiarire, sia chiaro. Ma per recitare la parte della vittima.
Caso Hannoun, Conte: «Cercano di infangarci, non ci riusciranno mai»
«Adesso cercano di infangarci. Avete seguito il caso Hannoun? A noi che siamo sempre contro qualsiasi forma di violenza, siamo sempre contro qualsiasi terrorismo, ci accusano di essere stati complici, di aver voluto favorire in qualche modo il finanziamento di Hamas. Follia assoluta», prova a rilanciare Giuseppi tra l’accusatorio e il piagnisteo in un video sui social. Aggiungendo finanche: «Loro pensano di pulirsi la coscienza in questo modo? Di strumentalizzare e infangare la battaglia giusta combattuta da tantissimi, anche i giovanissimi, che si sono avvicinati alla politica perché hanno avuto gridare il loro no a un genocidio in corso. Non ci riusciranno mai», ammonisce pure in calce.
La difesa d’ufficio e il vittimismo grillino
Siamo alle solite. Avete capito bene? Balbettando su una linea difensiva che poggia sulla solita retorica del complotto, Conte ha urlato alla «follia assoluta», accusando chiunque osi porre domande sui rapporti tra i suoi e Mohammad Hannoun di voler «infangare il M5S. Cercano di pulirsi la coscienza», ha sentenziato rabberciando una linea difensiva l’ex premier, cercando di nascondere dietro l’abusato termine «genocidio» — usato ormai come scudo universale per ogni ambiguità — la realtà di un’inchiesta che ipotizza il finanziamento al terrorismo di Hamas.
Il contrattacco di Conte sulle ombre del caso Hannoun
Peccato che a «infangare» l’immagine del Movimento bastino i fatti fin qui emersi o in emersione. Come quelli ricordati da Federico Mollicone (FdI), riguardo la deputata grillina Stefania Ascari, che non si sarebbe limitata a vaghi slogan pro-Palestina, ma avrebbe partecipato a missioni con l’associazione di Hannoun. Altro che «follia»: qui si parla di rapporti documentati che Conte finge di non vedere, preferendo il vittimismo alla trasparenza. Balbettii grillini a cui Mollicone replica sul punto.
La replica di Mollicone (FdI): «Conte finge di non sapere su Hannoun»
«Mentre il Campo largo si dimostra ancora una volta frammentato e diviso, Giuseppe Conte pubblica video sui social facendo finta di ignorare la realtà: al centro dell’inchiesta della Procura di Genova c’è l’associazione Abspp di Hannoun, accusata di aver raccolto milioni di euro destinati ad Hamas. È emerso chiaramente, come riportato da Il Giornale, che la sua deputata Ascari ha chiesto esplicitamente donazioni per questa organizzazione tramite post e video in cui venivano allegate le coordinate bancarie, partecipando persino a missioni con la medesima associazione in Libano, Siria e nel sud della Turchia», ha dichiarato nelle scorse ore Federico Mollicone.
«M5S chiarisca i rapporti»
Aggiungendo anche: «È inutile nascondersi dietro la parola “genocidio”, un termine usato in modo strumentale e propagandistico, considerando che in Israele vivono pacificamente due milioni di arabi – ha sottolineato Mollicone –. L’Italia, al contrario, è uno dei pochi Paesi intervenuti concretamente con aiuti e accoglienza ospedaliera per il popolo palestinese. Conte non usi la retorica per coprire le colpe dei suoi esponenti e quello che appare come un palese favoreggiamento. L’inchiesta della Procura di Genova è completa, ampia e suffragata da un grande lavoro di intelligence. In altri contesti, politici così coinvolti sarebbero già stati indagati. Ci aspettiamo chiarezza immediata».
Il silenzio di Hannoun davanti al gip
Già, l’inchiesta, intanto, procede. Ieri è durato un paio d’ore il colloquio tra i difensori di Hannoun Emanuele Tambuscio e Fabio Sommovigo nel carcere di Genova Marassi, dove Hannoun è detenuto. E dove il protagonista della vicenda ha scelto la strategia del silenzio a metà. Durante l’interrogatorio di garanzia, l’architetto accusato di essere il referente di Hamas in Italia si è avvalso della facoltà di non rispondere alla gip Silvia Carpanini. Si è limitato a “dichiarazioni spontanee” per negare i finanziamenti al braccio armato del terrore, sostenendo che le sue raccolte fondi (spesso avvenute in contanti per via dei conti bloccati da anni) fossero solo per beneficenza.
La linea difensiva degli avvocati di Hannoun
«Ha rilasciato dichiarazioni spontanee – ha dichiarato ieri Tambuscio, l’avvocato del portavoce dei palestinesi in Italia che dal 27 dicembre si trova nel carcere di Genova Marassi con l’accusa di avere finanziato Hamas –. Anche perché non ha neanche iniziato a leggere gli atti, che sono tantissimi, quindi il nostro consiglio è stato quello di rilasciare dichiarazioni spontanee. Molto brevemente ha rivendicato la sua attività di raccolta fondi per attività determinate e precise di beneficenza a favore del popolo palestinese in tutte le sedi di Gaza, Cisgiordania e i campi profughi. Ha negato di aver mai finanziato direttamente o indirettamente Hamas e ha anche precisato che la sua attività è iniziata nei primi anni ’90».
Una linea difensiva che non convince…
Una versione che non sembra scalfire l’impianto accusatorio della Procura di Genova, basato su anni di indagini e attività di intelligence. Hannoun resta in cella, “confortato” — per sua stessa ammissione tramite i legali — dai presidi di solidarietà che si sono svolti fuori dal carcere. Ieri, infatti, davanti al penitenziario si è tenuto un presidio di solidarietà nei confronti di Hannoun e delle altre persone arrestate. «Lo ha visto in televisione, è una persona molto posata e consapevole, penso fosse confortato», ha concluso il suo legale Tambuscio.
Un campo (molto) largo di ambiguità
Intanto Hannoun rimane in cella. Nei prossimi giorni i legali faranno richiesta di attenuazione della misura e valutano il ricorso al tribunale del riesame. Gli avvocati precisano anche che durante le dichiarazioni spontanee non si è parlato delle accuse che, secondo la difesa, sono basate su atti presentati da Israele. Ovviamente non ne abbiamo parlato», ha detto Sommovigo.
Così, mentre la magistratura fa il suo corso, resta il nodo politico. La spocchia di Conte, che definisce «giusta battaglia» quella combattuta al fianco di personaggi oggi sotto accusa per terrorismo, è il segno di un nervosismo crescente. L’Italia, come ricordato dalla maggioranza, è in prima linea per gli aiuti umanitari reali, non per quelli opachi che passano dai sacchi di contanti. E di sicuro i silenzi o i “balbettii” social di Conte e compagni non basteranno a coprire le ombre che dal Libano alla Cisgiordania, arrivano fino ai palazzi della politica romana.