L'analisi
Fini ad Atreju, un ritorno inclusivo: l’idea della destra come popolo in cammino che rinnova se stesso
Ognuno può vederlo come vuole, questo ritorno di Gianfranco Fini ad Atreju, dopo tre lustri di assenza. Un Amarcord di ciò che la destra è stata, soprattutto nella memoria di una generazione che si è formata al tempo di Alleanza nazionale. O anche la ricucitura di uno strappo sentimentale, ancor prima che politico. O persino la fine di un lungo autodafé concluso con un dignitosissimo mea culpa. Forse é un mix di queste versioni. Per me – che col libro “Quella meteora a destra” (mi scuso dell’auto-citazione), ho cercato di dare alcune chiavi di lettura, anche critiche e autocritiche, della parabola finiana – la rentrée di Fini é soprattutto un momento di ricomposizione della storia della destra; rispetto alla quale la rupture di Futuro e libertà fu la reazione – fuori misura, sbagliata – alla ybris che, insieme a grandi qualità, caratterizzò la personalità fortissima di Silvio Berlusconi
L’ idea unitaria della destra come popolo in cammino
Al lume di una visione transpolitica – per dirla con De Felice e Del Noce – é possibile scorgere la via della “right” all’italiana che precede il berlusconismo, oltrepassa la stagione finiana e porta alla destra contemporanea che oggi guida il governo della Repubblica con Giorgia Meloni. La mia password interpretativa è l’idea “lunga” della “droite” come popolo in cammino, il quale rinnova se stesso col fluire di leve e classi dirigenti: un movimento storico-politico unitario che, legato da un “filo rosso” antropologico e ideale, si è inverato nella successione di più forme-partito: Msi, An, fino a Fratelli d’Italia (passando per l’ “eresia” di Fli e ancor prima della scissione di Democrazia nazionale); un percorso speculare, nel campo della sinistra, alla filiera Pci, Pds, Prc, Ds, Pd. Nel filone della “rive droite”, va pure annotato che la destra parlamentare ha avuto pochi leader: in tutta la storia repubblicana si contano quasi sulle dita di una mano; dai capi “antenati” ad Almirante, a Rauti, a Fini, per arrivare alla prima leader-premier con Giorgia Meloni; è un ulteriore dato di unicità, miscelato a cambiamenti, a evoluzioni, al divenire di una “traditio” il cui svolgimento si é però sempre mantenuto all’interno del circuito democratico e del rispetto della Costituzione.
La storicizzazione dell’ex leader di Alleanza nazionale
Ad Atreju, Gianfranco Fini, col suo fatturato di meriti e di errori, è stato trattato – va riconosciuto alla classe politica meloniana, registi Giovanni Donzelli e Arianna Meloni – col rispetto dovuto a un leader essenziale per la nascita della destra di governo. E l’evento – perché tale è stato il suo duetto con Francesco Rutelli – segna la storicizzazione della figura e dell’opera politica dell’ex presidente di Alleanza nazionale: le Tesi di Fiuggi (1995) e la visita a Gerusalemme (2003) sono il suo heritage più importante, che dà forza e piena legittimazione alla destra che guida il governo, con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi; soprattutto per difendersi dall’antistorica, non dismessa, “diabolization” da parte del mondo progressista. La tavola dei valori di Fiuggi è oggi patrimonio permanente di tutta la community degli italiani di destra, della cultura politica nazionale, della storia della Repubblica.
Fini rientra nell’album di famiglia: un atto inclusivo e generoso
Giorgia Meloni e Fdi ne continuano, accrescendola, la tradizione a un livello istituzionale più alto e con responsabilità pubbliche più impegnative: la lealtà europea ed atlantica, la determinazione nella difesa delle ragioni di Kiev; la “decolonizzazione” della destra (e dell’Italia) col Piano Mattei, la lotta all’antisemitismo e le buone relazioni col mondo ebraico; una lettura non reticente del fascismo: sono uno sviluppo intelligente e innovativo di quel lascito. Con la presenza ad Atreju, accolta con plauso e consenso, Gianfranco Fini rientra a pieno titolo nell’album di famiglia, politico ed emotivo, della destra. E’ un atto di merito, inclusivo e generoso; che aiuta la destra di oggi, anche oltre i confini della destra.