L'ex ministra di Monti
Buone notizie per il governo Meloni: la Fornero critica la manovra e le scelte sulle pensioni
In un colloquio al Foglio la professoressa che gli italiani ancora ricordano per le scelte sul welfare e la nascita degli esodati, si lancia in lezioni di buona politica e riesce addirittura a criticare l'Esecutivo sui dati record dell'occupazione
Elsa Fornero critica il governo Meloni sulle pensioni e le politiche del lavoro. E probabilmente questa per l’Esecutivo è una buona notizia: la prova regina che la strada giusta sul welfare è stata intrapresa. In un colloquio con il quotidiano “Il Foglio” l’ex ministra del Governo Monti, ancora oggi al centro di contestazioni per la riforma che porta il suo nome e che consentì la nascita dei cosiddetti “esodati” sale in cattedra, avanza critiche e impartisce lezioni di buona amministrazione della finanza pubblica agli attuali ministri. A partire dal responsabile dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che secondo la Fornero avrebbe “risentito di una certa ansia legata al rischio di non ottenere l’uscita dalla procedura d’infrazione Ue per deficit eccessivo e abbia voluto ‘portarsi avanti’, inserendo nella manovra misure di futuro contenimento della spesa pensionistica per rassicurare la commissione di Bruxelles, anche se ha sottostimato le conseguenze politiche di queste scelte”.
Fornero si avventura nel capo degli equilibri politici e delle pensioni
L’ex ministra si avventura nel complesso mondo degli equilibri politici all’interno delle maggioranze e soprattutto nel terreno delle pensioni, con competenze e soluzioni che gli italiani ben conoscono, affermando ancora che “il ministro dell’Economia ha la responsabilità di gestire la spesa pubblica, di cui la previdenza è la voce principale, ma è difficile comprendere come abbia cercato di farlo senza prima avere ‘preparato’ la sua maggioranza, che dell’uscita con 40 anni di anzianità ha fatto l’elemento centrale della sua propaganda”. E ancora ribadisce la sua ricetta già conosciuta sull’allungamento dei tempi del lavoro “Per tenere a bada la spesa pensionistica occorre, perciò, aumentare stabilmente il tasso di occupazione, soprattutto femminile, e allungare la vita lavorativa, cioè spostare in avanti l’età di pensionamento“.
Fornero si ricorda che il sistema pensionistico è un contratto tra generazioni
Fornero ricorda ai lettori qualcosa che evidentemente ai tempi del governo tecnico non considerava così centrale: il sistema pensionistico “è un contratto tra generazioni, una casa comune di giovani e anziani la cui stabilità dipende da occupazione e retribuzioni. Se non ne vediamo anticipatamente le crepe, il rischio che crolli è reale. Invece di illudere i cittadini, occorre recuperare una visione di lungo termine e trasmettere cultura previdenziale perché i soldi versati dai lavoratori oggi servono per pagare le pensioni dei loro genitori. Si fa fatica ad accettare la realtà dei numeri: lavoratori che diminuiscono, salari che non crescono e promesse pensionistiche impossibili da mantenere”.
La professoressa critica anche i dati record sull’occupazione
L’apice del colloquio tuttavia si ha quando la professoressa arriva finanche a criticare il record occupazionale dell’Italia toccato quest’anno grazie alle politiche del governo Meloni, sostenendo che “il tasso al 63 per cento è sì il più alto negli ultimi venti anni ma resta tra i più bassi in Europa. Serve occupazione di qualità e meglio remunerata: il nostro paese ha un problema strutturale di retribuzioni troppo basse ed è su questo aspetto che bisogna investire per dare solidità al sistema, non su regole illusoriamente generose“. E non va bene per l’ideatrice della riforma delle pensioni del governo Monti nemmeno lo stop alla svalutazione degli anni universitari “abbiamo bisogno di aumentare la quota di laureati senza che gli anni di studio penalizzino il loro futuro”. “In sintesi” conclude “La nuova versione dell’emendamento non cancella ma attenua le restrizioni, consentendo a Giorgetti di dire ‘ho fatto quello che potevo’ e alla Lega di non perdere completamente la faccia”.
E dopo aver letto l’intervento viene spontaneo ricordare un detto che ben conoscevano i nostri nonni e che resta fortemente attuale oggi: chi sa fa, chi non sa insegna.