Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, è passato da “ipotesi” a protagonista di un vero percorso politico, con un movimento (“Più Uno”) che punta a riorganizzare il centrosinistra entro il 2027. La sua “discesa in campo” è ancora fluida sul piano elettorale, ma ormai strutturata sul piano organizzativo e progettuale. Ernesto Maria Ruffini è avvocato, fiscalista, già amministratore di Equitalia e soprattutto ex direttore dell’Agenzia delle Entrate sotto più governi (Renzi, Conte II, Draghi). Si dimette dall’Agenzia a fine 2024 dopo uno scontro politico con il governo, marcando il rifiuto del ruolo di “esattore di un pizzo di Stato” e richiamando più volte il tema del bene comune. Dal 2025 promuove i comitati “Più Uno”, rete civico‑politica diffusa sul territorio, con decine/centinaia di comitati locali, pensata per coinvolgere società civile e amministratori. Nelle assemblee di “Più Uno” parla di alleanza “riformista” dell’intero centrosinistra, non di un nuovo “cespuglio” di partito, richiamandosi esplicitamente all’esperienza dell’Ulivo di Prodi più che al renzismo. Si colloca nell’area centrosinistra‑centro riformista: critica la destra di Meloni ma anche le derive identitarie del Pd, insistendo sul ceto medio, sulla lotta all’astensionismo e su una politica “seria” e non da talent show.
Campo minato
Avanti miei Prodi, all’attacco di Schlein. Ruffini: “Non la vedo premier, nell’assemblea Pd l’ha votata uno su tre”
Escono allo scoperto i moderati del campo largo, che fanno riferimento, nel Pd, all’area che si ispira al professor Romano Prodi. Che manda avanti il suo pupillo, Ernesto Maria Ruffini. C’è la Schlein nel mirino. “Non la vedo come premier. Ai miei occhi chi si vede adesso come premier anziché guadagnare punti ne perde. All’Assemblea del Pd è andato a votare meno di un terzo dei suoi membri. Mi interrogherei più su questi dati che su chi sarà il candidato premier. Io ci sarò quando arriverà il momento. Non mi sembra che ci siano elezioni. Ci sarò se si parla di contenuti”, dice l’ex direttore dell’Agenzia delle entrate in un’intervista al Foglio.
Ruffini contro Schlein
Ruffini sottolinea che “il centrosinistra, ed è stato dimostrato, ha perso le elezioni non perché non avesse un leader ma perché non aveva un’idea. Quando l’ha avuta, con Romano Prodi, ha vinto”. Di Prodi, ha aggiunto, “ascolto i suoi preziosi consigli”. Alla domanda se la sinistra è rassegnata a pareggiare con Meloni, Ruffini risponde positivamente. “A sinistra – dice – si dovrebbe iniziare a parlare di campo aperto e domandarsi non solo se sia possibile vincere ma se ha senso vincere quando a votare va il quaranta per cento degli elettori. Ho visto passare governi. La sinistra demoliva quello che faceva la destra e la destra quello che faceva la sinistra”. Commentando le ragioni dell’abbandono dell’Agenzia delle entrate, pur avendo ricevuto la fiducia dal governo Meloni, Ruffini dice di “non essere stato cacciato da nessuno”. “Ho lasciato – ha detto – perché il governo Meloni aveva abbandonato il criterio della progressività. Non è vero che se si mettono veti. Si è europeisti senza i se”.
Chi è il super esattore che piace a Prodi