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Atreju, università e sapere al centro dell’agenda politica. Bernini: “Abbiamo aumentato i finanziamenti con 336 milioni”

I fatti vincono le proteste

Atreju, università e sapere al centro dell’agenda politica. Bernini: “Abbiamo aumentato i finanziamenti con 336 milioni”

Politica - di Gabriele Caramelli - 11 Dicembre 2025 alle 17:42

Esperienza universitaria e innovazione. Queste le tematiche affrontate nel panel di Atreju intitolato “Alleanze per il sapere: politica e accademia in dialogo”, introdotto dal presidente di Azione Universitaria Nicola D’Ambrosio, che sul palco ha ricordato l’impegno dei giovani di destra negli atenei, ostracizzati dai cattivi maestri e dall’estrema sinistra. A moderare l’incontro, invece, è stato il direttore del Secolo d’Italia Antonio Rapisarda che ha intervistato l’eurodeputata di FdI Chiara Gemma, il ministro dell’Università Anna Maria Bernini, il responsabile del dipartimento Università di FdI Massimo Miscusi, la deputata di FdI Marta Schifone, il componente della segreteria nazionale del Pd Alfredo D’Attorre e la presidente della Crui Laura Ramacciotti.

Bernini : “Abbiamo aumentato di 336 milioni il fondo di finanziamento ordinario”

“Da febbraio la graduatoria di medicina sarà completata”, ha spiegato il ministro Bernini, interrotta dalla contestazione di alcuni studenti di sinistra. È persino scesa dal palco per ascoltare le loro domande. “Quelli che sono stati vittime delle lobby degli speculatori sul sangue degli studenti e delle loro famiglie, saranno degli studenti universitari”. E ancora: “Abbiamo fatto entrare 55mila studenti universitari, mentre altri 24.026 saranno in graduatoria a medicina da febbraio. Gli altri potranno scivolare sulle materie affini: questo è l’impegno che io mi assumo davanti a voi”. Poi la stangata al collega D’Attore: “Se voi continuate a dire che io ho tagliato il fondo di finanziamento ordinario, quando l’abbiamo aumentato di 336 milioni ed avallate questa bugia, gli studenti continueranno ad interrompere manifestazioni dedicate al dialogo e propalando menzogne”.

D’Attorre sminuisce la tensione negli atenei, ma i contestatori dimostrano il contrario

Quando Rapisarda ha chiesto se anche Alfredo D’Attorre notasse il clima di tensione nell’università, citando gli episodi di contestazione che hanno coinvolto David Parenzo e Maurizio Molinari, il dirigente del Pd ha sminuito il fenomeno. “Ci sono episodi gravi e sbagliati, ma che sono assolutamente marginali, non è questo il clima universitario. Anche se alcuni eventi sono da condannare in maniera netta”. Eppure sembra che le proteste censorie siano tutt’altro che marginali: basti pensare agli scontri alla Sapienza del 2022 dei collettivi con la Polizia per impedire lo svolgimento di un convegno di Azione universitaria, in cui era invitato Daniele Capezzone, fino al “No Meloni day” di quest’anno. Per non parlare delle immagini dei ministri bruciate sulla pubblica piazza, sintomo di un livore che non è certamente democratico. Anche stavolta, ci hanno pensato direttamente gli studenti di sinistra che hanno interrotto il convegno a dimostrare che le parole di D’Attore non rappresentano una visione concreta dei fatti.

L’Italia, l’Europa e le università

Tra accademia e politica c’è un terzo fattore importante, ossia “il lavoro”. A dirlo è stata la deputata  Marta Schifone, offrendo anche altre delucidazioni: “Abbiamo scritto nel nostro programma di governo che i liberi professionisti sono l’architettura della classe dirigente della nostra nazione”. Allo stesso modo, “le università rappresentano invece la palestra della classe dirigente”. Poi ha ricordato che negli ultimi anni “abbiamo vissuto contingenze meno positive come il calo demografico, ma anche molto felici, come il boom occupazionale e i livelli di occupazione ai minimi da quando il governo Meloni è in carica”. A proposito della gestione universitaria, è intervenuto il professor Massimiliano Miscusi, ricordando che “l’autonomia universitaria è un principio da salvaguardare per la circolazione delle idee, ma è altrettanto giusto che il governo controlli le spese, perché è lo Stato che finanzia gli atenei”.

L’europarlamentare Chiara Gemma ha sottolineato che in Ue “la cooperazione va benissimo, poiché ci consente di competere con Usa e Cina, ma non deve rappresentare un offuscamento della vocazione umanistica italiana”. Peraltro, “l’Europa insiste sulle discipline Stem (scientifiche ndr) che garantiscono di stare al passo con gli altri, ma bisogna pensare anche a un eccesso di scientificità che può svilire la nostra tradizione” a livello didattico. In sostanza, “è necessaria una rappacificazione per il futuro e per il sapere che sappia guardare alla nuova generazione“.

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di Gabriele Caramelli - 11 Dicembre 2025