Atreju
Deepfake, Arianna Meloni: “Sono un’arma pericolosissima, hanno distrutto vite e ferito dignità”
“Non con la mia faccia”. Questo il titolo del panel di Atreju su “Deep fake, web reputation e odio social”, a cui hanno partecipato Arianna Meloni, Raoul Bova, la giornalista Francesca Barra, la direttrice delle relazioni istituzionali Meta per Israele e Sud Europa Laura Bononcini, il magistrato Valerio De Gioia e l’attore Fabio Ferrari. L’incontro, introdotto dal deputato di FdI Salvatore Deidda, è stato moderato dalla giornalista Paola Ferrazzoli. Fin da subito, la responsabile della segreteria di Fratelli d’Italia ha ricordato come L’Ia abbia rappresentato una “rivoluzione radicale, che si è manifestata con un progresso che ha cambiato le nostre vite. Eppure, l’uomo deve rimanere al centro e governare questa macchina”. Inoltre, questa tecnologia “ha aspetti bellissimi ma anche negativi” e dunque bisogna imparare ad usarla “affinché la nostra intelligenza gestisca quella artificiale”.
Arianna Meloni sul deepfake: “Sono un’arma pericolosissima, anche in caso di guerra ibrida”
“Non possiamo evitare di parlare dell’intelligenza artificiale. Questa rivoluzione ha cambiato profondamente le nostre vite: è un cambiamento radicale, che ci mette davanti a un bivio”, ha sottolineato Arianna Meloni, ribadendo che “quando la realtà sta per trasformarsi, possiamo scegliere se gestirla, dominarla o subirla. Eventi di questa portata vanno governati”. Tra i rischi delle nuove tecnologie c’è n’è uno in particolare legato al nostro cervello: “Rischiamo di impigrirci. Conosco molte persone che ormai utilizzano l’Ia per qualsiasi cosa, e questo è pericoloso. La nostra grande differenza rispetto a tutti gli altri esseri viventi è il pensiero. Impigrire il pensiero significa mettere a rischio la nostra identità”.
Non bisogna dimenticare che “nella rete puoi diventare chiunque e il rischio è inseguire un’immagine di sé fino a perdere la propria essenza. Da qui nascono solitudine, depressione, isolamento. È un tema molto serio, che va affrontato”. Sul deepfake, Meloni non ha avuto alcun dubbio: “Sono un’arma pericolosissima, sono video così sofisticati che è diventato difficile distinguere il vero dal falso. Hanno distrutto vite, ferito dignità, compromesso reputazioni. Ma non sono solo un’arma contro il singolo: sono anche uno strumento geopolitico potentissimo, basti pensare alla guerra ibrida”.
Francesca Barra attacca Gramellini: “Ha sbagliato il titolo del panel e ha detto che è divertentissimo”
Francesca Barra ha attaccato il collega Massimo Gramellini durante il suo intervento: “Gramellini, ospite da Gruber a ‘Otto e mezzo’, non solo ha sbagliato il titolo di questo panel, ma ha anche detto che è ‘divertentissimo”. Poi ha spiegato: “Non c’è niente di divertente in un reato. Un giornalista dovrebbe ricordare che di certi reati si può morire. E se si definisce ‘divertentissimo’ questo panel e si cita anche una frase estratta illegalmente da una chat rubata a Raoul Bova, finiamo per fare il gioco di chi ha tentato un’estorsione. La mia categoria, quella dei giornalisti, dovrebbe informare e difendere la verità a ogni costo. Io non ho mai offeso nessuno e trovo tutto questo assurdo”.
La giornalista parla con cognizione di causa, visto che la sua reputazione è stata devastata con le foto manipolate tramite l’Ia e finite su siti pornografici. “Quello che è accaduto mi ha umiliata, ferita e spezzata. Ho deciso di denunciare per immaginare un futuro migliore per i miei figli – ha raccontato – Penso a tutte le donne e ragazze che subiscono questi abusi, che non hanno i miei strumenti per difendersi e spesso hanno paura di una vittimizzazione secondaria o terziaria, e per questo non denunciano. Questo non è un gioco né una forma di morbosità: è un reato vero e proprio”.
Raoul Bova: “Ho subìto l’uccisione pubblica”
“Ho subìto un’uccisione pubblica”. Raoul Bova ha scelto il palco di Atreju per raccontare i mesi più difficili della sua vita: audio privati sottratti, un tentativo di ricatto e chat che in poche ore sono diventate virali sui social hanno annientato la sua sfera privata. Questi eventi hanno segnato la fine della relazione con Rocio Munoz Morales e anche la sua vita professionale. Nel giro di un giorno è cambiato tutto: “La percezione della realtà e perfino di me stesso”. “Mi sono chiesto: che cosa ho fatto di così grave? Certamente ho commesso degli errori, e me ne pento – ha ripreso – ma questi errori sono finiti nelle mani di una persona che ha deciso di usarli per lucro, per ottenere follower, distruggendo pubblicamente un essere umano”.
Bova racconta il momento in cui è scattato il ricatto: “Mi hanno chiesto dei soldi. Ho riascoltato le chat e i vocali e ho capito che non c’era motivo di cedere. E poi: se cedo una volta, cosa succede dopo? Così ho deciso di non accettare”. In conclusione, la sua scelta ha avuto un prezzo altissimo: “Ho pagato con l’uccisione pubblica. Sono stato sbeffeggiato, deriso, reso virale per la mia frase ‘occhi spaccanti’. Questa è stata l’Italia che mi ha massacrato. Viviamo in una società che sembra aver bisogno di vedere crollare qualcuno per sentirsi migliore: distruggiamo, attacchiamo, e così ci sentiamo vivi. È una società malata”.