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Al Senato il primo sì alla manovra: fiducia in aula e nel Paese. Solita gazzarra dell’opposizione (video)

Il voto sul maxi-emendamento

Al Senato il primo sì alla manovra: fiducia in aula e nel Paese. Solita gazzarra dell’opposizione (video)

Economia - di Lucio Meo - 23 Dicembre 2025 alle 13:41

Il primo via libera è arrivato intorno a ora di pranzo, servito su un vassoio d’argento dal voto di fiducia che ha blindato la manovra economica del governo e ha messo a tacere le polemiche dell’opposizione, che non hanno però rinunciato a uno show di protesta in aula, a beneficio delle telecamere. Il governo aveva portato in aula un maxi emendamento passato con 113 voti favorevoli, 70 contrari e 2 astenuti. Poi il via libera alla Nota di variazione del bilancio e quindi il voto finale sul testo completo. Al termine delle dichiarazioni di voto, l’opposizione ha intanto protestato in Aula: i senatori del Pd hanno esposto dei cartelli con la scritta ‘Voltafaccia Meloni’, mentre quelli del M5S sventolavano l’opuscolo ‘Tre anni di tasse’ sul governo. Poca roba, giusto per dare un segnale di presenza.  La fiducia sulla manovra, prima che in aula, era arrivata anche dai sondaggi che a larga maggioranza di sono dichiarati a favore delle misure prese.

Il Senato dice sì alla manovra con fiducia

Il taglio delle tasse al ceto medio e la pace fiscale ma anche, la svolta sulle pensioni e gli stanziamenti per le imprese: arriva dunque il primo libera alla manovra in Senato dopo un esame fatto di false partenze, ritiri di proposte e ripresentazioni che alla fine hanno fatto rialzato l’entità del Bilancio dai 18,7 miliardi iniziali a circa 22 miliardi con il maxi-emendamento del governo, a saldi invariati. Ora il testo passa alla Camera.

“Voglio ringraziare tutti, anche i rappresentanti dell’opposizione, perché abbiamo vissuto momenti complicati però è prevalso sempre il senso dell’istituzioni e la responsabilità di garantire, come dire, un percorso il più possibile ordinato alla manovra stessa’’, ha detto il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani a margine dei lavori al Senato. “Lo devo riconoscere – ha aggiunto – ci sono stati momenti complicati in cui tutti hanno fatto appello alla propria responsabilità, anche di rappresentare l’opposizione, come chi rappresenta la maggioranza’’.

Le parole del ministro Giorgetti

“L’ammontare complessivo” della manovra “è salito perché con l’ultimo maxi emendamento abbiamo integrato gli stanziamenti per transizione 5.0 e la Zes, soprattutto il settore delle opere pubbliche per le imprese sull’adeguamento prezzi. Tiene tutto e vale complessivamente circa 22 miliardi”, ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti dopo il via libera del Senato alla manovra, definendola “una buona legge di bilancio che conferma una buona traiettoria positiva per il Paese e per gli italiani”.

Quindi il ministro ha rivendicato gli interventi “su questioni che sembravano quasi impossibili: la detassazione degli aumenti contrattuali era qualcosa che è stato chiesto da sempre dai sindacati e lo abbiamo fatto per i lavoratori dipendenti con i redditi più bassi”. Ancora, “la tassazione all’1% dei salari di produttività anche è sintomatica della direzione verso cui si deve andare Quindi: un bilancio positivo che dimostra come tutto il governo sostiene questa linea impostata tre anni fa”, ha concluso il numero uno del Mef.

Dai lavoratori sottopagati alla Pa, le 5 norme cancellate

La Commissione bilancio del Senato aveva concluso in mattinata l’esame del maxi-emendamento, il provvedimento è quindi tornato in Aula per le dichiarazioni di voto. Confermato intanto lo stralcio di cinque misure prima del nuovo round. “Hanno fatto un approfondimento, quindi si è ritenuto di espungere queste disposizioni. Anche per la tenuta costituzionale del provvedimento, per non esporci a censura sul piano costituzionale”, ha commentato il viceministro al Mef, Maurizio Leo, rispondendo a chi gli chiedeva un commento sullo stralcio delle cinque norme.

Si tratta della norma che permetteva a quei datori di lavoro che non pagano adeguatamente i propri lavoratori di non corrispondere gli arretrati nel caso si siano comunque attenuti agli standard di alcuni contratti collettivi; lo stop all’inconferibilità di incarichi nelle amministrazioni statali, regionali o locali a soggetti provenienti da enti di diritto privato regolati o finanziati dalle stesse; la norma che riduce da 3 anni a 1 anno il cosiddetto divieto di ‘sliding doors’, cioè il divieto per i dipendenti che hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto delle pubbliche amministrazioni di svolgere, alla cessazione del rapporto di lavoro, incarichi presso privati inerenti all’attività svolta nella Pa; le disposizioni in materia di magistrati fuori ruolo, tra cui la riduzione da 10 a 4 anni dell’anzianità di servizio per poter essere autorizzati al collocamento fuori ruolo; la revisione della disciplina del personale Covip.

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di Lucio Meo - 23 Dicembre 2025