Storie dei nostri giorni
Ahmed e gli altri: gli “eroi qualunque” che hanno affrontato i terroristi. Anche brandendo una zanna di narvalo
Dal fruttivendolo di Bondi Beach al sacrificio dei passeggeri del volo United 93: nell'Occidente sotto attacco persone "ordinarie" hanno saputo compiere atti di coraggio straordinario. Ricordandoci che l'eroismo non ha bisogno di un addestramento speciale, ma di un patrimonio interiore di valori, responsabilità, senso dell’altro
Ci sono momenti in cui la normalità viene squarciata dalla violenza e dal terrore, in cui la storia accelera all’improvviso e ci sbatte in faccia che no, non è finita, che l’azione può cambiare il corso degli eventi. È in quegli istanti, quando tutto sembra cedere e molti effettivamente lo fanno, che accade qualcosa di sorprendente: l’uomo comune, l’insospettabile, quello che fino a un secondo prima era solo un passante, un lavoratore, un padre o una madre di famiglia, trova dentro di sé la forza di diventare altro. Di diventare eroe.
Ahmed al Ahmed: il fruttivendolo che a Bondi Beach ha saputo diventare eroe
L’attentato di Sydney, avvenuto sulla spiaggia di Bondi Beach durante una celebrazione pubblica, è l’ennesima tragedia che ci ricorda quanto il terrorismo colpisca luoghi pubblici e interrompa momenti di festa, di gioia, di vita quotidiana. Ma, come spesso accade, accanto allo Yin vi è sempre lo Yang. In mezzo agli spari, al caos e al panico, un fruttivendolo, Ahmed al Ahmed, disarma uno degli attentatori. Non è un militare, non è un agente addestrato. È un uomo qualunque, un fruttivendolo, che decide di non voltarsi dall’altra parte. Quel gesto, costato ferite gravissime, dice molto più di mille analisi geopolitiche: quando il terrorismo irrompe, la risposta più autentica nasce spesso dal basso, dall’istinto morale prima ancora che dal calcolo.
La storia di Ermenegildo Rossi, un coraggio «che fece paura»
Questa dinamica non è nuova. Anche l’Italia ha, fra tantissimi altri altri, il suo eroe “insospettabile”, Ermenegildo Rossi, assistente di volo sul Parigi–Roma del 2011. Davanti a un dirottatore armato di coltello che minaccia una collega e mette a rischio 140 passeggeri, Rossi non esita: si offre in ostaggio, poi approfitta di un attimo e disarma l’aggressore. Da quella storia, troppo a lungo avvolta dal silenzio, è nato il libro di Emanuele Merlino Un eroe, quando il coraggio fece paura all’Italia, con la prefazione di Giorgia Meloni. Una storia, quella di Ermenegildo, che ci dice che l’eroismo non è un privilegio di pochi, ma una possibilità che appartiene a molti, forse a tutti, se solo si trova la “chiave” per liberarlo.
Storie vere che diventano film: da “United 93” a “Ore 15:17 – Attacco al treno”
Il cinema ha raccontato più volte questa verità. United 93 mostra la rivolta dei passeggeri dell’aereo dirottato l’11 settembre 2001, uomini e donne comuni che, capendo di essere destinati a morire, scelgono di sacrificarsi per salvare altri. Non cambiano il loro destino, ma cambiano quello di un Paese intero, evitando una strage ancora più grande. Ore 15:17 – Attacco al treno, diretto da Clint Eastwood, ricostruisce l’attentato al Thalys Amsterdam-Parigi del 2015: tre ragazzi americani in vacanza, senza piani né missioni, neutralizzano un terrorista armato fino ai denti. Anche lì, nessun supereroe, solo persone normali che fanno la cosa giusta nel momento decisivo.
Lo spirito indomito di chi non si è arreso all’Europa sotto attacco
La stessa scena si è ripetuta troppe volte in Europa. A Manchester, il 2 ottobre 2025, durante l’attacco a una sinagoga, alcuni civili tentano di fermare l’attentatore con il proprio corpo. A London Bridge, nel 2019, i passanti si scagliano contro il terrorista usando ciò che trovano: estintori, sedie, persino una zanna di narvalo staccata da una parete. Ad Amburgo, luglio 2017, un uomo armato di machete viene bloccato da clienti e passanti che gli lanciano contro sedie. Gesti improvvisati, imperfetti ma plastici nella loro bellezza, a volte tragicamente pagati con la vita, ma decisivi per limitare il bilancio della violenza, quasi sempre di matrice jihadista.
Un patrimonio di valori e senso dell’altro che si risveglia nel momento più buio
Tutte queste storie, lontane nel tempo e nello spazio, raccontano la stessa cosa. L’eroismo non è assenza di paura, ma capacità di attraversarla, di sconfiggere prima se stessi e poi il nemico, di anteporre il bene comune alla propria vita, il superamento del “tengo famiglia” come motivo di autoassoluzione. Non nasce da un addestramento speciale, ma da un patrimonio interiore fatto di valori, responsabilità, senso dell’altro. È qualcosa che dorme dentro ciascuno di noi, finché un evento estremo non gira la serratura giusta.
In un’epoca che tende a banalizzare, quando non contrastare, la parola “eroe”, usandola a sproposito o relegandola alla finzione, queste vicende reali ci ricordano chi siamo davvero. Anche nei momenti più bui, l’umanità conserva anticorpi morali ed eroici potentissimi, basta poco per rendere l’uomo qualunque un esempio da seguire. Quando tutto sembra perduto, spesso non è un superuomo a fare la differenza, ma una persona qualunque che, per qualche secondo in più degli altri, decide di non tirarsi indietro, assolvere al proprio compito, e, se fortunato, ritornare alla propria vita e ai propri doveri.