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Un momento della protesta antifà a “Più libri Più liberi”

Il lieto fine

A “Più libri Più liberi” la democrazia ha dimostrato di avere i giusti anticorpi: quelli contro gli antifà

Il tentativo di censura respinto dall'Aie, il successo di pubblico e di vendite di Passaggio al bosco, la vitalità culturale dimostrata dall'editoria indipendente son un segnale incoraggiante per il Paese: le prevaricazioni sinistre non sono più legge. Tutto è bene quel che finisce bene

Cultura - di Dalila Di Dio - 7 Dicembre 2025 alle 07:00

È passato poco più di un mese da quando a Emanuele Fiano veniva impedito di parlare all’Università Ca’ Foscari di Venezia: era il 27 ottobre e l’ex deputato del Pd incassava una solidarietà pressoché trasversale, con il collega di partito Piero Fassino che in aula tuonava: «Chi non si allinea viene aggredito. Inaccettabile… Chi si presenta con opinioni non allineate alle parole d’ordine dominanti è oggetto di aggressioni, discriminazioni e atteggiamenti che sono del tutto inaccettabili in una democrazia». In effetti, Fassino tutti i torti non li aveva: è inaccettabile che a qualcuno venga impedito di parlare solo perché non si condividono le sue posizioni.

Quegli «atteggiamenti che sono del tutto inaccettabili in una democrazia»

Tuttavia, a dimostrazione del fatto che quanto accaduto a Venezia non gli abbia insegnato alcunché, qualche giorno fa la vittima della censura Emanuele Fiano ha invocato la medesima censura per Passaggio al bosco, invitando gli organizzatori dalla rassegna romana “Più libri, più liberi” a revocare l’invito alla casa editrice toscana, perché i titoli che ha in catalogo non sarebbero di suo gradimento. L’accusa? Sempre la solita: troppo fascisti per partecipare al consesso civile.

A Fiano si è presto unito, nella migliore tradizione degli antifascisti custodi della democrazia, una gruppo di 80 scrittori, intellettuali e politici, tra cui Antonio Scurati, Daria Bignardi, Alessandro Barbero, Caparezza e Zerocalcare, per chiedere all’Associazione Italiana Editori, responsabile dell’assegnazione degli stand, «com’è possibile che, pur nel rispetto di ogni orientamento politico, questo tipo di pubblicazione sia stata ritenuta compatibile con il regolamento che viene sottoscritto da ogni editore? Non c’è forse una norma – l’Articolo 24, “osservanza di leggi e regolamenti” – che impegna chiaramente gli espositori ad aderire «a tutti i valori espressi nella Costituzione Italiana, nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e nella Dichiarazione universale dei diritti umani ed in particolare a quelli relativi alla tutela della libertà di pensiero, di stampa, di rispetto della dignità umana?».

Il solito giochino delle etichette

Insomma, secondo gli illustri e democratici firmatari dell’appello, la casa editrice sgradita sarebbe addirittura fuorilegge e, pertanto, avrebbe dovuto essere esclusa dall’evento. Il buon Zerocalcare è arrivato persino ad annunciare la propria rinuncia a partecipare all’evento. Tutti hanno un limite e lui è troppo virtuoso e puro per respirare la stessa aria di quella brutta gente! Il giochino è sempre lo stesso, ormai lo conosciamo bene: ai sedicenti democratici, antifascisti di professione, di combattere il fascismo a 80 anni dalla fine del fascismo importa meno di zero. Non sono mica degli sprovveduti, anzi! Sanno bene che non esiste alcun pericolo fascista che incombe sulla Nazione ma sanno anche, altrettanto bene, che l’accusa di fascismo come espediente per far fuori l’avversario funziona sempre e, soprattutto, è a costo zero: la tirano fuori ogni volta che fa comodo, ogni volta che serve colpire qualcuno, ogni volta che c’è un avversario che non si può battere nel merito e allora “fascista!”.

L’antifascismo che tutto può e tutto vuole mettere a tacere

Fascista è, per dirla alla Fassino, «chi si presenta con opinioni non allineate alle parole d’ordine dominanti»: fascista è la difesa dei confini, fascista è l’identità nazionale, fascista è l’amore per la patria, fascista è dire che non esistono infiniti generi, fascista è sostenere che solo le donne partoriscono e che sono i genitori a dover scegliere come educare i figli. Insomma, verrebbe da dire che per la sinistra è fascista il buonsenso. In questo pericolosissimo scenario, l’intellettuale antifascista si erge a custode di ogni verità e paladino di tutte le libertà: come potrebbe mai essere nel torto chi combatte senza paura contro una deriva autoritaria?

In nome dell’antifascismo tutto è lecito: irrompere nelle redazioni dei giornali, sprangare vetrine, evocare Piazzale Loreto per il presidente del Consiglio e per tutto il governo, aggredire le Forze dell’Ordine – fascistissime! – occupare le case altrui, impedire al prossimo di scrivere, pubblicare, parlare: fosse anche il Papa.

Pure il Papa censurato dai custodi della democrazia

Già, il Papa: era il 2008 e a Papa Benedetto fu impedito di tenere una lectio magistralis all’università La Sapienza, a Roma. In quel caso il pretesto non fu che il pontefice fosse fascista (o, meglio, nazista come alcuni hanno tentato di provare inerpicandosi in improbabili ricerche di collegamenti da Ratzinger a Hitler): il Papa era semplicemente troppo cristiano perché l’Accademia con la A maiuscola gli consentisse di parlare, segnando «un salto indietro nel tempo di trecento anni e più». Le sue teorie “antiscientifiche” erano incompatibili con il rigore che caratterizza gli atenei moderni, in cui si insegna che i generi sono infiniti e che esistono uomini che partoriscono. Lo comprendiamo.

E sempre alla Sapienza, un paio d’anni fa, i collettivi hanno impedito di parlare al “fascistissimo” Daniele Capezzone accompagnato dal deputato di FdI Fabio Roscani: anche lì, ovviamente, era in gravissimo pericolo la tenuta democratica del Paese.

L’ossessione degli antifascisti per i libri (da bandire)

Però è per i libri che gli antifascisti hanno una vera e propria ossessione: come dimenticare quello di Giorgia Meloni, vero e proprio trionfo di vendite, messo a testa in giù nelle librerie e protagonista della struggente storia della libraia che si rifiutò di venderlo, nella commozione generale degli antifà. E che dire degli scritti del generale Vannacci, ostracizzati dalla sinistra al punto da trasformarsi, per reazione, in best seller?

Quella contro le case editrici di destra, poi, è una vera crociata: nel 2019 i paladini della democrazia chiesero e ottennero l’esclusione di Altaforte dalla fiera del libro di Torino. Per fortuna, in quell’occasione, grazie al loro intervento, la democrazia riuscì a resistere al feroce attacco librario. D’altronde, come ebbe modo di ricordarci il dotto Andrea Scanzi, a destra non ci sono intellettuali da 300 anni, quindi qual è il ruolo di una casa editrice di destra a una fiera libraria? Spargere odio e nazifascismo, ovviamente!

Il vecchio vizio della sinistra di pensare che gli italiani abbiano bisogno di tutori

Purtroppo per i democratici censori, però, appelli e defezioni annunciate in pompa magna questa volta non hanno sortito l’effetto sperato: dopo decenni, sembra che il meccanismo si sia inceppato. L’Associazione Italiana Editori non ha ceduto, Passaggio al Bosco ha regolarmente fatto domanda, ha aderito al regolamento, ha diritto al suo spazio: «Saranno i lettori a valutare quei libri», ha scritto l’Aie nel suo comunicato. Già, i lettori: una massa informe di cui, evidentemente, gli esponenti dell’illuminata intellighenzia di sinistra ritengono di doversi ergere a tutori, perché incapaci, da soli, di comprendere, discernere, scegliere. Sono i gendarmi del pensiero a dover indirizzare le scelte del popolino bisognoso di una guida. Sono loro a decidere quali opinioni siano lecite, loro a stabilire quali scritti siano degni di essere letti, quali parole possano essere pronunciate. Se non hai la loro approvazione, devi sparire. Ricordate l’esultanza di quelli che «Charlie Kirk se l’è cercata»?

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di Dalila Di Dio - 7 Dicembre 2025