Campionario di fallimenti
2025 l’anno nero della sinistra, tutti i flop di Schlein & Co: c’è l’imbarazzo della scelta
Dal flop del referendum di giugno alla "spallata" fallita delle Regionali. Il campo largo è un acquitrino e con una leadership tutta da inventare. I lasciti di un anno infausto difficili da lasciare alla spalle
2025 da dimenticare per Elly & co. Riassumere l’anno nero della sinistra è difficile da circoscrivere, tali e tanti i flop, le false speranze elettorali nutrite, i catastrofismi falliti sulle sorti economiche dell’Italia, le riforme del governo, osteggiate ma poi andate in porto, i sondaggi sempre scabrosi e mai sorridenti per il Pd. E poi “spallate” annunciate e fallite. L’anno elettorale che la sinistra si lascia alle spalle è da dimenticare. Il 3 a 3 alle Regionali, ingoiato con forza quando per mesi la sinistra sbandierava un improbabile successo per 4 regioni a 1. Ricordate i proclami? Il centrosinistra giurava che avrebbe vinto nelle Marche, Campania, Puglia, Toscana e Calabria, lasciando al centrodestra il solo Veneto. Parlavano di “spallata” Elly Schlein e gli altri leader. Annunciavano urbi et orbi l’inizio della rimonta. Invece l’anno elettorale si è concluso con mestizia. Quella birra amara di soli pochi mesi fa alla festa nazionale di Avs…
La sinistra parlava di “spallata” in vista delle regionali, ma…
Il centrosinistra più o meno unito ha confermato solo l’esistente negli appuntamenti elettorali autunnali: Toscana, Puglia e Campania, regioni che già governava. Magro bottino. Capitolo elettorale pietoso e pure da Elly &Co salutato come fosse la vittoria alla Coppa del Mondo. Che tristezza.
Frustrazione numero due: il fop del referendum
Altro appuntamento frustrato: il capitolo referendum dell’8 e 9 giugno è stato tragicomico per una sinistra trainata (sul precipizio) da Maurizio Landini (cinque quesiti, quattro sul lavoro e uno sulla cittadinanza). Basti pensare che era un tonfo annunciato, una cosa surreale, un referendum promosso dalla sinistra per abrogare delle norme fatte dalla sinistra stessa. E vogliamo parlare del costo di tale fallimento? Oltre 400 milioni di euro che potevano essere utilizzati altrimenti.
Gli italiani non abboccano al bluff della sinistra a guida Landini
Il quorum non raggiunto ha segnato una débacle bruciante siglata sinistra e Cgil, una condanna: 𝐠𝐥𝐢 𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚𝐧𝐢 hanno scelto 𝐝𝐢 𝐬𝐨𝐬𝐭𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞 le posizioni del 𝐆𝐨𝐯𝐞𝐫𝐧𝐨 𝐌𝐞𝐥𝐨𝐧𝐢 non presentandosi ai seggi. Da quella tornata referendaria abbiamo capito che anche gli elettori di sinistra la pensano diversamente dai loro leader sulle politiche dell’immigrazione, della cittadinanza agli extracomunitari, sul lavoro. E gli italiani, disertando il referendum, hanno dato il benservito a Landini: al non più aspirante leader della sinistra italiana, al non più leader di una Triplice sfaldata che non esiste più. I numeri impietosi dell’affluenza alle urne hanno segnato la sconfitta del leader della Cgil e la distanza siderale tra i vertici sindacali e la base. Il bluff è caduto: la crociata per la tutela dei lavoratori per nascondere stipendi da fame e licenziamenti non ha funzionato. E poi vuoi mettere la comicità tragica di un partito, il Pd, che quando era al governo con Renzi era favorevole al Job Act’s, ma quando è all’opposizione si sbraccia per il referendum contro il Job Act? Con quale credibilità il centrosinistra intenderebbe guidare il paese?
Gaza e dintorni, Italia protagonista: bocconi amari per la sinistra
Il mal di mare di questo 2025 per la sinistra non è stato da meno su altri fronti. Cogliamo fior da fiore: lo smacco dell’assoluzione del ministro e vicepremier Salvini sul caso Open Arms; i successi internazionali della premier che è stata in grado di rovesciare il teorema immigrazionista della sinistra, portando il tema della legalità e della difesa dei confini al centro del dibattito europeo. Imponendo il “modello italiano”. Quale piatto più indigesto può essere servito alla sinistra?
Ma eccone un altro subito servito: lo schiaffo in pieno volto sul piano di pace per Gaza, dopo mesi di insulti feroci al governo, accusato di avere le “mani insanguinate”. Meloni, unica leader donna in prima fila, tra i protagonisti dell’intesa sul futuro di Gaza, stipulata in Egitto l’ottobre scorso, assieme ai mediatori arabi e alla delegazioni dei principali partner europei e internazionali. Uno smacco per una sinistra non ha capito nulla delle nuove dinamiche globali. L’ Italia in quell’occasione è entrata di diritto fra i “ricostruttori” del nuovo Medio Oriente, ha tenuto la barra dritta sulla soluzione diplomatica, ottenendo un risultato storico – certo da coltivare e sviluppare nella fase 2- ma che segnò un cessate il fuoco. La sinistra invece ha fallito su tutta la linea, rincorrendo gli avventurismi di Macron, poi le sparate di Francesca Albanese. Erano e sono fuori strada.
La classifica del “Sole 24 Ore” fu una mazzata per gli amministratori rossi
La prova del nove che non siamo noi i “faziosi” a decretare i fallimenti del centrosinistra è arrivata in piena estate, nel luglio scorso. Ad incaricarsi di segnalare le prove di inaffidabilità vistose è stata la classifica stilata dal “Sole 24 Ore” sui governatori e sindaci più apprezzati dai cittadini. E dai territori è arrivata la tegola per Elly e compagni: sul podio figura un’ampia schiera di amministratori del centrodestra tra sindaci e governatori. I sindaci rossi di Roma e Bologna segnano invece uno sprofondo che ha del clamoroso. La Governance Poll 2025 ha segnato il tracollo del sindaco Roberto Gualtieri, che i romani fanno precipitare all’89esimo post; e di Matteo Lepore solo 58esimo.
La vera tegola: la coalizione non c’è
Ma a rendere “rotondo” l’anno nero della sinistra è l’impossibilità- al momento ancora intatta- di trovare una sintesi in grado di comporre una coalizione credibile. Con una parola abusata e al momento priva di profondità politica, trattasi della scomparsa del Campo largo: sognato da una segretaria dem “testardamente unitaria”, ma rispedito al mittente da Giuseppe Conte, leader M5S che dovrebbe porsi come il principale alleato del Pd. “Non siamo alleati”, ha messo in chiaro Giuseppi dal palco di Atreju: “Prima i programmi poi si vedrà”. Ecco, i programmi: ve li immaginate Renzi e Fratoianni a parlare di guerra e pace? O Bonelli e Calenda a parlare di sviluppo e infrastrutture?
Sono gli stessi elettori di Pd e M5s a non volere il campo largo: il sondaggio horror
Anche in questo caso il nostro essere di parte non fa velo a una realtà certificata nel marzo scorso da una rilevazione di Demos per Repubblica. Che interrogò gli elettori delle forze di centrosinistra per capire cosa pensassero delle varie ipotesi di alleanze. Ne emerse quello che il titolo dell’articolo di accompagnamento firmato da Ilvo Damiani definiva: «Il rompicapo delle intese». Il sondaggio testò le varie possibilità di alleanza per il campo largo, con quesiti che ora includevano, ora escludevano questo o quel partito. Comunque la rigiravi, se ne ricavava un puzzle impossibile da ricomporre. Per gli elettori di Pd e M5S nessun tipo di alleanza raggiungeva la sufficienza. Diamanti sconsolato concludeva l’analisi molto realisticamente: dem, M5S e gli altri sono accomunati solo dal fatto di stare all’opposizione e di aver un «nemico comune».
Questo è il lascito forse più nefasto e frustrante che il 2025 lascia in eredità alla sinistra. Una lascito che va ben oltre la rilevazione del marzo scorso: testardamente disuniti su tutto dovrebbe essere titolata la triste storia delle opposizioni 2025. Tracce vistose si ritrovano nella difficoltà di trovare la quadra nelle giunte dove pure i partiti di centrosinistra sono usciti vittoriosi. Solo il 29 dicembre ha potuto riunirsi la giunta della Campania, dopo oltre un mese dalle Regionali.
Puglie e Campania: sinistra nei guai anche quando vince
E, volete ridere? Manca ancora la giunta regionale: il neo governatore Roberto Fico è riuscito nell’impresa di non nominare l’esecutivo nemmeno nel giorno dell’insediamento dell’assemblea. Il presidente pentastellato è ancora ostaggio dei condizionamenti di Vincenzo De Luca. Alla faccia del rinnovamento. In Puglia stesso copione triste: Antonio Decaro, come Roberto Fico, ha problemi a nominare la giunta regionale. Ben cinque settimane dopo la vittoria la regione è ancora nel guado. La necessità di accontentare i partner dell’alleanza larga si scontra con le necessità rivendicate da Decaro che invece potrebbe vedersi costretto a dare un posto nella giunta al predecessore Emiliano (con delega alle crisi industriali e/o allo Sviluppo economico). Ciò che emerge è che anche l’ex sindaco di Bari si sta rimangiando tutto quello che aveva detto prima delle elezioni, annunciando una “rivoluzione”, un cambio di passo: niente posti per Michele Emiliano e Nichi Vendola, i suoi ingombranti predecessori alla guida della Puglia. Ma non sta mantenendo nessuna promessa. Morale: vincere alla “todos Caballeros” è possibile, governare un’impresa ancora lontana al momento.
Con un salto indietro nel tempo arriviamo al febbraio scorso, al compleanno di Schlein: i due anni di segreteria del Pd. Un anniversario non tanto felice: i “cacicchi” che voleva eliminare sono ancora vivi e lottano contro di lei. Aveva promesso l’abolizione delle correnti, quel male che aveva iniziato a dilaniare quasi subito il Partito democratico. Ma, dopo oltre due anni di «cura Schlein», le correnti si sono moltiplicate, se ne contano almeno una decina, conteggiava il Corriere della Sera.
Le “bastonate” di Prodi: “La sinistra non esiste”
In ultimo, solo per motivi di spazio, le “legnate” periodiche del fondatore dell’Ulivo Romano Prodi all’”allieva” e a tutta la sinistra. Agosto 2025, intervista a Repubblica: «La sinistra non esiste». Ottobre 2025: dopo le pesanti accuse rivolte alla segretaria dem dal salotto di Lilli Gruber il professore sul Nove a Circo Massimo disse che “questo Pd è da rottamare, non è più riformabile dopo aver imboccata la strada della sinistra radicale scimmiottando i 5Stelle”. Cosa serve? “Serve uno scatto, un cambio radicale dall’esterno”. “Serve un soggetto esterno, di centro, riformista, che parli a quei pezzi di società imprese, ceto medio, cattolici a cui il Pd, così come è diventato, non riesce più a parlare”.
2025, pessima annata per la sinsitra
Novembre 2025: in una lunga intervista al Corriere della Sera Prodi smontò l’ultimo innamoramento della segretaria: il neosindaco di New York Zohran Mamdani. “Mamdani ha fatto cose interessanti: ha risvegliato la partecipazione, ha attratto i giovani, è stato capace di mettere in campo una campagna elettorale con pochi fondi. Ciò detto, la sua non mi pare esattamente la cifra del rivoluzionario”. Insomma non può essere un modello da seguire. “La mia preoccupazione è che una parte dell’elettorato si allontani dal centrosinistra perché ritiene che dall’opposizione arrivi una lettura troppo ristretta della società; non sufficiente per un’alternativa concreta di governo”. Ed è già tardi perché siamo oltre metà legislatura”, proseguiva il lungo colloquio. Il messaggio da tutti questi indizi è chiaro: continuando così la destra risulta imbattibile. Un’ottima annata, non c’è che dire….