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Milano, baby gang in azione pesta, accoltella e rapina uno studente 22enne e poi cerca like sui social rilanciando online la violenza delle sue gesta

Violenza come trofeo sul web

“Speriamo che schiatti” e “facciamoci una storia Instagram”: il cinismo della baby gang che accoltella per 50€ e cerca like sui social

Lo studente della Bocconi massacrato e rapinato: il branco dei 5 trasforma la violenza in una medaglia da postare e riscattare su TikTok. E tra le righe dei post pubblicati in rete emergono efferatezza e indifferenza degli aggressori che addirittura speravano nella morte della loro vittima

Cronaca - di Greta Paolucci - 19 Novembre 2025 alle 17:13

Baby gang in azione a Milano, ultimo atto. Efferato atto. Un’aggressione brutale per soli 50 euro si è trasformata in un caso che svela l’agghiacciante indifferenza di una generazione senza tetto né legge. Cinque giovani, due maggiorenni e tre minorenni, sono stati arrestati a Milano con l’accusa di tentato omicidio pluriaggravato e rapina per aver pestato, accoltellato e rapinato un 22enne, studente della Bocconi, nella zona della movida di Corso Como. La vittima, aggredita all’alba del 12 ottobre in Via Rosales, dopo essere stata derisa, è stata colpita con calci, pugni e due fendenti. Uno di questi ha causato una grave lesione a un’arteria e danni al midollo osseo, causando alla vittima un’invalidità permanente sulla futura mobilità di una gamba.

Milano, studente accoltellato: venerdì gli interrogatori dei maggiorenni arrestati

Ora, sul fronte delle indagini, sappiamo che sono fissati per venerdì mattina davanti al gip di Milano gli interrogatori di garanzia dei due maggiorenni arrestati, assieme a tre minorenni, per la rapina e il tentato omicidio dello studente di 22 anni dell’università Bocconi aggredito lo scorso 12 ottobre. Un’aggressione per una rapina da 50 euro con il giovane che è stato colpito con calci e pugni riportando lesioni polmonari e spinali e riportando, come già detto, la conseguenza di un’invalidità fisica permanente.

Orrore oltre lo choc: i messaggi in chat e i post sui social dei 5 del branco

I due maggiorenni sono detenuti nel carcere di San Vittore. I tre minori invece sono dietro le sbarre del Beccaria e saranno ascoltati dal gip del Tribunale per i minorenni. Le accuse nei confronti dei maggiorenni indagati – un video riprende le fasi del pestaggio da cui si è arrivati all’identificazione – potrebbero portare a richieste di condanna, in assenza di riti alternativi, fino a 21 anni di carcere.

Uno sconcerto che va oltre lo sgomento per la violenza dell’aggressione

Ma non è tanto dal fronte delle indagini e di quanto emerge che disarma più di tutto, per quanto agghiacciante e sconcertante. Perché a rendere il quadro ancora più raccapricciante sono soprattutto i messaggi che la baby gang si è scambiata nei giorni successivi all’aggressione. Scambi in cui, invece di mostrare pentimento o preoccupazione, i cinque commentano l’atto spietato con tono sprezzante. E una inquietante ricerca di visibilità sui social.

La fredda vanagloria sui social

In chat, uno degli indagati ha scritto: «Oh, c’è un video dove si vede che lo scanniamo», mentre un altro propone con fredda vanagloria: «Facciamo una storia su Instagram». Ma, forse la gravità della loro condotta è quella culminata in un commento cinico lasciato su TikTok da uno degli aggressori, in cui si allude all’accoltellamento cui aveva partecipato, come se fosse un trofeo da esibire e per nulla preoccupato dalle possibili conseguenze letali dell’agguato. «Speriamo che schiatti»…

Non solo. In un’occasione, uno degli indagati ha lasciato un altro commento su TikTok sotto un post dell’europarlamentare Silvia Sardone riferito di altri accoltellamenti avvenuti quella notte, alludendo al fatto che mancasse quello a cui aveva partecipato…

«Speriamo che schiatti», questo era il mood delle ore successive a pestaggio e accoltellamento

Del resto, rimanendo sempre su questa linea di cinismo raggelante, va detto che è proprio dopo le perquisizioni e la conferma sanitaria della grave condizione clinica della vittima che si è manifestata l’assoluta mancanza di umanità. Tanto che mentre qualcuno dei 5 postava il messaggio in cui si augurava la morte del 22enne accoltellato, un altro proponeva cinicamente di fingere preoccupazione e di andare a trovarlo, (beffardamente), in ospedale.

Milano, 22enne accoltellato e rapinato dalla baby gang: il punto sulle indagini

Intanto però, la gravità delle condotte, unita alla mancanza di qualsiasi segno di pentimento, ha supportato l’applicazione delle misure cautelari. Peraltro, durante le perquisizioni effettuate nelle abitazioni dei ragazzi, gli agenti hanno trovato abiti e un coltello a serramanico compatibili con l’aggressione. Elementi sequestrati che sono stati messi a disposizione degli inquirenti per gli accertamenti tecnici. Tanto che, la comparazione del materiale raccolto, con la ricostruzione investigativa, ha consolidato il quadro accusatorio.

Cosa rischiano i 5 arrestati

Così, mentre le indagini, condotte dal Commissariato Garibaldi-Venezia hanno ricostruito l’intera dinamica. Anche grazie a testimonianze e immagini che hanno portato all’identificazione del gruppo, proveniente dalla zona di Monza. E a minima compensazione dell’orrore perpetrato, ecco la certezza che i due maggiorenni si trovano ora nel carcere di San Vittore e rischiano, se non opteranno per riti alternativi, fino a 21 anni di reclusione per il tentato omicidio aggravato.

Pentimento? Neanche l’ombra…

I tre minorenni detenuti al Beccaria, a loro volta, anche se mutatis mutandis, non potranno sottrarsi alle maglie della giustizia nella cui rete si sono andati a mettere senza ripensamenti apparenti. La gravità delle condotte di tutti e 5 i protagonisti di questa drammatica vicenda, unita alla mancanza di qualsiasi segno di pentimento, ha supportato l’applicazione delle misure cautelari.

Milano, 22enne accoltellato e rapinato dalla baby gang: un gesto efferato e il drammatico epilogo “social” in cerca di qualche like

Insomma, il caso di Milano non è solo la cronaca di una rapina degenerata. Ma un inquietante spaccato della violenza giovanile che non trova freno e argine. Anzi: cerca l’autocelebrazione sui social media. Trasformando la tragedia in un macabro contenuto multimediale da condividere. Magari anche nella speranza di raccattare qualche drammatico pollice all’insù…

 

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di Greta Paolucci - 19 Novembre 2025