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Sinner orgogliosamente italiano fa arrabbiare gli Schuetzen

Ragione e (ri)sentimento

Sinner italiano e fiero di esserlo, ma gli Schuetzen non ci stanno: in una lettera bacchettano il campione per “alto tradimento” (video)

I "bersaglieri" altoatesini criticano il campione azzurro per essersi detto "felice di essere italiano" e non austriaco, temendo che la sua affermazione sportiva mini l'identità e l'autonomia della minoranza locale. La lettera aperta al fuoriclasse di Sesto Pusteria tradisce orgoglio ferito e timori inattuali, ma sfiora il paradossale

Cronaca - di Lara Rastellino - 7 Novembre 2025 alle 17:35

L’affermazione patriottica di Jannik Sinner, che nei giorni scorsi ha ribadito di sentirsi felice di essere italiano e di non essere nato in Austria, ha scatenato la reazione piccata del maggiore degli Schuetzen, Christoph Schmid. Dietro la cui “dolorosa” presa di posizione si cela il mai sopito dibattito sull’identità altoatesina, che sembra non accettare la scelta nazionalistica di un suo figlio di successo. Ma procediamo con ordine.

La cronaca sportiva si è scontrata, ancora una volta, con la politica identitaria. Jannik Sinner, il fenomeno del tennis che ha conquistato l’Italia intera, si è concesso un’affermazione semplice. Quasi un’ovvietà per un atleta che gareggia sotto il tricolore: l’orgoglio di essere italiano. Un’attestazione accompagnata dalla confessione di essere «altrettanto felice di non essere nato in Austria».

Sinner si dice fiero di essere italiano. E gli Schuetzen bacchettano il campione azzurro

Ma, ingenerosamente, questa gioiosa e spontanea dichiarazione del nostro campione, che arriva il culmine di molte altre rilasciate dal fuoriclasse di Sesto Pusteria sul dibattuto tema, e celebrata dai media nazionali – con buona pace dei più ostici a recepirla – ha avuto l’effetto di una vera e propria scintilla che ha innescato un fuoco di fila di polemiche deflagrato in Alto Adige. Sul caso, infatti, è intervenuto, con una solenne lettera aperta, il maggiore degli Schuetzen, Christoph Schmid, che ha definito le parole di Sinner «dolorose» e «preoccupanti».

La lettera aperta del maggiore degli Schuetzen: «Dolorosa presa di posizione»

Dunque, riavvolgendo il nastro della vicenda, alla vigilia delle Atp Finals di Torino, il maggiore Christoph Schmid, “comandante di Stato” degli Schuetzen altoatesini, ha scritto una lettera aperta a Jannik Sinner per stigmatizzare le sue recenti dichiarazioni «celebrate dai media italiani» nelle quali aveva detto «di essere felice di essere italiano, e altrettanto felice di non essere nato in Austria». «Parole che hanno un particolare impatto e significato per tutti noi – scrive Schmid –. Affermazioni come queste, soprattutto se provenienti da una figura così nota, hanno ripercussioni ben oltre l’ambito sportivo. Non solo sono accolte con soddisfazione dai nazionalisti in Italia, ma anche con preoccupazione da alcuni qui in patria (Alto Adige, ndr), perché toccano questioni di fondamentale importanza per noi: la nostra lingua, la nostra storia, la nostra identità».

L’invito veemente a «considerare le implicazioni delle parole»

E ancora. «La vostra dichiarazione di fedeltà alla nazione italiana – continua Schmid – viene rapidamente generalizzata e applicata a tutti gli abitanti del nostro splendido Alto Adige, quando è l’Austria che voi “rifiutate” che ha instancabilmente difeso i diritti della popolazione altoatesina durante decenni difficili». Senza questo impegno, «persino il vostro dialetto pusterese, unico e familiare, difficilmente sarebbe sopravvissuto», aggiunge il capo degli Schuetzen con una punta di orgoglio rivendicazionista, facendo riferimento all’ammissione di Sinner che disse di parlare in dialetto quando è in famiglia.

Ragione e (ri)sentimento

Insomma, il punto di Schmid è chiaro: l’identificazione di Sinner con l’Italia viene immediatamente generalizzata e percepita come un tradimento. O, finanche peggio, come una svalutazione del legame storico con l’Austria. Viene riproposto l’antico leitmotiv del dualismo etnico-culturale, in cui la figura di Vienna è idealizzata come la “madrepatria” che ha “instancabilmente difeso i diritti” della minoranza. Ma, a ben vedere, non serve neppure leggere troppo tra le righe per capire che la reazione degli Schuetzen – simbolo di una minoranza altoatesina che si sente custode gelosa dell’identità storica – ha il sapore del più classico dei risentimenti “anti- storici”, in questo caso – è evidente – declinato all’eccellenza sportiva di un talento nato, guarda un po’, proprio al confine tra Italia e Austria.

Sinner, il rammarico degli Schuetzen e la polemica che non dovrebbe esistere

E con tanto di rammarico, evidentemente, patito da Vienna, per aver perso un potenziale fuoriclasse, la cui attestazione di orgoglio patriottico e la dichiarazione di “felicità” per essere italiano, deve essere risuonata come uno sgarbo. Ma così non è. E il paradosso è evidente. Anche di più. E l’appello di Schmid a «considerare le implicazioni delle sue parole» risulta in ultima istanza come il tentativo di imbrigliare la spontaneità di un giovane campione nella rigida gabbia della rivendicazione storica.

Tanto più se la polemica, più che su Sinner e i suoi natali, finisce per implicare una recondita – e del tutto inattuale – paura che l’endorsement del tennista italiano possa fornire un “pretesto” alle forze politiche a Roma per «mettere in discussione questa autonomia, di cui abbiamo così disperatamente bisogno». Nessuna fedeltà tradita o radici rinnegate insomma. Solo un campione che gareggia e vince per il Tricolore, checché se ne voglia discettare o dubitare…

 

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di Lara Rastellino - 7 Novembre 2025