La levata di scudi rossi
Sinistra in tilt per il convegno su Pasolini, La Russa lapidario: era un irregolare, disorganico, basta con la solita spocchia dem
L'incontro commemorativo a 50 mani dalla morte del celebre intellettuale di scena domani in Senato fa scattare immediatamente la reazione presuntuosamente rivendicazionista dei sinistri a cui il numero uno di Palazzo Madama ricorda la visione poliedrica dell'autore e regista, l'attualità del suo pensiero, e perché ha incontrato, e da tempo, il favore della destra
Come nel gioco dell’oca: si ripassa dal via senza soluzione di continuità. E riparte la solita manfrina orchestrata a dovere dalla sinistra, perennemente alle prese col solito giochetto su una presunta paternità intellettuale e autorità culturale nel tirare per la giacca e rivendicare al suo mondo di provenienza una divisa d’ordinanza militante, rinnegando punti di contatto e di divergenza che dir si voglia di questo o quell’autore.
Il convegno al Senato su Pasolini: e a orologeria scatta la levata di scudi della sinistra
Così, il convegno su Pier Paolo Pasolini di domani, organizzato dalla Fondazione Alleanza Nazionale al Senato nel cinquantenario della morte, innesca una vera e propria scintilla che mette sul fuoco della polemica revisionista l’ennesimo scontro politico sull’eredità degli intellettuali di casa nostra. A partire proprio dal titolo: perché, come riporta il Corriere della sera che ha intervistato il padrone di casa a Palazzo Madama, recita «Pasolini conservatore». Perché «c’è chi ci vede una appropriazione del grande intellettuale nelle file della destra». E «perché — dopo il dibattito con interventi di esperti bipartisan — a concluderlo sarà Ignazio La Russa»…
Il commento di La Russa al “Corsera”: «Da sinistra la solita spocchia»
La sinistra insomma ha immediatamente levato le barricate, accusando la destra di una sorta di “appropriazione indebita” di un autore notoriamente critico e non sempre allineato a una parte o all’altra. Ma oggi, con un’intervista al Corriere della sera del presidente del Senato Ignazio La Russa, rimette i puntini sulle “i” e, a difesa dell’iniziativa stessa – e delle ragioni che l’hanno animata col lavoro di promotori e organizzatori dell’evento – la replica del numero uno di Palazzo Madama si fa perentoria, liquidando le obiezioni per quello che in realtà sembrano essere: una ennesima manifestazione della «solita spocchia» di chi ritiene di avere il monopolio sulla cultura e sui suoi suoi intellettuali, più o meno disorganici che fossero.
Una polemica che «ci dice molto sulla presunzione di un certo mondo»
Dunque, in un colloquio con il quotidiano di Via Solferino, La Russa non solo rivendica il diritto della destra a dibattere su Pasolini come su chiunque altro, indipendentemente dall’orientamento politico. Ma, sottolinea anche come l’indignazione della sinistra «ci dice molto sulla presunzione di un certo mondo». Una supponenza intellettuale a fronte della quale il presidente del Senato rilancia di contro la storica apertura del suo ambiente. Un dato da cui La Russa riparte per mettere in discussione la stessa pretesa di “purezza” ideologica della sinistra, ricordando come Pasolini stesso fosse stato espulso dal Pci per “indegnità morale” nel 1949. E il dibattito, perennemente e alacremente in corso, vira sul fronte dell’egemonia culturale che gli ambienti progressisti pretendono perennemente di rivendicare e esercitare.
Sinistra all’assalto del convegno in Senato su Pasolini tra supponenza e “amichettismo”
«Che ci si possa sorprendere o anche infastidire perché la destra partecipa ad un dibattito culturale su chiunque, indipendentemente da come la pensi, come se fosse una prerogativa e un diritto solo della sinistra. Come fossero gli unici a potersi esprimere, ci dice molto sulla presunzione di un certo mondo. Sulla spocchia di certi ambienti nutriti di “amichettismo”», argomenta dalle colonne del Corriere della Sera il presidente del Senato Ignazio La Russa a proposito delle polemiche sul convegno su Pasolini organizzato dalla fondazione Alleanza nazionale, in programma domani al Senato.
Quindi prosegue. «Di Pasolini a destra abbiamo sempre parlato, chi male e chi bene. Non c’è dubbio che una parte importante del nostro mondo non accettava le sue scelte di vita privata. Ma ricordo anche che nel 1949 Pasolini fu espulso dal Pci per indegnità morale. Personalmente per fortuna, forse perché ho studiato all’estero dai 13 ai 18 anni, ho sempre avuto su questi temi un’apertura maggiore rispetto a molti altri italiani dell’epoca — e dico italiani, non solo di destra appunto —, quindi non ho mai giudicato una persona per le scelte sessuali».
L’accusa di voler ampliare un Pantheon scarno per conquistare consensi
Ora in più, denuncia La Russa, «c’è questa sorta di accusa di volerci noi appropriare di figure che ritengono loro, perché siamo al governo e — dicono — ci servirebbe in qualche modo a rafforzarci. A renderci più credibili agli occhi dell’opinione pubblica. E a conquistare più consensi». Tutto «veramente fuori dal mondo». «Ma al di là di questo – si chiede l’esponente di FdI – cosa c’entra poter dibattere o no su un grandissimo intellettuale?».
La replica di La Russa mette una pietra tombale su recriminazioni e pretese
Non solo. entrando nel merito di poetica e polemica intestate all’intellettuale al centro del dibattito, La Russa sottolinea: «Pasolini è stato mirabilmente descritto in un articolo di Veltroni sul Corriere della Sera: più che un conservatore, che non ritengo fosse, era un irregolare. Nella vita come nella creazione artistica. Gli Scritti corsari, che io ho letto a differenza di altri che ne parlano senza averli letti, sono un inno alla irregolarità del pensiero, alla complessità delle posizioni. Una rivolta contro schemi pre-costituiti».
La Russa sull’irregolarità del pensiero e la complessità della posizioni di Pasolini
E a sostegno delle sue argomentazioni, La Russa ricorda: «Basta pensare alla famosa critica nei confronti degli universitari borghesi di Valle Giulia, quell’“io sto con i poliziotti” perché figli di proletari. O perfino il ritorno alla natura (“che è un tema molto caro alla destra ecologista, come scelta praticata prima che come vessillo politico”), la rivolta contro il consumismo che si affacciava assieme al ’68, l’elogio di Ian Palach, e “il no all’aborto”». E, aggiunge, «non trascurerei l’assassinio del fratello antifascista da parte dei partigiani rossi».
Altro che revisionismo opportunistico…
Infine, sull’ennesima accusa generalista di revisionismo opportunistico platealmente rilanciata da sinistra, La Russa mette una pietra tombale sul bailamme scatenato, asserendo: per molti stiamo strumentalizzando figure non nostre per allargare un Pantheon in cui grandi nomi mancano? «Accusa insensata – è la replica al Corsera –. Ripeto, se vuole le elenco i tanti nomi del nostro Pantheon. Poi le dò due motivi. Il primo è che dibattere e cercare quello che piace e interessa anche a chi non è strutturale al proprio movimento politico è sempre stato esercizio diffuso nella destra, soprattutto della mia generazione».
Tanto che, a stretto giro La Russa aggiunge anche: «Io leggo e leggevo di tutto, come ora. Ascoltavo le canzoni di De André, di De Gregori (peraltro una bellissima, Il cuoco di Salò…). Proprio perché non avevamo molti artisti o scrittori che si dichiaravano di destra, cercavamo cultura ovunque. Ci mescolavamo. E ci interessava tutto. Più di loro che comunque il tentativo di parlare da sinistra di Gentile, D’Annunzio e perfino del controverso Celine a volte lo hanno fatto»… E non serve davvero aggiungere o riportare altro.