“Chiamatemi Maestra…”. La priorità dell’intervista, richiamata anche nel titolo del “Corriere della Sera“, è ribadire il mantra “boldriniano”, le cariche da declinare al femminile. Dal cono di popolarità del marito Piero Pelù, la direttrice d’orchestra Gianna Fratta, entra a gamba tesa nelle polemiche sulla nomina di Beatrice Venezi alla Fenice di Venezia. La Fratta non parla di nomina politica, del grave peccato della Venezi di essere vicina alla Meloni, ma trova il modo per lanciare al collega delle frecciatine poltiche che piaceranno alla sinistra e ad Elly Schlein.
Da Venezi alla Fratta, quando la musica scende in politica
La direttrice d’orchestra, prima donna sul podio dei Berliner Symphoniker, prima italiana a dirigere l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma e il concerto di Natale in Senato, che ricorda a tutti di essere laureata in sei discipline – giurisprudenza, discipline musicali, pianoforte, composizione, musica corale e direzione di coro, direzione d’orchestra – parla volentieri del ruolo delle donne e di quello della Venezi, ricorda che su 14 enti lirici italiani solo il Teatro Comunale di Bologna e la Fondazione Arena di Verona sono guidati da donne, ma sottolinea che le professioniste competenti esistono e che la loro assenza è strutturale, non dovuta a mancanza di talento. Poi critica quello che considera il sessismo linguistico: rivendica l’uso di “Maestra” per sé, invita le donne a usare il femminile nei mestieri di vertice e contesta che Beatrice Venezi venga definita “ragazza di 35 anni” o solo per nome di battesimo.ù
Il Maestro e la Maestrina…
“Curruculum sottodimensionato, quello della Venezi? Non c’è dubbio. L’orchestra della Fenice è stata diretta da Maestri come Chung e Inbal. Il curriculum, però, è solo un indicatore: se nessuno ti dà la possibilità di metterti alla prova, non potrai mai fare esperienza per crearti un buon curriculum. Nel caso Venezi, però, l’orchestra non ha avuto la possibilità di mettere alla prova il suo talento prima della decisione. Inoltre, sono molto dispiaciuta per come la Maestra Venezi è stata appellata dai politici e dal sovrintendente stesso…”. E spiega: “È stata appellata in un modo che non descrive la sua professionalità. ‘Ragazza di 35 anni’, ‘Beatrice’. Non si sarebbe definito così Riccardo Muti, anche da giovane. Il sovrintendente ha poi rassicurato l’orchestra, in una lettera, che non sarà lei ad inaugurare la stagione prossima. E chi dovrebbe farlo, se non la direttrice musicale? In ogni caso, bisognerebbe chiamarla Maestra… Lei si fa chiamare Maestro? E’ una scelta arbitraria, che non segue le regole della grammatica. Ci vuole consapevolezza da parte delle donne anche nella scelta delle parole: nei mestieri apicali ci siamo anche noi e quindi possiamo usare il femminile”. Ma non finisce qui: a proposito della nomina di Venezi alla Fenice, non mette in discussione il fatto che sia una donna, ma il metodo. Perché invece quando c’è di mezzo Gianna Fratta, come sottolinea il “Corriere“, l’opportunismo è uno sconosciuto…