L'intervento a Johannesburg
Meloni porta il Piano Mattei al G20: «L’Africa non si aiuta accettando che i suoi giovani paghino i trafficanti per venire in Europa»
La premier illustra ai leader delle venti maggiori economie mondiali la filosofia che muove l'Italia nei rapporti di cooperazione con il Continente: «Le partnership sono reali solo quando sono paritarie e generano benefici per tutte le parti coinvolte»
Un nuovo approccio alla collaborazione tra Paesi, basato su «partnership reali», vale a dire «paritarie» e che «generano benefici per tutte le parti coinvolte». Intervenendo al G20 di Johannesburg, il primo ospitato da una nazione africana, Giorgia Meloni ha illustrato la via italiana alle tre direttrici al centro del summit: solidarietà, uguaglianza, sostenibilità. Lo ha fatto con la forza e la credibilità di chi quella strada l’ha già intrapresa e continua a lavorare per renderla direttrice sempre più condivisa. «Questa è la filosofia che ha guidato l’Italia attraverso il prisma del Piano Mattei per l’Africa», ha spiegato la premier davanti ai rappresentanti delle venti maggiori economia del mondo, chiarendo come questo approccio si possa applicare alla complessità dei rapporti tra le Nazioni e delle sfide che affrontano, dalla riforma del Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio, al ripensamento della globalizzazione, fino al tema antico del debito.
Meloni illustra «la filosofia» del Piano Mattei
Perché il Piano Mattei non è la somma di una serie di progetti, per quanto importanti, ma l’espressione di una visione complessiva che si fa di volta in volta infrastruttura, scuola di formazione, campo arato, programma di innovazione per costruire un mosaico che infine si traduce in un nuovo quadro delle relazioni.
«L’Organizzazione Mondiale del Commercio deve essere ripensata e deve essere chiaro a tutti che le partnership sono reali solo quando sono paritarie e generano benefici per tutte le parti coinvolte. Questa è la filosofia che ha guidato l’Italia attraverso il prisma del Piano Mattei per l’Africa. È un nuovo modo di guardare al continente africano: non come a un problema, ma piuttosto come a un’opportunità; non impartendo lezioni dall’alto al basso, ma con rispetto», ha detto Meloni a Johannesburg, ricordando che «si tratta di un’iniziativa che già coinvolge 14 Nazioni africane, numero che intendiamo aumentare, e che può contare su solide sinergie con l’Unione Africana, le Nazioni Unite, le istituzioni finanziarie internazionali e l’Unione Europea con il Global Gateway».
La necessità di «una crescita su regole condivise e rapporti commerciali equi»
«I risultati che sta producendo il Piano Mattei sono fatti», ha rivendicato Meloni, ricordando tra l’altro il corridoio di Lobito tra Angola e Zambia, per connettere e portare prosperità a regioni attualmente isolate; l’apertura a Roma dell’hub di intelligenza artificiale per lo sviluppo sostenibile, che coinvolgerà centinaia di startup africane nello sviluppo dell’intelligenza artificiale; l’uso delle acque reflue nel progetto ambizioso in Tunisia per il recupero di terre improduttive.
«La cooperazione – ha proseguito la premier italiana – è inevitabile e abbiamo bisogno di una crescita basata su regole condivise e rapporti commerciali veramente equi. Ora, conosciamo molto bene i veri effetti della globalizzazione senza regole, che sono molto diversi da quelli che erano stati elogiati. Ha verticalizzato e concentrato la ricchezza, ha moltiplicato la povertà, ha indebolito la democrazia e le reti di protezione sociale. E questi sono errori che non possiamo ripetere».
La scelta italiana di convertire il debito dei Pvs in piani di investimento
La premier poi ha affrontato il tema del peso debito, «che grava su molte Nazioni di questo continente» e che «non possiamo ignorare». Anche qui la via italiana è quella della solidarietà che guarda allo sviluppo come chiave per una crescita comune. L’Italia infatti non ha solo «deciso di ridurre del 50% il debito dei Paesi a basso e medio reddito nei prossimi 10 anni», ha deciso «soprattutto, di convertire l’intero debito dei Paesi meno sviluppati in piani di investimento per quei Paesi». «Una scelta – ha rivendicato Meloni – che considero una scelta di giustizia e responsabilità che speriamo altri vorranno seguire».
Il richiamo di Meloni sulle migrazioni: non è così che si aiuta l’Africa
«Crediamo che questa sia la strada giusta per costruire sviluppo, e possiamo percorrerla insieme, con umiltà e soprattutto con rispetto per gli altri», ha proseguito Meloni, richiamando la scelta di metodo che inevitabilmente si accompagna a questa filosofia: «Le priorità su cui stiamo investendo sono condivise con le Nazioni africane e sono concrete: salute, agricoltura, acqua, infrastrutture e, soprattutto, formazione. Perché nulla può essere fatto senza valorizzare il capitale umano». «E come tutti sanno, credo che nessuno possa davvero pensare di aiutare il continente africano semplicemente accettando che centinaia di migliaia di giovani africani paghino i trafficanti per spostarsi verso l’Europa. Per questo – ha concluso Meloni – insieme alla Nigeria e in collaborazione con il Global partnership for education, abbiamo lanciato una campagna per raccogliere 5 miliardi di dollari e migliorare l’istruzione di 750 milioni di bambini in diversi Paesi, e comunque per costruire un’Africa davvero capace di competere ad armi pari».