I funerali
L’ultimo, struggente addio a Ornella Vanoni. Nella chiesa che piange e applaude, le voci commosse dei nipoti: era una nonna meravigliosa (video)
I funerali a Milano, la città tributa l'ultimo saluto all'artista, tra l'applauso dei grandi e il ricordo dei suoi cari, che ne celebrano la fragilità creativa e la spassosa ironia privata. Con Paolo Fresu - e il suo accompagnamento musicale in chiesa - e l'omelia di don Garbini a punteggiare il commovente ritratto dell'artista e della donna
Un addio solenne quanto caloroso, quello tributato a Ornella Vanoni dalla sua Milano, e dall’Italia intera, non solo quella fatta di artisti e rappresentanti delle Istituzioni. Un’ovazione commossa, silenziosa, che ha fatto sentire la voce del dolore e del rimpianto per la sua scomparsa, adornando il feretro con il colore dei fiori preferiti della cantante: il giallo. La città all’ombra della Madonnina, che l’ha vista nascere e imporsi, le ha reso omaggio nella gremita chiesa di San Marco, in Brera.
L’ultimo, struggente addio a Ornella Vanoni
La cerimonia funebre, alla presenza di amici, colleghi e autorità – dal ministro Bernini al presidente del Senato Ignazio La Russa, e dal sindaco Sala al il sottosegretario Gianmarco Mazzi. Passando per i tantissimi protagonisti della scena musicale, discografica e televisiva italiana: da Iva Zanicchi a Dori Ghezzi e Ron; da Mara Maionchi fino a Fabio Fazio, l’ultimo addio a Ornella Vanoni è stato un sentito omaggio non solo all’artista immortale, ma soprattutto alla sua anima fragile, irriverente e profondamente umana.
Il feretro accolto e accompagnato all’uscita da un lungo, commosso applauso
Il feretro, accolto da un lungo, scrosciante applauso all’ingresso. E accompagnato all’uscita da altrettanta vivida commozione, ha registrato uno dei suoi momenti più struggenti quando il trombettista Paolo Fresu, in ottemperanza a una richiesta della stessa Vanoni, ha percorso la navata suonando le note emozionanti de L’appuntamento e un accenno di Senza fine. Quasi a sfiorare la bara in un intimo, ultimo saluto. All’uscita, poi, la scena si è ripetuta: un’ovazione e un coro di “brava Ornella” hanno accompagnato il viatico della bara verso il sagrato, sulle note di Ma mi, il brano in dialetto milanese che l’artista cantò per i detenuti di San Vittore.
L’omelia funebre di don Garbini: «In lei pragmatismo e allegria erano l’altra faccia di fragilità»
Nel mezzo, l’omelia di don Luigi Garbini che ha offerto un ritratto inedito e spirituale della Vanoni, lontano dai riflettori e dai palcoscenici. Il sacerdote l’ha descritta come una persona «posseduta dalla musica dall’inizio alla fine», paragonandola a un tarantolato che non può opporsi agli effetti del morso. Poi, però, il cuore della riflessione si è concentrato sulla sua celebre fragilità, che, secondo don Garbini, era la chiave della sua autenticità artistica. «Il primo tratto prezioso della spiritualità di Ornella è proprio la sua fragilità, mediata dallo strumento della sua voce, di una affabulazione malinconica».
Una fragilità che, sfociando persino nella depressione, è stata un «luogo dello spirito» da cui è scaturita la sua più grande creatività e sincerità. Il pragmatismo, l’ironia e la libertà di Ornella, dunque, erano solo «l’altra faccia della sua fragilità». Fragile Ornella, sì ma anche una personalità volitiva e una nonna, a detta dei suoi amati nipoti, spassosa, ironica, presente con discrezione e veemente con garbo. E allora forse, le testimonianze più toccanti sono proprio quelle arrivate da Camilla e Matteo Ardenzi, che hanno svelato il lato più intimo della Ornella nazionale.
Ornella Vanoni, artista prorompente, donna fragile, nonna spassosa
«Ha dato tanti colori diversi alle nostre vite, lascerà un grande vuoto ma anche tanta ricchezza», ha raccontato la nipote Camilla. In un tributo ricco di affetto che l’ha vista anche intonare alcuni versi di Senza fine in chiesa, chiudendo il suo omaggio con un toccante: «Cara nonna, porto una parte di te dentro di me. Grazie per l’amore che mi hai dato, per sempre. Eterna».
Il ricordo dei nipoti Camilla e Matteo
Il fratello Matteo, invece, con un mix di ironia e commozione che la nonna avrebbe apprezzato, ha ricordato la sua “mente irriverente, icona di stile e personaggio dei social”. Di cui, confidenzialmente, ha svelato aneddoti irresistibili: come quando lo presentava agli eventi come il suo “fidanzato”. O quando lasciava lunghe, deliranti, registrazioni in segreteria telefonica, a volte cantando My Funny Valentine. Altre volte ancora, invece, usando quattro o cinque voci diverse «per chiedermi se mi fossi dimenticato di mia nonna».
Ornella Vanoni, il ritratto senza tempo di una donna ironica e un’artista generosa
Entrambi i nipoti, infine, hanno ricordato la sua ironia («si diceva sempre a dieta ma non riusciva a trattenersi davanti ad un bel bicchierone di vino bianco e un pezzo di formaggio») e la sua capacità di regalare amore fino all’ultimo. E alla fine tutti concordano: Ornella Vanoni se n’è andata «con grande stile e dolcezza, come solo lei poteva fare», lasciando in eredità ai suoi cari e al suo pubblico l’insegnamento ad «essere un po’ artisti anche nella vita. In equilibrio tra i controsensi e l’essere autoironici». Un addio quello di oggi, che – per un attimo – ha messo da parte la diva per celebrare la donna e la “nonna meravigliosa” che era. (Sotto, un video da Youtube dall’intervista andata in onda su Raiuno nella puntata di oggi di “Storie Italiane”).