Dopo il crollo dei Fori
Le convergenze parallele di Mosca e M5s: Zakharova e Conte accomunati dagli stessi slogan
Da Mosca, la portavoce del ministero degli Esteri russo commenta il crollo della Torre dei Conti a Roma dicendo che “l’Italia crollerà completamente se continuerà a sprecare soldi per sostenere l’Ucraina”. Da Roma, l’ex premier grillino scrive sui social che il governo “spende miliardi per le armi mentre taglia la sanità e abbandona gli italiani”.
Cambiano i canali, Telegram o Facebook, ma la melodia è simile: l’Italia è vittima dei suoi alleati, l’Occidente è in rovina, la colpa è dei soldi mandati a Kiev.
Zakharova fa propaganda di Stato. Conte fa propaganda elettorale. Il linguaggio, il tono e persino i bersagli finiscono però per sovrapporsi. Quando la portavoce di Putin ironizza sulle “torri che crollano” per colpa dei fondi all’Ucraina, si ha l’impressione di avere a che fare con lo stesso schema comunicativo di chi, qui in Italia, contesta l’impegno del governo a fianco dell’Ucraina: soldi alle armi, meno risorse ai cittadini.
Il leader del Movimento 5 Stelle ha trasformato questa frase in un mantra da talk show: “Ogni euro in armi è un euro tolto agli ospedali, alle famiglie, ai giovani”. Peccato sia una clamorosa fake news. L’aumento della spesa militare, appena allineato agli standard Nato, non sottrae un centesimo alla sanità né al sociale. Stesso dicasi del cedimento della Torre dei Conti, dovuto a degrado strutturale e infiltrazioni d’acqua. Insomma, nulla a che vedere con Kiev, con la Nato o con le spese militari.
Zakharova parla per indebolire l’Europa, Conte per qualche voto in più
Eppure, il racconto funziona. Perché cavalca il malcontento e parla alla pancia delle persone più che alla loro testa. La strategia è semplificare, colpevolizzare chi difende Kiev, insinuando che aiutare l’Ucraina significhi abbandonare gli italiani. Così la propaganda russa sembra specchiarsi nella retorica grillina, come fossero due facce della stessa disinformazione, una geopolitica e una populista.
Quando l’ex premier parla di “tagli alla sanità per comprare i carri armati”, fa lo stesso gioco retorico del Cremlino, ovvero quello di trasformare la difesa in aggressione, e la realtà in slogan.
La differenza naturalmente resta sostanziale: Zakharova parla per indebolire l’Europa, Conte per racimolare consenso interno. Ma l’effetto prodotto è analogo, ed è quello di alimentare la sfiducia verso le istituzioni italiane, verso la Nato, verso la stessa idea di solidarietà occidentale. È il segno dei tempi moderni, tempi in cui le parole contano quanto i fatti. E in un’epoca di propaganda e semplificazioni, la vera sfida non è parlare più forte, ma parlare con responsabilità.