sostenibilità e due diligence
In Parlamento Ue la maggioranza di centrodestra approva un atto legislativo: è la prima volta
Novità assoluta a Bruxelles: Popolari, Conservatori, Patrioti e Sovranisti votano insieme e si compattano. Procaccini e Fidanza: "Vince il buon senso. Importante il ruolo di Ecr" Le Pmi tornano a respirare
Giornata storica in Parlamento europeo a Bruxelles: per la prima volta, infatti, una maggioranza composta interamente dai gruppi di centrodestra ha approvato insieme un atto legislativo, spaccando la ‘maggioranza Ursula‘, composta da Ppe, Socialisti, Liberali e Verdi. Con 382 voti favorevoli, 249 contrari e 13 astenuti, l’assemblea plenaria, infatti, ha approvato il provvedimento sulla semplificazione delle direttive sugli obblighi di due diligence e reportistica ambientale per le aziende.
E ad votare il provvedimento è stata appunto la cosiddetta “maggioranza Venezuela” composta dal Partito popolare europeo, i Conservatori e riformisti di Ecr, i Patrioti per l’Europa e Europa delle Nazioni sovrane.
Procaccini: Grazie al ruolo ponte di Ecr si va verso la direzione giusta
“Oggi nel Parlamento europeo, per la prima volta una maggioranza di centrodestra composta dai gruppi di Popolari, Conservatori europei, Patrioti e Sovranisti ha adottato un atto legislativo”. Nicola Procaccini, copresidente di Ecr ed eurodeputato di FdI.Ecr ha commentato l’esito del voto a margine della plenaria sottolineando che quanto accaduto nell’assemblea “E’ una novità assoluta perché finora si erano registrati già voti della ‘cosiddetta maggioranza Venezuela’, come ad esempio in occasione del conferimento del ‘Premio Sacharov’ all’opposizione venezuelana o su qualche articolo di bilancio ma mai un atto legislativo era stato votato da una maggioranza di centrodestra. E si tratta di un provvedimento di grande importanza perché rilancia la competitività semplificando la vita all’industria europea in generale. Votando pacchetto omnibus sulla sostenibilità e due diligence sono stati rimossi una serie di vincoli asfissianti soprattutto alle pmi”. “Grazie e soprattutto al ruolo di ECR, che fa da ponte tra i diversi gruppi di centrodestra finalmente sta tornando un po’ di buonsenso anche in Parlamento europeo. La strada è ancora lunga ma stiamo iniziando a muovere i primi passi nella giusta direzione”
Fidanza: il buon senso vince sull’ideologia
Tra i primi a intervenire c’è anche il capo della delegazione in Parlamento Ue di Fratelli d’Italia-Ecr, Carlo Fidanza, che ha sottolineato come quella di oggi sia stata “una vittoria del buon senso sull’ideologia: a Bruxelles sono stati approvati gli emendamenti proposti da Fratelli d’Italia e dai Conservatori europei, smantellando le parti più dannose introdotte dalle direttive green sulla rendicontazione sostenibile e sulla due diligence”. Fidanza ha ricordato che “Tutte le PMI italiane ed europee sono salve, sono stati cancellati i piani di transizione obbligatori che avrebbero imposto obiettivi climatici irrealistici alle imprese ed è stata archiviata la responsabilità civile europea: gli Stati membri tornano sovrani nel decidere le regole. Con questo voto le PMI europee respirano, le grandi imprese non scapperanno più dall’Europa e gli investitori internazionali non avranno più motivo di evitarci. Oggi abbiamo archiviato un’ideologia autolesionista che avrebbe consegnato la nostra economia ai competitor globali, soprattutto asiatici. Ora la palla passa ai negoziati interistituzionali. La sfida è difendere questo risultato dalle ulteriori pressioni della sinistra e costruire un’Europa pragmatica e competitiva, fondata su programmi condivisi che mettano al centro i cittadini, le imprese e la crescita economica, e non imposizioni alimentate da ideologie superate dalla storia”.
Omnibus I – direttiva sulla sostenibilità e due diligence gli emendamenti presentati da Fratelli d’Italia-Ecr e approvati
cancellazione dell’Art.22 (eliminazione dei piani di transizione climatica nella direttiva sulla due diligence – CSDDD):
il Piano di transizione per la mitigazione dei cambiamenti climatici, che ogni società sarebbe stata tenuta ad adottare è stato eliminato. Questo piano doveva essere conforme agli obiettivi dell’Accordo di Parigi comunicando un piano di transizione a norma degli articoli della direttiva. In sintesi, l’articolo stabiliva l’obbligo di avere un piano climatico per la mitigazione del cambiamento climatico, prevedendo anche la possibilità di soddisfare tale obbligo tramite i piani di sostenibilità già previsti dalla normativa europea ai quali le attività delle imprese si sarebbero dovute attenere.
responsabilità civile secondo la proposta della CE senza clausola di revisione:
L’emendamento ha eliminato l’introduzione di ulteriori disposizioni per una successiva revisione da parte della Commissione in merito alla necessità di prevedere norme sulla responsabilità civile. Non esiste un sistema europeo di definizione della responsabilità civile ma viene lasciata agli Stati Membri.
innalzamento soglia minima a 1750 dipendenti e 450 milioni per la CSRD (sostenibilità):
soglia minima per l’obbligo di reportistica in tema di sostenibilità: aziende con 1750 dipendenti e 450 milioni di fatturato
nessun massimale sanzionatorio (attuazione flessibile per gli Stati membri):
l’emendamento prevede una maggiore discrezionalità per gli Stati membri nella determinazione del livello delle sanzioni, anche non imponendo l’obbligo di stabilire sanzioni massime pari al 5% del fatturato netto mondiale della società o al 5% del fatturato netto consolidato mondiale calcolato a livello della società madre. Questo approccio garantisce una maggiore flessibilità ed evita di stabilire un punto di riferimento che potrebbe portare a un sistema sanzionatorio sproporzionato.
misure volontarie di ultima istanza (come la sospensione del rapporto commerciale) in caso di rischio reale o potenziale:
l’applicazione di misure di ultima istanza rimane volontaria, impedendo così l’imposizione alle imprese di obblighi di adottare misure che potrebbero essere inadeguate alla luce delle circostanze particolari o della natura specifica di un determinato rapporto commerciale. Questo approccio garantisce la possibilità di selezionare misure proporzionate e appropriate al contesto in cui si svolgono le attività volte a porre fine agli effettivi impatti negativi. L’imposizione amministrativa di misure predeterminate, senza la dovuta considerazione dei fatti e delle circostanze del singolo caso, avrebbe potuto produrre effetti contrari all’obiettivo perseguito.