CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Il viceministro dell’Economia, leo: “In due anni 21 miliardi di tasse in meno”

La linea del buon senso

«In due anni 21 miliardi di tasse in meno»: Leo stoppa il balletto delle fake e rilancia su ceto medio e fisco amico

Il viceministro dell'Economia ricorda che «il parlamento è sovrano» e se ci saranno modifiche alla manovra il governo si adeguerà, ma i saldi devono rimanere invariati: «Rispettare gli equilibri di bilancio non è un “capriccio” del governo Meloni, ma un dovere morale verso gli italiani»

Politica - di Agnese Russo - 15 Novembre 2025 alle 14:22

Un taglio delle tasse da 21 miliardi in due anni, l’attenzione per il ceto medio e per i dipendenti con i redditi più bassi, il rigore nel rispettare gli equilibri di bilancio che «non sono un capriccio del governo Meloni», ma «un dovere morale verso gli italiani di oggi e soprattutto del domani». Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, torna a illustrare le linee guida della manovra e, più in generale, della politica economica e fiscale del governo, riportando le critiche alla finanziaria nel giusto alveo: «Non ricordo una manovra, di un qualsiasi governo, che non abbia scontentato qualcuno».

Leo: «Ognuno vorrebbe il massimo per la sua categoria, il governo mantiene la linea del buon senso»

Il fatto è che «ognuno vorrebbe il massimo per la categoria che rappresenta ma il governo ha preferito muoversi nel solco del buon senso, come sempre», ha detto il viceministro in un’intervista al Corriere della Sera. «Siamo intervenuti sulle aliquote Irpef per aiutare il ceto medio, senza dimenticarci dei dipendenti con redditi più bassi destinando 2,1 miliardi. Abbiamo alleggerito il carico fiscale sui premi di produttività, detassato i buoni pasto, incentivato i rinnovi contrattuali. Per le imprese c’è l’iper-ammortamento, che proprio Confindustria ha chiesto a gran voce. E non a caso proprio ieri il presidente Emanuele Orsini ha parlato di “misura giusta e utile”», ha sottolineato Leo.

Sì alle modifiche in Parlamento, ma «a saldi invariati»

Il viceministro comunque ha ricordato che in ogni caso «la nostra Costituzione parla chiaro: il Parlamento è sovrano». E, dunque, di fronte alla mole enorme di emendamenti presentati il governo «laddove laddove Camera e Senato modificassero delle misure» non potrebbe che adeguarsi. «L’importante è che tutto avvenga a saldi invariati e con buon senso, perché l’Italia non può permettersi un salto nel buio.
Rispettando questi paletti, siamo aperti, per esempio, a valutare correzioni sul regime fiscale dei dividendi delle società partecipate».

«Rispettare gli equilibri di bilancio non un capriccio, ma un dovere morale verso gli italiani»

«Rispettare gli equilibri di bilancio – ha ricordato il viceministro – non è un “capriccio” del governo Meloni. È un dovere morale verso gli italiani di oggi e soprattutto del domani. In questi anni siamo riusciti a coniugare sviluppo, redistribuzione ed equilibrio dei conti pubblici. La solidità dell’economia italiana è certificata a livello internazionale e dà modo al nostro premier di presentarsi ai tavoli internazionali da una posizione di maggiore forza».

Le misure per sostenere le imprese

«Detto questo – ha chiarito Leo – comprendiamo a pieno le legittime aspettative di Confindustria e lo dico senza retorica. Continueremo a portare avanti il dialogo con l’associazione che rappresenta una parte fondamentale di questa Nazione, quella imprenditoriale. Nella manovra abbiamo misure molto importanti per le imprese, come per l’appunto l’iper-ammortamento. Lo abbiamo semplificato, evitando il meccanismo più macchinoso del credito d’imposta, e orientato agli investimenti qualificati. Non è un dettaglio. Significa ridurre i costi, innovare i processi e rendere le nostre imprese più forti sul mercato internazionale. In ogni caso, sempre nel rispetto dei saldi e come da loro richiesta, si potrà valutare di estendere la misura su un arco pluriennale».

Il paradosso delle critiche alla manovra: «Valutazioni opposte a seconda di chi le fa»

Quanto alle critiche sul taglio dell’Irpef, Leo ha sottolineato che «è paradossale che l’agire del governo venga valutato in maniera diametralmente opposta a seconda dell’interlocutore». «Una volta – ha ricordato – non si fa nulla per il ceto medio, un’altra volta non si fa abbastanza, un’altra ancora si fa troppo, perché c’è chi considera “ricco” chi guadagna 50mila euro all’anno. Al di là di questo, abbiamo fatto quel che era possibile con le risorse a disposizione. Fermo restando che per i lavoratori dipendenti sotto i 35mila euro c’è stato il recupero del fiscal drag. E non lo dice il governo Meloni o il viceministro Leo, ma le analisi della Bce e della Banca d’Italia».

Leo: «21 miliardi di riduzione delle tasse tra il 2025 e il 2026»

Poi, rispondendo a una domanda di Enrico Marro, che firma l’intervista, sugli effetti della riforma fiscale, il viceministro ha ricordato che «stiamo facendo un’opera mastodontica di riforma: finora abbiamo varato sedici decreti legislativi e cinque Testi unici. E stiamo dando, tra il 2025 e il 2026, 21 miliardi di euro di riduzione delle tasse. Nessun altro governo ha dato tanto ai redditi bassi e al ceto medio, tenendo conto di tutti i vincoli europei. E soprattutto abbiamo cambiato il rapporto fisco-contribuenti: non interveniamo più ex post ma ex ante, dialogando».

Non ci sono commenti, inizia una discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Agnese Russo - 15 Novembre 2025