Con Ramazzotti e Grassia
Il tenente Colombo torna sulla scena del delitto, ma in teatro: il Quirino di Roma si tinge di giallo
Arriva, dopo cinque anni di successo di pubblico e di critica in Stati Uniti, Inghilterra e Francia, al teatro Quirino di Roma fino a domenica 23 novembre, il tenente Colombo, celeberrimo detective televisivo reso immortale da Peter Falk. Un giallo emozionante, scritto dagli autori originali della serie TV: Richard Levinson e William Link.
A indossare l’iconico impermeabile del protagonista, Gianluca Ramazzotti. Il tenente Colombo: analisi di un omicidio di Richard Levinson & William Link (traduzione e adattamento di David Conati e Marcello Cotugno) annovera tra gli interpreti attori di primo piano come Pietro Bontempo, Samuela Sardo e Sara Ricci. A completare il cast la partecipazione straordinaria di Nini Salerno; la regia è di Marcello Cotugno.
Pochi sanno che la commedia teatrale nasce prima della famosa serie televisiva e precisamente nel 1966 con uno spettacolo che ha tenuto banco a Broadway per diversi anni.
Lo spettacolo vedeva protagonisti Joseph Cotten e Thomas Mitchell nel ruolo del tenente Colombo. La particolarità della commedia era che per la prima volta il pubblico assisteva al delitto guardando negli occhi l’assassino che preparava l’omicidio perfetto, una vera e propria “rivoluzione” nell’ambito del giallo dove solitamente l’identità dell’assassino si scopriva solo nell’ultima scena.
Questo nuovo modo di raccontare un “giallo” diede inizio alla serie che nel 1968 portò in televisione con una puntata pilota la stessa commedia dal titolo “Prescrizione: assassinio”, riadattata per il piccolo schermo con protagonista Peter Falk nel ruolo del Tenente e Gene Barry in quelli dello psichiatra. Il successo fu immediato e diede inizio alla popolare serie televisiva.
Il tenente Colombo, non un semplice giallo: tutti gli elementi di Delitto e castigo
In Prescription: Murder, questo il titolo originale della pièce, si trovano già tutti i temi e lo stile del personaggio di Colombo che i due autori americani avevano creato ispirandosi al detective Porfiry Petrovitch di Delitto e Castigo di Dostoevskij: un uomo trasandato e maldestro, che apparentemente ama compiacere gli altri e che tende a sminuire le sue doti d’investigatore e di uomo, ma che in realtà è sagace e ironico, un fine conoscitore della natura umana, capace di apparire e scomparire nei luoghi e nei momenti più impensati con infallibile tempismo.
Come in tutti i telefilm che seguiranno, anche qui, lo spettatore è da subito testimone dell’omicidio: il dottor Fleming è un brillante psichiatra di New York, che non riesce più a tollerare il matrimonio con la moglie, una donna possessiva che ha sposato solo perché ricca.
Assieme alla sua giovane amante Susan, un’attrice di soap, architetta il piano perfetto per ucciderla. Ma sulla sua strada troverà il tenente Colombo. Dalla metà del primo tempo in poi, il racconto si dipana non sulla traccia del “chi è stato” come accade in Agatha Christie, ma sul filo del “come fare a prenderlo”, con il modesto ma acuto Colombo che lavora ostinatamente per smascherare l’alibi “perfetto” dell’assassino. Un indizio apparentemente insignificante alla volta – lacci delle scarpe, caviale, aria condizionata – il duello.