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L’Istat certifica il trend di crescita del mercato del lavoro anche nel 2024

L'analisi

Il mercato del lavoro in costante crescita: l’Istat conferma il trend anche nel 2024. E al Sud l’occupazione cresce come al Nord

Rilasciati anche i dati Inps: diminuiscono i beneficiari di politiche attive, crescono le stabilizzazioni e gli incentivi all’occupazione a tempo indeterminato

Economia - di Redazione - 26 Novembre 2025 alle 12:42

È un trend di costante crescita dell’occupazione quello che si registra in Italia negli ultimi anni, confermato anche nel Focus dell’Istat sul mercato del lavoro nel 2024. Dai dati emerge che il tasso di occupazione dei 15-64enni ha raggiunto il 62,2% (+0,7 punti percentuali in un anno), quello di disoccupazione è sceso al 6,6% (-1,2 p.p.) e quello di inattività (15-64 anni) si attesta al 33,4% (+0,1 p.p.).

Il mercato del lavoro in costante crescita

Nel 2023 il tasso di occupazione della popolazione di 15-64 anni era aumentato rispetto al 2022 dal 60,1% al 61,5% (+1,4 p.p.), mentre si era ridotto in modo contenuto il tasso di disoccupazione (dal 8,2% al 7,8%, -0,4 p.p.) ed era diminuito il tasso di inattività (dal 34,5% al 33,3%, -1,2 p.p.).

L’aumento del tasso di occupazione tra le famiglie più povere

Il tasso di occupazione, tra il 2022 e il 2023, aumenta soprattutto per le famiglie più povere (+2,7 p.p. nel primo e +2,1 p.p. nel secondo e nel terzo quinto di reddito equivalente, caratterizzati strutturalmente da tassi di occupazione più bassi). Tale aumento, spiega l’Istat, si associa a una contrazione relativamente più netta rispetto alla variazione media (-0,4 p.p.) del tasso di disoccupazione (-2,4 p.p. nel primo e -1 p.p. nel secondo quinto).

Il Sud cresce come il Nord

Il Mezzogiorno che è caratterizzato da un tasso di occupazione più basso (48,2% nel 2023), rispetto al 2022, aumenta come il Nord-est (+1,5 p.p.). L’aumento risulta invece particolarmente consistente nel quinto più povero nel Nord-est (+ 5,6 p.p.) e al Centro (+3,9 p.p.). Nel Nord-ovest l’aumento relativamente maggiore riguarda la seconda classe di reddito (+ 2,9 p.p.) e nel Mezzogiorno quella centrale (+2,1 p.p.). In controtendenza la flessione del tasso di occupazione nel quinto più ricco del Centro (-0,5 p.p.).

Il tasso di occupazione per fasce d’età

Il tasso di occupazione dei giovani 25-34enni pari al 68,1% nel 2023, registra un aumento di 2 p.p. rispetto al 2022, e di ben 5 p.p. nel quinto di reddito inferiore. L’aumento più elevato fra le classi di età considerate si riscontra fra i 55-64enni (+2,3 p.p.), in particolare nel secondo quinto (+3,5 p.p.). La differenza di genere a favore degli uomini nei tassi di occupazione è più marcata nei quinti più poveri: nel secondo quinto gli uomini hanno un tasso di occupazione pari al 66,2%, maggiore di 27,5 p.p. rispetto alle donne (38,7%) a fronte di +7,7 p.p. nell’ultimo quinto rispettivamente l’83% per gli uomini e il 75,3% per le donne).

I dati Inps sulle politiche attive per il lavoro

È stato poi l’Osservatorio sulle Politiche Occupazionali e del Lavoro dell’Inps, aggiornato al 2024, a registrare un numero medio di circa 3.279.000 lavoratori beneficiari di politiche attive, con una flessione del 2,3% rispetto al 2023. Un dato che evidenzia il processo virtuoso in atto nell’inserimento del mercato del lavoro. All’interno di questo perimetro, poi, crescono le stabilizzazioni e gli incentivi all’occupazione a tempo indeterminato, che nel 2024 hanno riguardato in media oltre 508.000 beneficiari, in aumento del 7% sull’anno precedente. Prosegue l’applicazione dei nuovi esoneri contributivi introdotti dalla legge 178/2020, compresi gli esoneri totali per giovani e donne, mentre si interrompe a giugno 2024 la Decontribuzione Sud, misura rivolta alla generalità dei rapporti di lavoro nelle aree svantaggiate del Paese.

Il recupero del tasso di occupazione in base al reddito

Tornando ai dati Istat, il divario dei tassi di occupazione tra i più e i meno istruiti cresce all’aumentare del reddito: nel quinto più povero il tasso di occupazione è il 52,2% tra chi ha un titolo universitario (maggiore di 21 p.p. rispetto ai meno istruiti) mentre nel quinto più ricco il tasso è il 90% (maggiore di 32,9 p.p.). Il recupero del tasso di occupazione rispetto al 2022 cresce all’aumentare del livello di istruzione e raggiunge +1 p.p. per chi ha un diploma o un’istruzione universitaria. Fra questi ultimi l’aumento è relativamente maggiore nel secondo quinto (+3,9 p.p.).

La quota di dipendenti a tempo indeterminato cresce all’aumentare del reddito: nel 2023, nel primo quinto, è pari al 15,8% degli individui con 15-64 anni e progressivamente sale al 57,3% nel quinto più ricco (contro il 41,2% in media). I dipendenti a termine invece sono relativamente più presenti nel secondo e nel terzo quinto (circa il 10% a fronte di un valore medio del 7,9%): la discontinuità dei rapporti di lavoro tende infatti a comprimere i redditi familiari.

I lavoratori autonomi con dipendenti costituiscono il 6% degli individui nel quinto più ricco (a fronte del 3,6% in media) mentre, se privi di dipendenti, sono maggiormente presenti nei due quinti estremi (10,3% degli individui nel più povero e 11% in quello più ricco, a fronte dell’8,8% medio), una polarizzazione determinata dall’eterogeneità dei profili professionali degli autonomi senza dipendenti.

Aumentano i lavoratori a tempo indeterminato

La quota dei dipendenti a tempo indeterminato è aumentata rispetto al 2022 dal 39,8% al 41,2% (+1,4 p.p.), con un picco di +2,4 p.p. nel quinto centrale (dal 42,4% al 44,8%), mentre è diminuita lievemente quella dei dipendenti a tempo determinato dal 8,1% al 7,9% (-0,2 p.p.), con l’eccezione del quinto più povero, interessato da un incremento dal 6,8 al 8,1 (+1,3 p.p.).

Nel 2023, più di un quarto degli occupati (26,7%) si posiziona nel gruppo di professioni e attività a basso reddito, e solo il 15,2% in quello ad alto reddito, mentre la maggior parte è concentrata nel gruppo di professioni e attività a reddito medio-alto (39,6%). Considerando solo i nuovi occupati, nel 2023 il 42,7% ha trovato un’occupazione nel gruppo delle professioni e attività a basso reddito, solo il 6,9% in quelle ad alto reddito e il 28,9% in quelle del gruppo a medio-alto reddito.

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di Redazione - 26 Novembre 2025