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Cecchettin Turetta

La ricorrenza

Giulia Cecchettin, due anni dopo. Il padre: l’ergastolo a Turetta cambia poco, certi dolori non passano mai

Aveva solo 22 anni e si era appena laureata. Un omicidio che sconvolse l'Italia e destò tanta commozione nell'opinione pubblica

Cronaca - di Redazione - 11 Novembre 2025 alle 16:22

Due anni fa Giulia Cecchettin, una giovanissima ragazza appena laureata, veniva uccisa dal fidanzato Filippo Turetta. Un femminicidio che sconvolse l’Italia. Due anni dopo, Filippo Turetta ha avuto l’ergastolo (ha rinunciato all’appello che comunque si farà) e di quel delitto rimane la grande lezione di vita del papà e della sorella.

L’omicidio Cecchettin

Giulia aveva solo 22 anni quando fu uccisa con crudeltà da Filippo Turetta. L’omicidio avvenne l’11 novembre del 2023 ma il corpo fu ritrovato sette giorni dopo. Le indagini condotte dai Carabinieri avevano evidenziato che la ragazza era stata colpita con numerose coltellate alla testa e al collo e che, di conseguenza, era morta per dissanguamento. Turetta fu arrestato mentre era fuggito, in Germania, con la macchina rimasta senza benzina.

L’ergastolo a Turetta? Cambia poco

Il 3 dicembre 2024 la Corte d’assise ha condannato Turetta all’ergastolo, chiudendo così il processo di primo grado. Sono state riconosciute le aggravanti della premeditazione, del sequestro di persona e dell’occultamento di cadavere, mentre sono state rigettate quelle di stalking e crudeltà. Su queste mancate aggravanti la Procura ha fatto appello, mentre Turetta ha rinunciato.

La lezione della famiglia

Gino Cecchettin ha dato vita a una fondazione. E proprio oggi ha rilanciato sulla prevenzione: “So bene che ci sono paure, resistenze e incomprensioni, ma vi assicuro che l’educazione affettiva non è un pericolo, è una protezione, non toglie nulla a nessuno, ma aggiunge qualcosa a tutti: consapevolezza, rispetto e umanità”. Queste le sue parole in un’audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio.

Quando la scuola tace, parlano i social, parlano i modelli tossici, parlano i silenzi degli adulti. Noi abbiamo il dovere di dare ai giovani strumenti per orientarsi non solo nozioni per studiare”.

Il papà di Giulia ha, inoltre, detto che, “quello che possono fare le istituzioni è garantire sussistenza, sufficienza ed eventualmente parlare con le associazioni che gestiscono i centri antiviolenza e capire come fare per adeguare il numero di questi centri”.

“Difficile il mestiere del genitore”

Gino Cecchettin ha poi parlato del ruolo dei genitori: “Sono stato portato a studiare da una donna, mia moglie, cosa che sembrava non fosse necessaria perché l’educazione che mi era stata insegnata arrivava per osmosi dai nostri genitori. E invece ho scoperto tantissime cose che non conoscevo e ho capito che diventare genitori è un mestiere, è un mestiere difficilissimo e che richiede competenza che purtroppo tantissimi genitori non hanno e ne hanno neanche la coscienza di dover acquisire questa competenza“.

Femminicidi in calo anche grazie al suo esempio

Da allora i femminicidi sono in calo. Tutti vorremmo ovviamente che si arrivasse a zero ma già il segno meno è confortante. E il martirio subito da Giulia ha agito sulla cultura generale. Come ha detto un grande psicopatologo italiano, Antonio Semerari in un’intervista al Secolo: ” Certamente non bisogna rinunciare ad educare ai valori del rispetto della persona. Ma penso che, alla fine, la cosa più efficace sia fornire alle donne i mezzi intellettuali e legali per difendersi”.

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di Redazione - 11 Novembre 2025