CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Garofani appassiti dalla realtà: la destra al governo fa paura solo agli ultrà dello status quo

L'editoriale

Garofani appassiti dalla realtà: la destra al governo fa paura solo agli ultrà dello status quo

L'Editoriale - di Antonio Rapisarda - 19 Novembre 2025 alle 17:58

La clamorosa “non smentita” sul «provvidenziale scossone» per abbattere il governo Meloni da parte dell’incauto consigliere del Colle Francesco Saverio Garofani – frutto dello scoop de La Verità – è la rivelazione di ciò che raccontiamo fin dalla vigilia della vittoria di Giorgia Meloni alle Politiche: esiste una parte di Stato, di nomenclatura, di “apparato”, che non accetterà mai l’avvento di un governo pienamente e orgogliosamente a destra. Così è stato, così è e così sarà.

Costoro, i quali narcisisticamente amano farsi definire come i grand commis, i civil servant (quando spesso e volentieri si tratta esclusivamente di ceto politico riposizionato), speravano in realtà in una crisi lampo: «I sovranisti si schianteranno presto…», si davano di gomito. Evidente e plateale la sottovalutazione nei confronti di Meloni (da quelle parti hanno il difetto di leggere troppi retroscena, credendoci pure) che ha dimostrato di saper innestare l’Italia sui binari giusti: politica estera con la bussola dell’interesse nazionale, capacità di tenere i conti in ordine, tutelando le fasce più deboli e rilanciando l’occupazione. L’esatto contrario dei disastri ottenuti dai super-tecnici, tanto amati dai burocrati di Palazzo, catapultati al governo senza vincere alcuna elezione.

Preso atto che la premier e la sua compagine hanno prospettive di lunga legislatura con la legittima ambizione del “bis”, che cosa possono fare e fanno allora i nostri anti-eroi? Rallentare, sabotare, scardinare l’attività dell’esecutivo. Nella speranza che possa montare in qualche modo l’insoddisfazione e la delusione nell’elettorato. E se non basta nemmeno questo? Come dimostrano, del resto, tutti i sondaggi e la letteratura delle elezioni di ogni ordine e grado? Non resta, come ha ammesso lo stesso Garofani, che «consigliare». Nella speranza di dotare il campo largo a guida Schlein del “quid” che evidentemente non ha: una formula per battere la destra. O in assenza anche di questa – lo vedete Ernesto Maria Ruffini a guidare la riscossa? Non quella delle tasse… – sperare o lavorare a uno «scossone provvidenziale»: una crisi finanziaria, un’altra guerra, uno scandalo, qualcosa…

Tutto questo non perché hanno paura di una fantomatica «deriva illiberale» da parte dei tipi del destra-centro. Questa è la favoletta ripetuta dai gazzettieri di riferimento. Il punto è che questi “apparati” sentono, molto più prosaicamente, che il terreno gli sta crollando sotto i piedi. Per questo perdono pubblicamente e goffamente il contegno: e ciò vale per i “corazzieri” politici del Quirinale (che hanno rischiato, con irresponsabilità, di creare tensioni fra il Quirinale e Palazzo Chigi), per ampi settori delle magistrature, per i burocrati di stanza nei gangli delle istituzioni, per tanti accademici. Parliamo di quella cinghia di trasmissione che ha garantito – insieme al centrosinistra con cui hanno stretto la santa alleanza – il peggior status quo: “nonostante” il voto democratico del popolo.

È chiaro allora che un governo di destra che convince – come abbiamo ribadito sul Secolo d’Italia – mercati finanziari e mercati rionali per loro è una pessima notizia. Così come lo è una premier perfettamente innestata fra i protagonisti della scena internazionale nonché nello spirito del tempo che vede il ritorno della politica al centro del “grande gioco”. Figuriamoci, infine, se questa premier è alla guida di una compagine che dimostra di avere un’idea moderna e dinamica delle istituzioni e ha come «riforma delle riforme» l’obiettivo di una democrazia «decidente».

Per certi “apparati” è decisamente troppo. Perché significa che quella «circolazione delle élite» di cui parlava Pareto non solo si è rimessa finalmente in moto ma non conosce baronati e consorterie a cui inchinarsi. E indovinate un po’ a scapito di chi? Esatto: proprio di quel ceto burocratico e politico che ha introiettato i tratti gattopardeschi del “tutto cambi affinché nulla cambi”. I guardiani dell’immobilismo. I corpi scelti della peggiore sinistra del globo terracqueo.

Non ci sono commenti, inizia una discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Antonio Rapisarda - 19 Novembre 2025