Gli sviluppi della vicenda
Famiglia nel bosco, il ministero dell’Istruzione: l’obbligo scolastico dei bimbi è stato rispettato regolarmente
Suor Monia Alfieri: "Le indagini devono fare il loro corso. Ma mi chiedo perché questi figli siano stati tolti a questi genitori e la stessa cosa non avviene con i figli dei rom che vivono nei campi in condizioni ben peggiori ai due genitori di Chieti"
Perché “la stessa cosa non avviene con i figli dei rom che vivono nei campi in condizioni peggiori?”. E’ una delle riflessioni che l’educatrice ed esperta di dinamiche sociali giovanili, Suor Monia Alfieri, riserva al caso che sta scuotendo opinione pubblica, famiglie, psicologi, giudici. La vicenda dei tre bambini del bosco sottratti alla potestà paterna e affidati a una casa famiglia dove possono vedere la mamma solo per poco, all’ora dei pasti. “In merito alla vicenda che vede protagonisti i bambini che sono stati tolti ai loro genitori e affidati ai servizi sociali non posso che sottolineare che le indagini devono e dovranno fare il loro corso”. E’ questa la premessa di Suor Monia Alfieri.
“Provvedimento grave e pesante”
” Certamente, ma lo dico basandomi su quello che apprendo dalla stampa, le condizioni in cui questi bambini vivevano non sono, a mio avviso, adeguate. Ma, lo ripeto, è una mia opinione basata non su dati di cui ho diretto riscontro. A monte, tuttavia, ritengo che sia una vicenda che vada chiarita nel dettaglio. Anche perché allontanare i figli dai loro genitori è sempre un provvedimento grave e pesante per le persone che vi sono coinvolte, figli e genitori”. Così all’Adnkronos Suor Anna Monia Alfieri, cavaliere al Merito della Repubblica ed esperta di politiche scolastiche.
Suor Monia Alfieri: “Perché la stessa cosa non avviene con i figli dei rom?
“Mi chiedo, però, perché questi figli siano stati tolti a questi genitori e la stessa cosa non avviene con i figli dei rom che vivono nei campi in condizioni ben peggiori ai due genitori di Chieti. Tutti i minori devono poter godere delle stesse garanzie. Da anni vado affermando che in Italia vige una concezione statalista dei figli che vuole lo Stato come unico educatore, – continua Suor Anna Monia Alfieri – mentre i genitori sono relegati al ruolo di spettatori passivi. In uno Stato di diritto tutti i diritti vanno garantiti, a tutti. La vicenda di Chieti ci deve dunque far riflettere sul ruolo educativo che è in capo alla famiglia. E sul ruolo che lo Stato deve avere nel campo dell’istruzione: allo Stato, infatti, compete il ruolo di controllore e garante del diritto all’istruzione e non quello di gestore unico e controllore di se stesso”. Mi auguro che le indagini portino alla luce la verità per il bene di quei bambini e, per il loro tramite, di tutti i bambini, di tutti i ragazzi, di tutti i giovani italiani”.
Age, Art:26 e Moige: l’homeschooling sancito dalla Costituzione
Intanto, sul caso intervengono le associazioni nazionali Age, Art:26 e Moige. Che esprimono profondo stupore e incomprensione di fronte alla decisione del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila di sospendere la responsabilità genitoriale ai genitori. “Dinanzi a una famiglia che ha scelto consapevolmente di vivere in modo eco-sostenibile e compatibile con la natura” – si legge in una nota- ; “praticando uno stile di vita a basso impatto ambientale e garantendo ai propri figli un’istruzione alternativa attraverso l’homeschooling, la decisione di sospendere ai genitori il diritto fondamentale della responsabilità genitoriale, riconosciuto dall’articolo 30 della Costituzione italiana come ‘dovere e diritto dei genitori’, è un atto che crea profondo disagio e incomprensione”.
Privilegiare soluzioni che mantengano l’unità del nucleo familiare
“Come possiamo accettare – prosegue la nota – che nel 2025, in un’epoca in cui istituzioni nazionali e internazionali promuovono la transizione ecologica; la riduzione dell’impronta ambientale; e il rispetto per scelte di vita sostenibili, una famiglia venga punita. Proprio per aver abbracciato in modo integrale questi valori?”. Le associazioni dei genitori: Age, art.26, Moige, ricordano che il diritto dei genitori a educare i propri figli secondo le proprie convinzioni, sia un principio inalienabile che non può essere sacrificato in assenza di evidenti situazioni di abuso, maltrattamento o grave negligenza”. Pertanto, “le associazioni chiedono quindi che venga riconsiderata la decisione di allontanamento dei minori; privilegiando soluzioni che mantengano l’unità del nucleo familiare; che si rispetti il diritto costituzionale dei genitori a educare i propri figli secondo le proprie convinzioni. Quando queste non configurano situazioni di pericolo concreto e dimostrato”.
La nota del Mim: “Obbligo scolastico dei regolarmente espletato”
Arriva poi un’importante nota nel primo pomeriggio da parte del Mim, che risponde ad uno degli interrogativi su cui poggia l’intera questione della famiglia e dei bambini: “Al Ministero risulta regolarmente espletato l’obbligo scolastico attraverso l’educazione domiciliare; legittimata dalla Costituzione e dalle leggi vigenti e tramite l’appoggio ad una scuola autorizzata. La conferma è arrivata dal dirigente scolastico dell’istituto scolastico di riferimento per il tramite dell’ufficio scolastico regionale”. Così in una nota il Ministero dell’Istruzione e del Merito.
I magistrati temono una strumentalizzazione
Intanto è arrivata una richiesta di apertura di pratica a tutela dei magistrati del Tribunale per i minorenni dell’Aquila. La richiesta è stata sottoscritta da tutti i consiglieri togati di Palazzo Bachelet: con l’eccezione di Bernadette Nicotra di Magistratura Indipendente, e dai consiglieri laici Ernesto Carbone, Michele Papa e Roberto Romboli. Nel documento si richiama la complessità e la gravosità delle decisioni di protezione dei minori, assunte sulla base di atti e valutazioni tecniche e con finalità esclusivamente di tutela. I consiglieri segnalano i rischi di una strumentalizzazione del caso nel dibattito politico e referendario sulla giustizia.
