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È morta l’ex Br Anna Laura Braghetti

Anni di Piombo

È morta l’ex Br Anna Laura Braghetti: la carceriera di Aldo Moro in prima linea nella sanguinosa lotta armata rossa

Figura centrale e controversa degli Anni di Piombo, è stata una militante attiva del Terrorismo: dopo il sequestro del presidente della Dc, scelse la clandestinità e partecipò all'omicidio Bachelet: sparò per prima, colpendo a morte. Poi il processo, la condanna all'ergastolo, il matrimonio (e poi il divorzio) con Prospero Gallinari e, nell'ultima parte della sua vita, la ricerca di espiazione e riscatto col lavoro nel sociale (con i detenuti)

Cronaca - di Prisca Righetti - 6 Novembre 2025 alle 12:04

Si chiude un capitolo cruciale della stagione del terrorismo rosso italiano: è morta a 72 anni, dopo una lunga malattia, Anna Laura Braghetti, ex militante della colonna romana delle Brigate Rosse. La sua figura è indissolubilmente legata a uno degli eventi più traumatici della storia repubblicana: il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro nel 1978.

Fu lei, infatti, la donna che affittò e visse nell’appartamento di Via Montalcini a Roma, fungendo da copertura e da carceriera del presidente della Democrazia Cristiana per tutti i 55 giorni della prigionia. Dopo la tragica conclusione del sequestro, la Braghetti prese parte ad azioni sanguinose, tra cui l’omicidio di Vittorio Bachelet. Arrestata, condannata all’ergastolo e poi in libertà condizionale dal 2002, negli anni successivi si è dedicata al lavoro nel sociale e ha lasciato due libri di “testimonianza” sul dramma della lotta armata, restando fino all’ultimo una figura controversa e al centro del dibattito su colpa ed espiazione.

È morta l’ex Br Anna Laura Braghetti

È morta a 72 anni, dopo una lunga malattia, Anna Laura Braghetti, ex militante della colonna romana delle Brigate Rosse e protagonista di uno dei capitoli più drammatici e simbolici della storia italiana: il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro. Fu lei, infatti, la carceriera del leader Dc. La donna che affittò e visse nell’appartamento di Via Montalcini, a Roma, che divenne la prigione del presidente della Democrazia Cristiana durante i 55 giorni del suo rapimento, dal 16 marzo al 9 maggio 1978.

A dare la notizia la notizia del decesso di una delle colonne portanti del terrorismo rosso degli Anni di piombo è stata la famiglia, in un breve comunicato: «Ci ha lasciati la nostra cara Anna Laura, circondata dall’amore dei familiari e degli amici. I funerali si svolgeranno in forma strettamente riservata, nella sua comunità degli affetti». Aspettiamo i tweet degli immancabili cattivi maestri per un altro struggente elogio funebre…

L’avvicinamento alla lotta armata rossa

Nata a Roma il 3 agosto 1953, figlia della piccola borghesia cittadina, Anna Laura Braghetti lavorava come impiegata quando, all’inizio degli anni Settanta, si avvicinò alla sinistra extraparlamentare. Poi, passo dopo passo, come lei stessa racconterà anni dopo, entrò nelle Brigate Rosse. «La mia scelta di entrare in un’organizzazione armata – racconterà – è stata il frutto di un lungo, lento corteggiamento. Un avvicinamento graduale, come un meccanismo che scatta clic dopo clic, fino al momento finale in cui la macchina è avviata in tutta la sua potenza». E la sua violenza.

Anna Laura Braghetti, una militante attiva della colonna romana di Moretti

Nel 1978, ancora incensurata, Braghetti era una militante attiva della colonna romana del gruppo terrorista guidato da Mario Moretti. A lei fu intestato l’appartamento romano di Via Montalcini 8, dove si ritiene che Moro venne tenuto prigioniero per tutto il tempo del sequestro. In quell’appartamento, la giovane donna fungeva da copertura per gli altri brigatisti che vi si alternavano: Germano Maccari – il cosiddetto “ingegner Altobelli” – e gli altri membri dell’organizzazione terroristica. Braghetti interpretava il ruolo della padrona di casa, fingendo di essere la fidanzata di Maccari, per sviare eventuali sospetti.

Fu la carceriera di Moro. E dopo l’uccisione del leader Dc scelse la clandestinità “armata”

Dopo la tragica conclusione del sequestro, con l’uccisione di Moro il 9 maggio 1978, Braghetti scelse la clandestinità “armata”. Da quel momento prese parte attiva ad alcune delle azioni più cruente della colonna romana delle Brigate Rosse. Il 3 maggio 1979, durante l’irruzione alla sede della Democrazia Cristiana in Piazza Nicosia, aprì il fuoco insieme a Francesco Piccioni contro una volante della polizia accorsa sul posto: morirono i due agenti Antonio Mea e Piero Ollanu.

Omicidio Bachelet, Braghetti sparò per prima, colpendo a morte

Pochi mesi più tardi, il 12 febbraio 1980, Braghetti partecipò con Bruno Seghetti all’assassinio del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Vittorio Bachelet, all’Università La Sapienza di Roma. Fu lei a sparare per prima, colpendo a morte il docente ed ex vicepresidente dell’Azione cattolica. Quell’omicidio segnò uno dei punti più alti della violenza brigatista.

Il processo, la condanna all’ergastolo, il matrimonio (e poi il divorzio) con Prospero Gallinari

Arrestata il 27 maggio 1980, Braghetti venne processata e condannata all’ergastolo. Nel 1981 sposò in carcere Prospero Gallinari, uno dei dirigenti storici delle Brigate Rosse, dal quale in seguito si separò. Durante la lunga detenzione non chiese mai benefici né sconti di pena. Poi, nel 2002, dopo ventidue anni di carcere, ottenne la libertà condizionale.

Il lavoro nel sociale con i detenuti

Negli anni successivi Braghetti si dedicò a un intenso lavoro nel sociale, coordinando un servizio rivolto ai detenuti, agli ex detenuti e alle loro famiglie. Cercò così di esorcizzare il proprio passato di lotta armata e di sangue in un impegno di restituzione e di ascolto. La sua figura, rimasta a lungo controversa, fu spesso al centro di riflessioni pubbliche sul tema del perdono, della colpa e dell’espiazione…

I due libri “testimonianza”

Scrisse due libri: Nel cerchio della prigione (1995, Sperling & Kupfer), scritto con Francesca Mambro, ex militante dei Nuclei Armati Rivoluzionari, e Il prigioniero (1998, Mondadori), in collaborazione con la giornalista Paola Tavella. Proprio quest’ultimo libro, ristampato negli anni da Feltrinelli, è considerato una testimonianza unica sull’esperienza del sequestro Moro.

Anna Laura Braghetti, tra le pagine del drammatico sequestro Moro

In quelle pagine si racconta la quotidianità, i rapporti umani e le tensioni che segnarono quei 55 giorni di convivenza forzata nell’appartamento di Via Montalcini. Le paure, le discussioni, i silenzi, la complessa umanità che si intrecciava con la tragedia. Dal libro fu tratto liberamente il film Buongiorno, notte di Marco Bellocchio, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2003, dove la vicenda fu rielaborata in chiave simbolica e intima, restituendo la figura di una terrorista divisa tra ideologia e coscienza.

Il legale delle vittime delle Br: «Braghetti ebbe un ruolo centrale» nella lotta armata dei terroristi rossi

Ma di quel ruolo “beatificato” al cinema, l’avvocato Valter Biscotti, legale dei familiari della scorta di Moro, commentando la notizia della morte dell’ex brigatista, considerata la “carceriera” di Moro, ha detto: «Anna Laura Braghetti non è la crocerossina apparsa nel film di Bellocchio, ma è stata una delle figure centrali delle Brigate Rosse degli anni 80». Ribadendo ulteriormente: «Partecipò all’omicidio di Vittorio Bachelet e ha avuto un ruolo importante nel rapimento di Aldo Moro, perché non solo era l’intestataria dell’appartamento di Via Montalcini, ma è una delle tre persone che hanno ascoltato la voce del presidente Dc all’interno della prigione del popolo”. Braghetti “e Prospero Gallinari furono incaricati di trascrivere le registrazioni di Moro. E che fine abbiano fatto quelle cassette resta uno dei misteri», conclude Biscotti.

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di Prisca Righetti - 6 Novembre 2025