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Crollo ai Fori, l’archeologo Carandini: “Incompetenza tecnica. È ora che tutto torni nelle mani del Ministero della Cultura”

La Sovrintendenza è superata

Crollo ai Fori, l’archeologo Carandini: “Incompetenza tecnica. È ora che tutto torni nelle mani del Ministero della Cultura”

Lo studioso, tra i massimi esperti di Roma, chiama in causa la frammentazione delle competenze. "La Sovrintendenza capitolina straordinariamente decaduta dimostra solo di non essere in grado di assolvere al suo compito di tutelare i monumenti"

Cultura - di Gabriele Alberti - 4 Novembre 2025 alle 14:48

Andrea Carandini, grande archeologo e profondissimo conoscitore di Roma a cui ha dedicato saggi indimenticabili, dice la sua sul crollo nel cantiere della Torre dei Conti costata la vita a un uomo. Reputa la tragedia equivalente a un crollo causato da un sisma e non si capacita che «in un’era come la nostra in cui si hanno a disposizione le soluzioni tecnologicamente più avanzate e sicure per gli interventi strutturali sul patrimonio culturale, sia avvenuto un crollo paragonabile a quello causato da un terremoto», dice al Corriere della Sera.

Carandini è uno degli studiosi più autorevoli. Ha alle spalle un trentennio  di scavi sul Palatino che hanno avuto un impatto notevole sulla riscrittura delle origini di Roma. Dunque, le sue parole – ben lontane da ogni polemica – sono il segnale che qualcosa va rivisto per il bene e la sopravvivenza del nostro patrimonio. «Mi sembrano evidenti i segni di una incompetenza tecnica. Penso sia mancata la presenza di un adeguato ingegnere strutturista in un delicatissimo manufatto del IX secolo. Occorreva un Giorgio Croci, che consolidò il Colosseo e la Torri di Pisa. Ma Giorgio purtroppo è morto…».

Crollo della Torre dei Conti

«Il crollo, ai miei occhi, è un segno del destino». Cosa intende dire l’archeologo?  Che nella Capitale le competenze sono “spacchettate”, troppo frammentate. «A Roma le competenze sono divise tra la Sovrintendenza comunale, con la “v”, e le realtà statali: la Soprintendenza, con la “p”, Statale Speciale per Roma Capitale, il Parco Archeologico del Colosseo e dei Fori... È ora di ricondurre tutto sotto il controllo dello Stato centrale». Tecnicamente, spiega Carandini «la frammentazione è dannosa, crea divisioni nelle competenze e persino negli ingressi delle aree dei Fori, nelle metodologie degli scavi e dei restauri. L’ipotesi del museo della Torre dei Conti dimostra come alla Sovrintendenza capitolina si proceda per singoli monumenti e non per contesti. La Torre sorge sull’Esedra del Tempio della Pace: occorreva semmai pensare a un museo su tutto il complesso. Da anni tutto era chiuso. Ma perché? Ho chiesto più volte di entrare per visitare la base dell’esedra ma non ci sono mai riuscito…».

Carandini: “Ho esortato il ministro Giuli”

Il professore ha avuto modo di parlare con  il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, giunto subito non appena giunta la notizia del crollo. A lui ha posto una question cruciale:  «L’ho esortato a far sì che tutto torni nelle mani dello Stato. L’articolo 9 della Costituzione è molto chiaro in merito – spiega Carandini con un felice paradosso-. Non possiamo essere archeologicamente arcaici. La Torre dei Conti non dipende dal ministero che ha una sua Soprintendenza, ma dalla Sovrintendenza comunale. Si tratta di un’eccezione che esiste solo a Roma». Ed è un’anticaglia per Carandini. «Si tratta di un retaggio dello Stato Pontificio che ha avuto un suo significato per un certo periodo, ma ora questa Sovrintendenza straordinariamente decaduta dimostra solo di non essere in grado di assolvere al suo compito di tutelare i monumenti».

“E’ ora che tutto vada sotto la competenza del Ministero della Cultura”

Ancora: «La Sovrintendenza è una retroguardia dal punto di vista culturale, non ha alcun elemento innovativo. Roma dobbiamo salvarla con il contesto, se si tagliano dei frammentini e li si dà in gestione a un altro ente – unico caso in tutta Italia – si crea un elemento di rottura del contesto È un approccio sbagliato, indice di una vecchia logica. È ora di salutarli e lasciare che tutto vada sotto la competenza del ministero della Cultura».

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di Gabriele Alberti - 4 Novembre 2025