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“Zelensky trasferisce 50 milioni di dollari al mese a una banca saudita”: l’ultima bufala di Mosca che ha fatto il giro del web

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“Zelensky trasferisce 50 milioni di dollari al mese a una banca saudita”: l’ultima bufala di Mosca che ha fatto il giro del web

Esteri - di Laura Ferrari - 19 Ottobre 2025 alle 09:34

Una voce partita da un podcast statunitense, rilanciata dai media russi e poi diffusa a catena sui social network come verità accertata: così è nata e si è propagata la notizia secondo cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky trasferirebbe “50 milioni di dollari al mese” su un conto in una banca saudita. Un’accusa priva di riscontri – come ricostruisce Italpress – ma abilmente costruita per insinuare il sospetto di corruzione e screditare Kiev agli occhi dell’opinione pubblica occidentale.

Chi ha lanciato per prima la bufala

Tutto comincia con un’intervista rilasciata dalla deputata repubblicana Anna Paulina Luna al podcaster Danny Jones, noto negli Stati Uniti per le sue conversazioni su UFO, Bibbia e teorie del complotto. Nel corso di una discussione sulle presunte spese occulte del governo americano e sulla necessità di un audit federale, la parlamentare – senza fornire alcuna prova – ha ipotizzato che Zelensky “trasferisca circa 50 milioni di dollari al mese in una banca saudita”.

Una frase pronunciata in modo speculativo, in un contesto lontano da qualsiasi inchiesta o dibattito congressuale. Da lì, il salto nel mondo della disinformazione è stato immediato. I media statali russi e i canali Telegram filogovernativi hanno estrapolato quella singola battuta, presentandola come la “rivelazione del Congresso americano” sull’uso improprio degli aiuti occidentali all’Ucraina. In poche ore, la dichiarazione è diventata un presunto scoop rilanciato in diverse lingue. Il sito d’informazione russo EADaily ha titolato: “Zelensky transfers $50 million to a Saudi bank every month”.

Le verifiche da diverse fonti: solo fake news

Le prime verifiche hanno rapidamente smontato la storia. L’agenzia Ukrinform, insieme a diversi osservatori indipendenti come Myth Detector, ha ricostruito l’origine del falso, sottolineando l’assenza di qualunque evidenza o riferimento concreto: nessun nome della banca, nessun documento, nessuna traccia contabile. Le verifiche ufficiali sugli aiuti americani all’Ucraina, condotte dagli stessi organismi di controllo del Congresso e dall’Ispettorato generale del Pentagono, non hanno mai rilevato anomalie o frodi.

A rendere l’operazione ancora più sospetta è il profilo della stessa Luna. Deputata vicina alle frange isolationiste del Partito repubblicano, nel 2023 aveva co-sponsorizzato un disegno di legge per bloccare gli aiuti militari a Kiev e più volte ha espresso simpatie per la Russia di Putin. In un post su X, lo scorso anno, aveva persino citato il consigliere presidenziale russo Kirill Dmitriev, proponendo un incontro “interparlamentare” tra deputati americani e membri della Duma per discutere di UFO.

Una chat e un canale Telegram del popolo ucraino comunicano le mosse dei russi in tempo reale

Zelensky e la fantomatica banca saudita: ecco perché la notizia è falsa

Gli esperti di disinformazione individuano in questa vicenda un copione ormai collaudato. La sequenza è sempre la stessa: una dichiarazione ambigua o marginale proveniente da fonti occidentali, rilanciata da media filo-russi come “prova” e amplificata da reti di bot per alimentare sfiducia e divisione. “È un meccanismo di legittimazione del falso”, spiega una fonte diplomatica europea a Kiev.

“Quando la notizia sembra arrivare da Washington, anche se travisata, il pubblico occidentale tende a darle credito”. Non è la prima volta che Mosca utilizza questo schema. Negli ultimi mesi, la propaganda russa ha diffuso altre storie simili: da quella secondo cui alcune star di Hollywood avrebbero visitato l’Ucraina  in cambio di pagamenti dell’agenzia USAID, fino all’invenzione di “unità di cavalleria” all’interno delle forze armate ucraine. Tutte ricostruzioni smentite, ma progettate per contaminare il dibattito informativo con un costante sottofondo di sospetto. In questo caso, l’elemento della “banca saudita” aggiunge un’aura di verosimiglianza esotica, ma priva di sostanza.

Nessun istituto di credito nel Regno saudita risulta coinvolto, né le autorità di Riad hanno mai ricevuto segnalazioni relative a fondi provenienti dall’Ucraina. Tuttavia, l’accostamento tra denaro, guerra e un Paese del Golfo funziona perfettamente per alimentare l’immaginario della corruzione internazionale.

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di Laura Ferrari - 19 Ottobre 2025