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Una firma per la pace: Italia centrale. Meloni porta in dote per Gaza piani per la ricostruzione e cure per i bambini

Oggi in Egitto

Una firma per la pace: Italia centrale. Meloni porta in dote per Gaza piani per la ricostruzione e cure per i bambini

Esteri - di Robert Perdicchi - 13 Ottobre 2025 alle 07:50

Appuntamento alle 17, a Sharm el-Skeikh, per la firma degli accordi di pace tra Israele e Hamas nelle ore in cui dovrebbe essersi conclusa la consegna degli ostaggi israeliani, iniziata questa mattina, e lo scambio con i prigionieri palestinesi. C’è grande attesa nella città egiziana, incastonata all’estremità meridionale della penisola del Sinai e bagnata dal Mar Rosso. Oggi i leader di mezzo mondo tenteranno di scrivere un nuovo capitolo della storia di una delle regioni più tormentate del pianeta: la firma storica dell’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, al termine di trattative condotte proprio in Egitto, all’interno di un International Conference Center blindato e sorvegliato da un imponente apparato di sicurezza. Sharm el-Sheikh è del resto un luogo simbolico: proprio qui, nel 1996, si tenne la storica conferenza internazionale contro il terrorismo, organizzata in risposta a una serie di attentati che avevano colpito Israele.

La pace a Gaza e la dote di Giorgia Meloni

Il vertice, dedicato alla pace a Gaza e più in generale al Medio Oriente, sarà presieduto da Donald Trump e da Abdel Fattah al-Sisi. Parteciperanno i leader di una ventina di Paesi, tra cui Emmanuel Macron, Friedrich Merz, Keir Starmer, Recep Tayyip Erdogan – uno dei protagonisti della mediazione insieme al Qatar e allo stesso Egitto -, Pedro Sánchez e il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres. Assenti i rappresentanti di Israele e di Hamas, come scrive il Times of Israel. “Nessun funzionario israeliano parteciperà”, ha confermato all’Afp Shosh Bedrosian, portavoce del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per l’Italia sarà presente la premier Giorgia Meloni, attesa in Egitto per rilanciare il possibile ruolo del governo italiano nel futuro assetto post-bellico di Gaza. Un tema che comincerà a essere discusso proprio nel corso del vertice, il cui obiettivo dichiarato è “porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza, rafforzare l’impegno per la pace e la stabilità in Medio Oriente e aprire una nuova era di sicurezza e cooperazione nella regione”. Meloni, fanno sapere fonti italiane, rimane “in stretto contatto con Washington e gli altri attori internazionali coinvolti” per definire il contributo italiano allo sforzo collettivo per la realizzazione del piano di pace per la stabilizzazione, la ricostruzione e lo sviluppo della Striscia di Gaza e “per la ripresa di un processo politico che conduca ad un quadro di pace, sicurezza e stabilità in Medio Oriente”. Il 14 ottobre è poi atteso a Roma Re Abdullah di Giordania che incontrerà la presidente del Consiglio e insieme ospiteranno il 15 ottobre una riunione del Processo di Aqaba, iniziativa per il contrasto al terrorismo e all’estremismo, che in questa occasione si concentrerà sulla situazione in Africa occidentale.

L’impegno italiano per Gaza

L’impegno dell’Italia per il futuro di Gaza si articolerà su due fronti: quello umanitario e, se necessario, anche quello militare. Lo ha rimarcato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani in un’intervista ad Avvenire: “Per il territorio di Gaza serve assolutamente una forza internazionale. Se ci saranno le condizioni potremmo contribuire anche con forze militari: ci sono i carabinieri già a Gerico e presto torneranno al valico di Rafah nell’ambito della missione Eubam”, ha dichiarato il titolare della Farnesina. Resta sullo sfondo l’iporesi di inviare sul terreno sminatori italiani per la bonifica dell’area, un’idea che fonti governative considerano “futuribile” ma al momento “prematura”.

Sono due, in particolare, i progetti su cui l’Italia sta concentrando i propri sforzi. Il primo riguarda la pianificazione della ricostruzione di Gaza. Presentato nell’ottobre 2024 al premier palestinese Mohammad Mustafa e poi rilanciato da Tajani alla Conferenza Umanitaria Palestina, tenutasi a Pescara durante la Ministeriale Sviluppo del G7, il progetto vede come partner l’Undp, l’Università Iuav di Venezia e il Ministero della Pianificazione e Cooperazione Internazionale dell’Autorità Palestinese. Attivo già dall’inizio del 2025, il programma ha portato in missione per tre mesi due esperti Iuav in Palestina, dove è stato completato un primo studio sull’ubicazione dei centri per la ricostruzione. È in fase di conclusione la selezione di un team di undici esperti internazionali, scelti insieme alle Nazioni Unite, che lavoreranno stabilmente presso il Ministero palestinese. L’Italia, sottolineano fonti vicine al dossier, è quindi “già pienamente inserita nel meccanismo della ricostruzione”.

Il secondo progetto riguarda invece l’assistenza sanitaria ai bambini palestinesi malati, attualmente in fase di realizzazione. Tra i partner figurano l’Ospedale Bambino Gesù di Roma e gli ospedali italiani di Amman e Karak in Giordania. Il Bambino Gesù sta valutando le strutture messe a disposizione dai due ospedali per accogliere i piccoli pazienti palestinesi e invierà a rotazione propri team medici per eseguire interventi chirurgici e seguire la degenza. Una prima missione si è già svolta ad Amman e una missione preparatoria partirà per Karak la prossima settimana. L’obiettivo è riuscire a curare decine di bambini ogni mese, evitando di doverli trasferire fino in Italia. Martedì partirà per la regione il vicedirettore della Cooperazione allo Sviluppo della Farnesina, Carlo Batori, per supervisionare il progetto. È inoltre in corso un’ulteriore collaborazione con l’ospedale italiano del Cairo, destinata a fornire un secondo livello di assistenza sanitaria alla popolazione.

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