
Asia al femminile
Sanae Takaichi, la Meloni giapponese. Fidanza: “La sinistra predica femminismo, la destra elegge le donne”
Prima donna a guidare il Giappone, ex giornalista e volto del conservatorismo asiatico, unisce pragmatismo economico e fermezza identitaria nella sfida di rilanciare Tokyo sulla scena globale
«La sinistra predica femminismo, la destra elegge le donne: buon lavoro a Sanae Takaichi, leader conservatrice appena eletta primo ministro del Giappone. Raggiunge Giorgia Meloni nel G7 e come lei è la prima donna premier della sua grande Nazione. Con buona pace delle pseudo-femministe», ha commentato il capogruppo di Fratelli d’Italia a Bruxelles Carlo Fidanza. Parole che riassumono il senso politico e simbolico dell’ascesa di Takaichi, sessantaquattrenne giornalista televisiva e veterana della politica giapponese, ora chiamata a guidare il Paese.
C’è un nuovo capo, ed è ancora una volta donna, ancora una volta di destra. Per la prima volta nella storia del dopoguerra, Tokyo sarà guidata da una donna. Ma la sua ascesa non è il risultato di una battaglia di genere: è frutto di una strategia politica lucida, costruita dentro le regole di un sistema che non ammette improvvisazione.
Il ritorno della destra disciplinata
Takaichi ha saputo ricomporre una crisi che aveva minato la stabilità del Paese, portando alla caduta del quarto governo in cinque anni. Attorno al suo nome, il Partito Liberal Democratico ha stretto un’alleanza con il Partito dell’Innovazione giapponese, sostituendo il più moderato Komeito, responsabile del recente collasso dell’esecutivo. Non si tratta soltanto di una manovra aritmetica: è la prova di un’abilità tattica maturata in oltre trent’anni di vita parlamentare, durante i quali Takaichi si è distinta per fermezza e coerenza.
Allieva dichiarata di Shinzo Abe, del quale eredita il pragmatismo e la visione di un Giappone assertivo, Takaichi si trova ora a guidare un’economia fragile, logorata dal debito, dall’inflazione e da un invecchiamento demografico che svuota le campagne e indebolisce la produttività. La nuova premier punta su un mix di rigore e audacia: riduzione delle tasse, spesa pubblica mirata e investimenti nei settori strategici come i semiconduttori. Una politica tutt’altro che liberista, ma coerente con la sua idea di Stato forte, custode della propria identità e dei propri interessi.
Giappone: tradizione e potere
Sul piano dei valori, Takaichi non lascia spazio a compromessi. Ritiene che la famiglia imperiale debba preservare la linea maschile e che i coniugi non debbano avere cognomi diversi. Non sono posizioni nostalgiche, ma l’espressione di una concezione ordinata e gerarchica della società, in cui la modernità non coincide con la dissoluzione delle radici.
La stampa occidentale la definisce “Lady di ferro”, ma il paragone più pertinente, per chi osserva la politica europea, è con Giorgia Meloni. Entrambe conservatrici, determinate e arrivate al vertice senza quote rosa né scorciatoie. Due leader che incarnano una destra capace di includere senza tradire i propri principi. “La Meloni giapponese”, dunque, non per imitazione ma per affinità di temperamento e di destino.
L’Asia al femminile
Eppure, il vento del cambiamento soffia su tutto il Pacifico. In parallelo all’ascesa di Takaichi, a Taiwan è emersa un’altra figura femminile: Cheng Li-wun, nuova leader del Kuomintang, partito oggi più vicino a Pechino che a Washington. Due donne nate negli anni Sessanta, due visioni opposte di un’Asia che muta pelle ma non natura. Da un lato la fermezza filo-occidentale di Tokyo, dall’altro l’ambiguità strategica di Taipei. Due volti diversi dello stesso continente, che avanza a piccoli passi verso una nuova stagione politica.
Un nuovo equilibrio globale
Con Takaichi al potere, il Giappone torna protagonista sulla scena internazionale. La premier ha già annunciato la volontà di rafforzare la difesa nazionale e di rivedere l’articolo 9 della Costituzione, che ancora limita il ruolo militare del Paese. Un gesto di continuità con la visione di Abe, ma anche una risposta al clima di tensione che attraversa l’area del Pacifico, tra l’espansionismo cinese e le incertezze coreane.