
Tanto odio e poca fantasia
Poveri compagni orfani della guerra a Gaza. Ancora insulti antisionisti, più a sinistra di Hamas
Dallo slogan Palestina libera indossando l’immancabile kefiah, magari a volto coperto, agli insulti contro gli ebrei il passo è breve. E i “democratici” attivisti pro Pal, ben coccolati dalle sinistre, si confermano campioni di odio razziale. “Siamo tutti antisionisti” urlano gli attivisti della galassia dei centri sociali e dei collettivi antifà sfilando per le città italiane contro Israele. Non si contano gli episodi di antisemitismo nei cortei contro il sanguinario Netanhyahu di cui, stando al racconto delle opposizioni, il governo Meloni sarebbe “complice”.
Pro Pal e antifà orfani della guerra non mollano
Neppure oggi, all’indomani della storica firma degli accordi di pace su Gaza, resi possibili grazie all’odiato Donald Trump, tacciono le voci antisioniste dei pacifisti filoterroristi al grido di “Free free Palestine”. Orfani della guerra, spiazzati dal cessate il fuoco, messi in cantina i sogni di gloria della baldanzosa flottiglia, hanno perso la ragione sociale di cortei, violenze, occupazioni e comizi televisivi. Ma non mollano rischiando il ridicolo. E continuano a ripetere, come un disco rotto, il loro grido di battaglia contro Tel Aviv e il “potere di Sion”, più a sinistra di Hamas che si è seduta al tavolo della pace per Gaza.
Più a sinistra di Hamas che si è seduta al tavolo di Trump
Trattasi di un odio viscerale fuori contesto e di un alibi per tentare l’improbabile spallata al governo Meloni. Tanti gli esempi. La performance della scrittrice e attivista Cecilia Parodi, condannata ad un anno e 6 mesi, per “propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale”, imputata a seguito della denuncia della senatrice a vita Liliana Segre. Nel mirino un video choc, pubblicato su Instagram, nel quale Parodi aveva affermato, tra le altre cose, “odio tutti gli ebrei”, oltre a frasi antisemite contro la sopravvissuta alla Shoah.
L’odio antisemita di Albanese e Parodi in nome della Palestina libera
Non è da meno Francesca Albanese, l’osservatrice militante dell’Onu, ultima eroina della sinistra, che nella furia filopalestinese ha accusato Segre di non essere sufficientemente neutrale nel commentare il genocidio di Gaza. Al solo nome della senatrice a vita pronunciato a In Onda su La 7 da Giubilei non ha resistito e ha abbandonato lo studio. Salvo poi tentare il ‘chiarimento’ postumo. La compagna Albanese è la stessa che, nel silenzio tombale di Pd e 5Stelle, ha salutato i 20 punti del piano Trump come un “killeraggio all’autodeterminazione del popolo palestinese”, con buona pace del rientro degli ostaggi.
Lo striscione che inneggia alla mattanza del 7 ottobre
Per non parlare del vergognoso striscione comparso all’ultimo corteo pro Pal a Roma in cui si inneggia alla mattanza di Hamas del 7 ottobre di due anni fa. In cima al serpentone per tutto il percorso, dalla Piramide a piazza San Giovanni, ha fatto bella mostra di sé uno striscione con la scritta “7 ottobre Giornata di Resistenza palestinese”. Esposto con malcelato orgoglio nel silenzio assordante della sinistra italiana che si è ben guardata dal prendere le distanze dal messaggio di odio e di istigazione al terrorismo. Inutile cercare sdegnate proteste da parte di Schlein, Conte, Fratoianni e Bonelli. Non ne troverete. Orfani della guerra continuano come l’ultimo samurai a guerra finita a inveire contro l’odiato Israele in nome di Hamas.