
Silenti e deliranti
Pace a Gaza e musi lunghi: a sinistra non ce la fanno a gioire per una giornata storica. Deliri e travasi di bile si sprecano
Nel centrosinistra falliscono l'ennesima prova di maturità. Masticano amaro persino in una giornata storica come questa, sminuendo la portata della pagina scritta in Egitto dai "costruttori" di pace
Una notte storica e una giornata storica, quella del 9 ottobre, che verrà ricordata come quella della pace a Gaza. La firma, di Hamas e di Israele, è arrivata alle 15.13 di una giornata storica, in Egitto, sotto la versione finale dell’accordo sulla prima fase del piano Trump per il cessate il fuoco nella Striscia. E ora, alla sinistra, chi glielo spiega? Chi lo spiega ai pacifisti militanti, alla galassia progressista rimasta deprivata di argomenti di attacco contro Trump e contro il governo italiano? Tra silenzi, imbarazzi, cautele e dichiarazioni deliranti l’opposizione mastica amaro, inutile girarci intorno. L’accordo di Pace in Palestina, il cosiddetto piano-Trump a cui il governo italiano ha collaborato e che ha sempre sostenuto, è la notizia che il mondo attendeva da due anni. Forse dalla sinistra italiana no. Francesco Filini, deputato e responsabile del programma di Fratelli d’Italia, non può fare a meno di notare i mugugni in Aula, alla Camera. Tu chiamalo se vuoi…rosicamento.
Lo sbotto di bile di Conte, insulta Meloni e il governo
Non c’è bisogno che glielo spieghi nessuno, lo sanno bene a sinistra come stanno le cose, per questo straparlano imbarazzati: “Li vediamo bene quei musi lunghi in Parlamento: una sinistra in lutto dopo aver per mesi sfruttato la tragedia a Gaza, ma che ora non riesce a esultare per gli spiragli di pace. Possiamo dirlo a gran voce: Meloni complice della pace in Palestina, grazie a una nuova e autorevole postura dell’Italia”. Il primo a gettare veleno è Giuseppe Conte. “Vedo particolare attivismo del governo italiano nell’intascarsi un processo di pace, di cui si fingono promotori e protagonisti. Io non posso come cittadino italiano cancellare la vergogna che mi ha fatto provare il governo nello scegliere un silenzio complice di fronte a un genocidio; mantenendo attivo persino un accordo di cooperazione militare”. Non ce la fa il presidente del Movimento 5 stelle a sottolineare la pagina storica che si è scritta. Strano modo di fare politica. Prova di maturità, ancora una volta fallita dal centrosinistra.
Pace a Gaza? Il fiele di Conte sul governo Meloni
E nello speciale del Tg1 ha proseguito la sua propaganda: “Se un merito ce l’hanno di questo processo di pace, oltre al presidente Trump a cui va assolutamente riconosciuto, sono i milioni e milioni di cittadini italiani e non solo che in tutto il mondo hanno mostrato la loro indignazione e hanno avuto la lucidità e il coraggio di dissociarsi da un governo criminale che ha scritto pagine di storie che non verranno cancellate”. Follia. L’ex presidente del Consiglio considera fondamentare per il piano di pace le manifestazioni pro-Pal e gli scioperi. Dà a Trump quel che è di Trump ma sprizza rabbia e invettive contro il governo Meloni.
Pace a Gaza, Schlein nell’imbarazzo più totale
Tiepido il Pd. La segretaria Schlein non può non esprimere “sollievo per tregua”. L’imbarazzo è totale quando suo malgrado deve ammettere il successo di Donald Trump. Quindi fa la maestrina e predica: “Ma ora si prosegua verso due popoli due Stati”. E’ in difficoltà nell’ammettere i meriti di Donald Trump, negati fino a un giorno fa, e sceglie un profilo basso: “Il cammino della pace sarà ancora lungo”. Insomma, non ce la fanno a sinistra a gioire di un risultato ad oggi storico. La sua capogruppo alla Camera, Chiara Braga, derubrica questa pagina storica a “un primo passo”. “Che questo primo passo di pace – dice- possa essere accompagnato da un lavoro paziente, importante. Ci auguriamo che il governo italiano voglia confrontarsi qui in Parlamento”. Smentita in tempo reale, perché la firma tra Hamas e Israele.
Il delirio dei grillini e della sinstra
Decisamente delirante il grillino Riccardo Ricciardi che insulta Meloni e intero governo.. “E’ il caso che la Meloni venga in aula, dopo due anni e 70mila morti. Ma dico attenzione alle dichiarazioni di maggioranza. Perché fate sfigurare l’Italia se vi attribuite un merito in questo processo di pace. Fermatevi, perché il contributo che avete dato al piano di pace è nullo. Quello che avete dato al genocidio è tanto, continuando a essere complici e silenti con Israele. Fermatevi per il buon nome dell’Italia”.
Bonelli acido: “La vera sfida sarà nelle prossime settimane”
Ridicolo l’intervento di Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra: “Più che di pace parlerei di una tregua, che è comunque benvenuta perché fa smettere di bombardare Gaza. È un fatto estremamente positivo, ma la vera sfida sarà nelle prossime settimane, con il secondo step di questo processo”. Non gli piace quanto ottenuto: “Un accordo che nasce sotto la spinta di una potenza militare e che esclude le Nazioni Unite e la rappresentanza palestinese non può essere definito piano di pace- schiuma rabbia-“. E poi il crescendo rossiniano: “È ora che la comunità internazionale smetta di essere complice di una politica che ha prodotto solo distruzione e disperazione. La tregua deve diventare il punto di partenza per una pace giusta: non la foglia di fico che copre l’occupazione e l’apartheid. Il destino di Gaza e della Palestina non può essere scritto a Washington o a Tel Aviv, ma dal popolo palestinese con un ruolo delle Nazioni unite”.
Fratoianni:”La trattativa non è finita, inizia in questo momento”
Altro travaso di bile per il suo collega di partito, Nicola Fratoianni, che prima prova a sviare il discorso: “A me che uno si autocandidi al premio Nobel mi fa sempre un po’ sorridere. Mi fermo qui”. Poi entra nel merito del piano di pace raggiunto e firmato. E a denti stretti fa tutto un discorso indiretto per non ammettere i meriti del presidente Usa. “Il merito è di chi in questo momento sta siglando questo accordo. Certo, anche di chi l’ha proposto, anche dell’iniziativa dell’amministrazione americana, di tutti coloro che in questo momento stanno rendendo possibile questo passaggio”. Che tuttavia, ha sottolineato l’esponente di Avs, è “una trattativa che in tutta evidenza comincia in questo momento e non finisce con la sigla di questo accordo”. Perché per lui oggi non è affatto un girono di gioia – come peraltro testimoniano le manifestazioni di giubilo in Palestine e in Israele- ma bisogna pensare ad altro: “porre fine all’occupazione illegale di Israele in Palestina, costruire la prospettiva di uno Stato palestinese indipendente“.
La forza della diplomazia
Troppo difficile, troppo maturo e responsabile sarebbe riconoscere quel che è sotto gli occhi di tutti: il governo Meloni ha dimostrato come il connubio di rigore istituzionale e diplomazia non sia un’idea astratta, ma un metodo efficace: quando le istituzioni restano forti e credibili, è possibile ottenere risultati significativi senza abbandonarsi a iniziative velleitarie che si sono rivelate partigiane e inutili.