Battaglia per la verità
Omicidio Cecchettin, l’appello si farà: Turetta in aula il 14 novembre. La Procura insiste per le aggravanti e una sentenza “piena”
ll 23enne ex fidanzato di Giulia Cecchettin, condannato in primo grado all'ergastolo, in una lettera alla Corte d'Assise dichiarava di accettare la pena rinunciando al processo e sentendosi pentito. Ma la Procura vuole andare fino in fondo per il riconoscimento formale delle aggravanti di crudeltà e stalking
La battaglia per la verità da sancire fino in fondo in Aula continua. Un anno dopo l’orrore che ha strappato Giulia Cecchettin alla vita e all’affetto dei suoi cari, la giustizia italiana non solo non molla la presa. Ma alza la posta in gioco. In nome di quella giovane donna, simbolo di una lotta mai conclusa contro il possesso e la violenza – e che purtroppo rinnova il suo potenziale di orrore e sangue quotidianamente con l’impennarsi dei fenomeni di femminicidio – la Procura Generale di Venezia ha preso una decisione ferma: si terrà il processo d’appello a carico di Filippo Turetta, nonostante l’ergastolo già comminato in primo grado.
Omicidio Cecchettin, la Procura conferma: l’appello si farà. Ecco la data
E c’è una data: ed è quella fissata in calendario per il 14 novembre nell’aula bunker di Mestre. Non è un appello per cambiare la pena massima, già sentenziata e che l’imputato Turetta – condannato in primo grado sta già scontando –. Ma è una strategia giudiziaria, che assume un enorme valore simbolico e morale. È la volontà di non lasciare zone d’ombra, di ottenere il pieno riconoscimento delle aggravanti che il tribunale di primo grado aveva escluso.
Il fine (e il valore simbolico) del riconoscimento delle aggravanti
Secondo la Procura, il numero delle coltellate (circa 75) e i comportamenti ossessivi andrebbero configurati come atti persecutori. Eppure, questa tesi non è stata accolta dalla Corte, per la quale le numerose coltellate furono inferte non per far soffrire la donna, ma soltanto per la “goffaggine di Turetta”. E per motivazioni altrettanto discusse, non è stato riconosciuto neanche lo stalking perché la vittima frequentava liberamente il giovane, nonostante i numerosi messaggi invasivi.
Turetta, l’Appello per chiedere giustizia fino in fondo
Dunque a questo punto, nonostante Turetta abbia comunicato la sua rinuncia all’appello con una lettera che esprime un presunto pentimento e l’accettazione dell’ergastolo, la Procura Generale va avanti con determinazione. L’obiettivo è chiaro: ottenere il riconoscimento formale delle aggravanti di crudeltà e stalking, escluse dalla Corte d’Assise di Venezia. Per la famiglia di Giulia e per l’opinione pubblica, queste aggravanti sono cruciali infatti, perché inquadrano l’omicidio come un atto di violenza di genere efferata e premeditata, andando oltre la semplice esecuzione del delitto.
L’importanza di un riconoscimento “pieno” dell’omicidio
In primo grado, Turetta è stato condannato al massimo della pena per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dal rapporto affettivo, oltre che per sequestro di persona e occultamento di cadavere. La battaglia legale che si rinnova in Aula, dunque, ha dunque più che altro un valore simbolico: essendo l’ergastolo la pena massima già comminata a Turetta, l’eventuale riconoscimento delle aggravanti non comporterà un aumento degli anni di detenzione per l’imputato condannato in primo grado.
Quella valenza morale che la dichiarazione di “pentimento” di Turetta non può esaurire
Il riconoscimento, tuttavia, avrebbe una fortissima valenza morale. Affermando in maniera inequivocabile che l’omicidio è stato consumato con la spietatezza della crudeltà (considerando le circa 75 coltellate). Preceduto oltretutto da atti persecutori sistematici (stalking). L’appello, allora, che vedrà la Procura Generale confrontarsi con la difesa di Turetta e con i legali della famiglia Cecchettin, diventa pertanto un passaggio fondamentale. Indispensabile per definire l’intera verità processuale. E dare un segnale netto in un contesto di forte sensibilità sul tema della violenza sulle donne.