CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

L’ultima di Roberto Saviano: “La strage anti-narcos nelle favelas del Brasile rafforza i cartelli della droga”

La droga e i clan

L’ultima di Roberto Saviano: “La strage anti-narcos nelle favelas del Brasile rafforza i cartelli della droga”

Cronaca - di Lucio Meo - 31 Ottobre 2025 alle 08:41

“Il Bope (le forze speciali di polizia), con altre polizie locali, ha commesso un massacro senza sapere nemmeno chi abbia davvero ucciso. Volevano smantellare il Comando Vermelho, la mafia che comanda Rio da quasi mezzo secolo. Il principio lo conosco: ‘Chiunque in quelle fogne è complice, se vuoi colpire i narcos devi colpire tutti’. Così ragionando, hanno sparato a chiunque avesse un’arma, a chiunque scappasse, a chiunque fosse vicino ai depositi di armi e di coca. Risultato? 130 morti (ma saranno molti di più), un centinaio di arrestati e una novantina di armi lunghe sequestrate…”. Nulla è come sembra, quando c’è Roberto Saviano di mezzo, neanche l’utilità di bonificare da mafiosi e spacciatori di droga interi quartieri nelle mani dei pusher, anche a costo di ammazzare chi ha cercato di reagire allo Stato. La provocazione dello scrittore di “Gomorra è sempre la stessa: tutto ciò che si fa, in Italia o all’estero, per contrastare il crimine, non serve, anzi, è controproducente. Lo dice lui, quindi c’è da crederci. Ma l’alternativa alla repressione sono le fiction sui boss carismatici?

Saviano e i blitz sbagliati contro i narcos delle favelas

il blitz anti-narcos nelle favelas brasiliane di Rio de Janeiro è stata un’operazione senza precedenti per dimensioni e violenza, condotta il 28 ottobre 2025. L’operazione, denominata “Operação Contenção” (Operazione Contenimento), ha coinvolto 2.500 poliziotti pesantemente armati che hanno fatto irruzione nelle favelas di Complexo do Alemão e Penha, nelle zone nord della città. L’obiettivo principale era colpire il Comando Vermelho, la più potente organizzazione criminale brasiliana specializzata nel traffico di droga, con l’arresto di una settantina di suoi membri, incluso il latitante leader Edgar Alves Andrade, detto “Doca”.​ L’operazione si è trasformata in una vera e propria guerra urbana, con scontri a fuoco traumatici durati ore. Il bilancio è drammatico: almeno 138 persone sono morte, compresi 4 agenti di polizia, mentre circa 81 persone sono state arrestate.

“Arrestare tutta la feccia, sbatterla in prigione, ucciderla, ripulire i ghetti. È davvero il metodo per contrastare i cartelli? No. È il metodo per regolare i conti con loro, come in un conflitto tra poteri sullo stesso territorio”, scrive oggi Saviano sul Corriere, che fa fiferimento ai due principali cartelli mafiosi della droga, Vermelho e Pcc.

 

“Attaccare il segmento militare, farlo su quello economico è impossibile. Comando Vermelho e Pcc hanno in mano società di agenti di calciatori, petrolifere, minerarie, di trasporti; spostano voti, investono in benzina, hotel e ristoranti. Castro, come Bukele in El Salvador, usa la guerra contro i narcos per creare uno stato d’eccezione permanente e legittimare uno Stato in cui si può sparare e arrestare senza garanzie: una politica di sterminio travestita da sicurezza. È un autoritarismo carcerario che neutralizza la violenza visibile, ma crea un sistema di repressione costante. La classe media si sente apparentemente tutelata perché le strade vengono ripulite», ma libertà, indagini e diritti vengono compromessi. Più lento da comprendere rispetto alla fila immediata di cadaveri dei presunti cattivi. Il massacro è servito? È servito a Castro, in perfetto stile populista, a militarizzare il consenso, mostrando forza contro il narcotraffico ma senza toccarne le reti economiche e politiche. In pratica, ha favorito la riorganizzazione dei cartelli più forti…”, è la conclusione dello scrittore.

Non ci sono commenti, inizia una discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Lucio Meo - 31 Ottobre 2025