
Il governo tira dritto
Il Pnrr mette il turbo: a novembre verrà pagata l’ottava rata. Foti: “Per dicembre richiesta la nona”
Il ministro interviene al 40esimo convegno dei Giovani imprenditori, dal titolo 'Ritmo - Il tempo dell'impresa che cresce'. E annuncia l'estensione del modello Zes. "I principi del Green Deal rischiano di deindustrializzare l'Europa"
Il governo accelera sul Pnrr. E’ il ministro Tommaso Foti ad annunciare a Capri, davanti la platea dei giovani di Confindustria, il timing serrato che vede l’Italia col vento in poppa. “A novembre verrà pagata l’ottava rata e ci stiamo preparando per richiedere a dicembre la nona rata” del Pnrr, annuncia il ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le politiche di coesione, intervenendo al 40esimo convegno dei Giovani imprenditori, dal titolo ‘Ritmo – Il tempo dell’impresa che cresce’.
L’esecutivo marcia spedito verso gli obiettivi e i target, come per le precedenti rate che hanno reso l’Italia primatista in Europa. Ma sono stati anche altri i temi di politica economica annunciati da Foti ai giovani imprenditori sui cui l’esecutivo sta lavorando. In primis, l’estensione del modello Zes. Cautela, ma anche certezze da parte del ministro: “Non voglio anticipare quella che è un’iniziativa che stiamo assumendo e che deve avere anche il conforto dell’Ue. Ma posso dire, con buona possibilità di riscontro positivo, che stiamo lavorando in tal senso”. “Non vedo perché dovrebbe esserci un’opposizione da parte dell’Ue. Siamo fiduciosi. Vedendo il risultato positivo che la Zes unica ha avuto, noi ci stiamo applicando e lavorando perché possa essere replicata”.
Si passa al green deal, tema su cui Foti è stato categorico. “Noi abbiamo avuto due forti condizionalità. Una alla nascita, perché è inutile stare lì a discutere, il Green Deal ha fissato quelle che sono state le strutture del Pnrr e le scelte strutturali del Pnrr. La seconda è il principio di non arrecare un danno significativo all’ambiente, che è stato applicato in modo, direi, troppo significativo e troppo esasperato”.
“I principi del Green Deal rischiano di deindustrializzare l’Europa”
Un esempio: “Noi non abbiamo potuto finanziare alcuna riparazione o costruzione di strade a un ente locale. Perché si ritiene che realizzare una strada significhi arrecare un danno significativo all’ambiente. Mi pare che forse, oltre al miraggio della transizione ecologica ambientale, si dovesse anche pensare a una neutralità tecnologica per consentire al sistema delle imprese di avere un futuro e non soltanto un passato o un presente ancora per poco”. I principi del Green Deal, per Foti, “rischiano non solo di pesare per il futuro in Europa, ma rischiano di deindustrializzare l’Europa”.