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I mali del sensazionalismo

I delitti trasformati in romanzetti gialli: così le luci della ribalta cancellano le vittime e fanno un danno alla giustizia

Da Cogne a Garlasco, la spettacolarizzazione dei grandi casi giudiziari finisce spesso per far dimenticare che al centro ci sono persone reali, non vite immaginate. Pesa il ruolo dei tanti personaggi in cerca d'autore, che si insinuano nel doveroso racconto di cronaca

Cronaca - di Dalila Di Dio - 26 Ottobre 2025 alle 06:46

Cogne, Brembate di Sopra, Avetrana: la tranquilla provincia italiana, periodicamente, balza agli onori delle cronache travolta, nel volgere di qualche ora, da un’attenzione mediatica senza precedenti. Luoghi pressoché anonimi, in un attimo sono sulla bocca di tutti: diventano il luogo del delitto.

Da Avetrana a Garlasco: la trasformazione dei delitti in romanzetti gialli

Da Garlasco a Novi Ligure, delle vittime di questi delitti, spesso inspiegabili, dopo il cordoglio iniziale di circostanza, importa poco un po’ a tutti. Finiscono sullo sfondo, a fare da contorno a un racconto imbastito intorno ai loro presunti assassini, alle famiglie, agli avvocati, ai consulenti, ai magistrati, tutti protagonisti di una liturgia che conosciamo bene: un’occhiata ai social per scoprire chi fosse la vittima e chi sia il “mostro” di turno, le interviste agli amici e ai parenti, i riflettori puntati sull’indagato, meglio ancora se portato via con le manette ai polsi, e poi via alle danze nei salotti televisivi, dal mattino fino a notte fonda, scavando nel torbido, nell’intimità di persone fino al giorno prima sconosciute, tutti in cerca della soluzione al giallo, quasi non si stesse parlando delle vite di esseri umani ma di personaggi di fantasia, protagonisti di un romanzetto di terz’ordine.

Il valore della cronaca e l’assalto dei personaggi in cerca d’autore

Sia chiaro: quello del giornalista che racconta i fatti, pone domande, cerca risposte, è un ruolo fondamentale e sacrosanto. Fior di vicende giudiziarie hanno trovato uno sbocco anche grazie al prezioso contributo del giornalismo investigativo. Ciò a cui quotidianamente assistiamo, però, troppo spesso ha poco a che vedere con la doverosa e legittima cronaca giudiziaria: i media pullulano di personaggi in cerca di autore che, a cadavere ancora caldo, sbucano da tutte le parti, in cerca di uno strapuntino da cui far sapere al pubblico famelico che anche loro hanno un’opinione su chi possa essere “l’assassino”. Così, lentamente, la tragedia diventa farsa tra retroscena pruriginosi, pettegolezzi e clamorose indiscrezioni annunciate urbi et orbi e smentite due ore dopo.

Un circolo vizioso di cui è difficile capire l’origine

Sarebbe interessante tentare di capire se sia stata la morbosa curiosità degli spettatori ad alimentare, negli ultimi decenni, il circo mediatico o viceversa: se, cioè, il bombardamento di notizie, che spesso sconfinano nel gossip puro e semplice, abbia indotto negli italiani una sorta di bulimia da perizie, verbali, rilievi, incidenti probatori e intercettazioni telefoniche. Quello che sappiamo per certo è che nel corso degli anni, complici anche certe procure colabrodo, gli atti processuali sono diventati materiale da rotocalco alla mercé di chiunque, soprattutto di chi non ha i mezzi tecnici per interpretarli e comprenderli. Così ti ritrovi con comici e soubrette che discettano di perquisizioni, sentenze e aggravanti, senza che nessuno ricordi loro che un bel tacer non fu mai scritto.

L’irresistibile richiamo della notorietà

L’opinione di costoro, sotto i riflettori di uno studio televisivo, vale quanto il parere tecnico di giuristi che, in fondo, non sono esenti da responsabilità: sottrarsi a simili contesti, per chi della giustizia ha fatto la sua professione, dovrebbe essere un dovere, ma alcuni di loro sono così abbagliati dalle luci della ribalta da accettare di andare a farsi impallinare dalla conduttrice assetata di sangue di turno, che ha già deciso che l’indagato è colpevole e il difensore è ancora più colpevole, perché ha l’ardire di difendere il mostro. D’altronde, quando persino il Pm diventa d’improvviso un vip, paparazzato per strada come un qualunque calciatore, prodigo di dichiarazioni e di proclami sull’accaduto, perché il difensore non dovrebbe cercare i suoi quindici minuti di pubblicità?

Uno spettacolo che fa male a tutti e tutto, a partire dalla giustizia

E mentre ognuno recita la propria parte in commedia, troppo spesso ci sono una vittima pressoché dimenticata e un presunto colpevole, processato due volte, in aula secondo le regole del codice di procedura penale e per strada da giurie guidate dagli istinti più feroci e fomentate dal quotidiano bombardamento mediatico. Vittima tra le vittime, la giustizia, mortificata dal sensazionalismo, ridotta ad argomento da bar, vilipesa, offesa e ferita, anche da chi dovrebbe custodirne la sacralità.

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di Dalila Di Dio - 26 Ottobre 2025