
L'intervista
Gismondo: “Lockdown, vaccino e piano pandemico, ecco tutti gli errori di Speranza sulla gestione del Covid”
“Il lockdown fatto così in maniera generalizzata e su tutte le fasce di popolazione, senza tener conto dei giovani che hanno avuto più un nocumento che un beneficio, è stato un errore enorme”. Maria Rita Gismondo, ex direttrice del reparto di Microbiologia clinica dell’ospedale Sacco di Milano, sentita ieri nel corso di un’audizione della commissione Covid, spiega al Secolo d’Italia tutte le criticità sulla gestione della pandemia.
Dottoressa Gismondo, perché sostiene che il lockdown per il Covid sia stato un errore?
“Sull’efficacia del lockdown ci sono diverse valutazioni già pubblicate. In alcuni Paesi è stato utile per diminuire la diffusione del virus, ma in molti altri l’ha addirittura peggiorata. Quando si è ricorso al lockdown, l’8 marzo del 2020, c’era un’impreparazione di fondo e uno stupore di fronte a quella situazione, che giustificava una drastica misura immediata. Ma questa misura è stata, poi, estesa per mesi e per anni a singhiozzo e questo ha danneggiato i giovani che ancora oggi denunciano danni psicologici gravi”.
Come si sarebbe dovuto fare?
“In maniera totalmente diversa. Si sarebbe dovuta fare un’iniziale chiusura totale per capire meglio i dati che stavamo raccogliendo. Dopo avremmo dovuto tenere in isolamento i malati e liberare i giovani sani che, con le giuste accortezze, avrebbero potuto sostenere il tessuto economico e sociale”.
È stato sbagliato anche suddividere l’Italia in zone rosse, zone gialle e arancioni?
“È stato assurdo perché il virus circolava lo stesso e, inoltre, alcune Regioni lasciavano certe aziende aperte e altre chiuse. Non c’è stato l’unisono per fronteggiare la pandemia”.
Nel corso dell’audizione di ieri, lei ha ribadito che, in caso di pandemia, di norma, si mettono in isolamento i malati e non i sani. Perché, in questo caso, si è fatto l’opposto?
“Dovrebbe dircelo il Cts, che secondo Speranza è quello che ha suggerito tutti i provvedimenti. Io, sui sacri testi su cui ho studiato infettivologia per anni, ho sempre saputo che l’isolamento valeva solo per i malati e per i fragili. Nella fascia 0-19 anni, però, abbiamo avuto una decina di morti e questi numeri non giustificano né l’isolamento né il vaccino per i ragazzi. È bene ricordare, inoltre, che solo qualche mese fa la Pfizer ha inserito tra gli effetti collaterali che i giovani maschi possono avere delle pericarditi. Non sono negazionista, ma sono convinta che avremmo potuto prendere un reale vaccino per protegge la popolazione. Ricordo, infine, che all’epoca il prof. Crisanti disse che non avrebbe fatto quel vaccino perché non ci sono prove di sicurezza per il suo utilizzo dato che servono 7-8 anni per valutarne l’affidabilità”.
Dottoressa Gismondo, il vaccino Covid non lo farebbe nemmeno adesso?
“Adesso non ha senso perché oggi il Covid è un mal di gola passeggero e, al massimo, dà un po’ di febbre per qualche giorno. Il coronavirus è mutato e ha una circolazione endemica sopportabile”.
Quella sorta di “bollettino di guerra” che prevedeva la lettura dei dati sui decessi per Covid quanto ha generato paura tra i cittadini?
“Certamente contribuiva allo stato di terrore che veniva alimentato un po’ ovunque. In Emilia-Romagna, il dem Baruffi, parlando del lockdown sportivo per i giovani, disse: ‘No allo sport per dare un senso al regime delle resistrizioni’. Le pare normale?”
Molti esperti sostengono che il piano pandemico sarebbe servito a poco. Lei concorda?
“Mah, mi sembra un’affermazione senza senso che non merita una risposta. È come dire: ‘inutile prendere i farmaci tanto le persone si ammalano lo stesso’. Se ci fosse stato un piano pandemico non saremmo stati sprovvisti dei dispositivi di protezione individuale e avremmo arginato la diffusione del virus e non avremmo avuto tutti questi morti”.
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