
L'annuncio
Gaza, c’è la firma di Hamas e di Israele al piano di pace definitivo: telefonata “emozionante” tra Netanyahu e Trump
La firma, di Hamas e di Israele, è arrivata alle 15.13 di una giornata storica, in Egitto, sotto la versione finale dell’accordo sulla prima fase del piano Trump per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. L’annuncio è arrivato dalla portavoce dell’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu, Tal Heinrich secondo cui l’accordo prevede che il cessate il fuoco entri in vigore 24 ore dopo l’ok del governo e dopo 72 ore inizi il rilascio degli ostaggi. Inoltre, dopo che gli ostaggi israeliani verranno rilasciati da Hamas, l’esercito israeliano manterrà il controllo di circa il 53 per cento della Striscia di Gaza.
Gaza, la firma di Hamas e di Israele c’è
Benjamin Netanyahu ha avuto un colloquio telefonico ”emozionante” con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fatto sapere la portavoce dell’ufficio del premier israeliano, Shosh Bedrosian, incontrando i giornalisti. “In una telefonata il primo ministro Netanyahu ha ringraziato il presidente Trump per il suo impegno di leadership globale che ha reso tutto questo possibile”, ha detto Bedrosian. “E’ stata una conversazione molto emozionante e affettuosa, durante la quale entrambi i leader si sono congratulati a vicenda per questo traguardo storico”. Scena di giubilo si susseguono da ore a Gaza e a Tel Aviv. «L’accordo raggiunto in Egitto per l’applicazione della prima fase del piano di pace del presidente Trump è una straordinaria notizia che apre la strada al cessate il fuoco a Gaza. Il governo Meloni ha da sempre sostenuto questo piano. Complici, sì: della pace in Palestina». Il messaggio social di Fratelli d’Italia ha azzerato in un colpo solo le polemiche aizzate ad arte dalla sinistra sotto il manto delle proteste pro-Pal.
Meloni: “Dobbiamo essere orgogliosi del contributo costante dato dall’Italia”
Grande la soddisfazione della presidente del Consiglio: “Desidero ringraziare il presidente Trump per aver incessantemente ricercato la fine del conflitto a Gaza e i mediatori – Egitto, Qatar e Turchia – per i loro sforzi che si sono rivelati cruciali per l’esito positivo raggiunto”. “Penso che dobbiamo essere orgogliosi del contributo silenzioso ma costante che l’Italia ha dato in tutta questa fase”. In un collegamento telefonico con lo Speciale Tg1, Giorgia Meloni ha ribadito “che l’Italia è pronta a fare la sua parte, è pronta a contribuire alla stabilizzazione, alla ricostruzione e allo sviluppo di Gaza. Chiaramente con l’ottimo rapporto che può vantare con tutti gli attori della regione”. “In questa fase si parla soprattutto di una tregua- ha aggiunto la presidente del Consiglio- di rilascio degli ostaggi, che era la condizione essenziale per avviare un percorso di pace; e dall’altra parte di un primo arretramento delle forze israeliane a Gaza. Chiaramente c’è tutto il tema del disarmo di Hamas; c‘è il tema di fare in modo che non ci siano nuovi insediamenti in Cisgiordania, e la gestione di una fase transitoria particolarmente della Striscia di Gaza. Se Hamas non deve avere alcun ruolo, come mi pare siamo tutti d’accordo, dall’altra parte sappiamo anche che l’Autorità Nazionale Palestinese ha bisogno di un percorso di riforma – ha sottolineato Meloni -. C’è un ruolo che la comunità internazionale, e particolarmente i Paesi arabi e della regione, devono giocare per garantire transitoriamente un governo, e poi ci sarà bisogno di monitoraggi e di un impegno della comunità internazionale che verrà valutato nelle prossime ore, ci sono e ci saranno interlocuzioni su questo, per garantire che tutto funzioni come deve funzionare. La pace si costruisce lavorando e non sventolando bandiere”.
Le cancellerie internazionali hanno accolto all’unanimità con favore l’annunciato accordo tra Israele e Hamas sulla “prima fase” del piano di Donald Trump in 20 punti per la “fine del conflitto a Gaza”. Sono passati più di due anni dalla strage del 7 ottobre 2023 in Israele e dall’inizio, in risposta, delle operazioni militari israeliane che da allora hanno martellato la Striscia di Gaza finita nel 2007 in mano a Hamas. Per molti, dopo tre giorni di contatti intensi in Egitto, è finalmente arrivata una “svolta”, ma c’è cauto ottimismo. Saranno ore e giorni intensi per la diplomazia. Trump è atteso nella regione, in Egitto e Israele.
Ecco cosa è stato concordato, quali saranno i prossimi passi e cosa ‘manca’.
L’accordo è sulla cosiddetta “prima fase” del piano Trump. Il testo sulla “prima fase” del piano è stato firmato stamani in Egitto, secondo Tal Heinrich, una portavoce dell’ufficio del premier israeliano citata dal giornale israeliano Haaretz, senza precisare chi abbia firmato il documento. Dovrebbe prevedere il rilascio degli ostaggi (48 sono nella Striscia e si ritiene solo 20 siano vivi), l’inizio del ritiro graduale delle forze israeliane dalla Striscia e la liberazione di detenuti palestinesi. Secondo Trump, probabilmente gli ostaggi israeliani verranno rilasciati “lunedì”. Gli ostaggi vivi saranno liberi probabilmente domenica, stando a un funzionario citato da New York Times.
Secondo tre fonti israeliane sentite dalla Cnn, Hamas potrebbe non sapere dove si trovino i resti degli ostaggi deceduti o non essere in grado di recuperarli. Dalle fila di Hamas, il portavoce Hazem Qassem ha detto alla tv satellitare al-Jazeera che “se le condizioni sul campo lo permetteranno” gli ostaggi “potranno essere rilasciati tutti insieme” e ha confermato che il gruppo ha “informato i mediatori delle difficoltà legate alla consegna dei corpi dei defunti”. Il sito di notizie israeliano Ynet ha scritto di una ‘task force internazionale’, con la partecipazione di Israele, Usa, Egitto, Qatar e Turchia, che dovrebbe collaborare a localizzare i corpi degli ostaggi deceduti nella Striscia.
Sul punto dei detenuti palestinesi che dovrebbero essere scarcerati in cambio della liberazione degli ostaggi, resta da chiarire se tra coloro che verranno liberati ci saranno i ‘big’ Marwan Barghouti e Ahmed Saadat. Non sarà così secondo una fonte citata dalla Cnn. Non ci sarà Barghouthi stando alla portavoce dell’ufficio del premier israeliano. Mentre fonti coinvolte nei negoziati hanno detto ad al-Arabiy al-Jadeed, giornale del Qatar, che Israele ha accettato di scarcerare Barghouti, Saadat e anche altri esponenti di Hamas.
Secondo l’ufficiale israeliano, le 72 ore concesse a Hamas per rilasciare i restanti ostaggi scatteranno una volta completato l’iniziale ritiro delle forze israeliane. Secondo la portavoce dell’ufficio del premier israeliano, il conteggio delle 72 ore inizierà dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco e dopo il rilascio degli ostaggi i militari israeliani manterranno il controllo di circa il 53% della Striscia di Gaza. na crisi umanitaria denunciata da più voci.