"Piaga infinita"
Francesca Barra denuncia un altro sito sessista: «Foto di me nuda generate con l’Intelligenza artificiale»
Il forum conta oltre sette milioni di utenti, le italiane note vittime di deepfake sarebbero oltre 50, fra loro anche Selvaggia Lucarelli, che ha a sua volta denunciato il caso. Solidarietà bipartisan dalla politica
Un nuovo caso di sito per adulti con immagini di donne famose manipolate con l’intelligenza artificiale è emerso grazie alla denuncia della giornalista e scrittrice Francesca Barra. «Ho scoperto ieri che su un sito per adulti circolano immagini di me nuda, generate con l’intelligenza artificiale. Non sono io, ma qualcuno ha deciso di costruire quella menzogna per ottenere attenzione e insinuare il dubbio che potessi essermi mostrata in quel modo», ha scritto Barra sui propri social, in un lungo post in cui sottolinea che «questa non è solo la mia storia, ma il preludio di un pericolo che riguarda tutti. Nessuna donna, nessuna ragazza dovrebbe trovarsi di fronte a un corpo inventato e sentirsi ferita due volte: nell’immagine e con l’impunità».
Ancora violenza contro le donne in rete: la denuncia di Francesca Barra
Secondo quanto emerso, le donne famose finite vittima dello stesso reato sono numerose e vi sarebbe un’apposita categoria dedicata alle “vip italiane nude”, sempre con foto generate tramite Ai. Si tratta di 46 pagine con foto dalle ambientazione varie, dagli studi televisivi, al mare fino allo stadio. Come spesso accade in questi casi, il sito non ha particolari filtri: bastano un’autodichiarazione di maggiore età e la compilazione di un modulo con dati che non vengono verificati.
Lucarelli: «Su quel sito oltre 50 italiane note, ci sono anche io»
I nomi delle donne presenti sul sito sono stati divulgati da alcuni organi di stampa e anche da Selvaggia Lucarelli, che denuncia a sua volta di essere finita vittima del deep fake a sfondo sessuale. «Sono oltre 50 le italiane note del sito con nudi realizzati con AI», scrive Lucarelli, elencandone diversi, spiegando che il forum «ospita oltre 7 milioni di utenti, con decine di migliaia di iscritti attivi 24 ore su 24» e svelando che aveva scritto un articolo sul caso due settimane fa, ma che non lo aveva pubblicato «perché, pur denunciando un fenomeno mostruoso, non volevamo dargli ulteriore diffusione». «Oggi, però – ha commentato – non solo la notizia è diventata di dominio pubblico, ma i giornali hanno addirittura pubblicato il nome del sito, un errore incredibile che non può che aumentare la diffusione di queste immagini».
La scelta di non pubblicare i nomi
Benché i nomi siano stati ampiamente divulgati, noi abbiamo deciso di fare riferimento solo alle donne che hanno parlato direttamente, ritenendo che ciascuna debba essere libera di scegliere come affrontare una violenza che tocca così nell’intimo.
Francesca Barra: «Una violenza che marchia la dignità, la reputazione, la fiducia»
«Ho pensato ai miei figli e ho provato imbarazzo e paura per ciò che avrebbero potuto sentire o leggere, se quelle immagini fossero finite nelle mani sbagliate», ha scritto ancora Barra nel suo post, spiegando di aver pensato anche «alle figlie e ai figli di tutti, alle ragazze che subiscono la stessa violenza digitale e che forse non hanno i miei stessi strumenti per difendersi o la mia forza per reagire». «È una violenza e un abuso che marchia la dignità, la reputazione, la fiducia. Un furto dell’immagine, del corpo, della libertà di essere viste come si è — non come un algoritmo o una mente malintenzionata decide di rappresentarci». «Le tecnologie dovrebbero essere strumenti di progresso, non di sopraffazione. E invece, troppo spesso, diventano armi: di manipolazione, di vergogna, di distruzione dell’identità», avverte ancora Barra, ricordando che «chi crea, diffonde o ospita questo materiale commette un reato, ma troppo spesso le leggi, la rete e le piattaforme arrivano dopo».
Il lavoro della Commissione d’inchiesta sul femminicidio e sulla violenza di genere
A Barra e alle altre donne vittime di questo caso e casi del genere è arrivata un’ampia solidarietà bipartisan. Nei commenti è stato anche ricordato come il tema sia all’attenzione del legislatore, che al di là di ogni steccato politico è impegnato per contrastare quella che la deputata di FdI, Augusta Montaruli, ha definito «una piaga infinita». La presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, Martina Semenzato, sentita dall’agenzia di stampa Adnkronos, ha ricordato che «la Commissione ha quasi completato il ciclo di audizioni e sta predisponendo la bozza della relazione sulla dimensione digitale della violenza di genere in Italia alla luce anche della nuova legge sulla intelligenza artificiale 132 del 2025». «Sono emersi i temi della responsabilità e dell’identificazione», ha aggiunto Semenzato, ricordando la «necessità di individuare immediatamente gli autori degli illeciti e approntare sistemi sanzionatori adeguati a carico delle piattaforme che, nonostante le segnalazioni, faticano a rimuovere i contenuti», ma anche «il preponderante tema della educazione digitale non solo per le nuove generazioni ma anche per gli adulti» e della denuncia.
Una solidarietà e un impegno bipartisan
Gli interventi legislativi in corso sono stati ricordati anche dalla senatrice di FI, Licia Ronzulli, che ha richiamato la nuova legge «che introduce il reato di deepfake», punito con il carcere fino a 5 anni, e dalla senatrice di Noi Moderati Maria Stella Gelmini, che ha sottolineato che resta «da sciogliere il nodo dell’anonimato online», su cui lei stessa ha presentato una legge. Un testo sulla stessa materia è stato presentato anche da Avs. «Serve un’azione mirata delle autorità preposte per fermare questo abuso continuo su centinaia di donne. Non è questo il prezzo che siamo disposte a pagare per l’innovazione e la tecnologia di cui si dovrebbe fare ben altro uso», ha concluso Montaruli.