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Mtv chiude i canali musicali in Europa

Icona di un tempo che fu

Chiude Mtv: anche il canale che “uccise le star della radio” è finito vittima dei social

Nata negli Usa nel 1981 e approdata in Italia negli anni '90, Music Television rivoluzionò il modo in cui i giovani si accostavano alla musica portando i videoclip nelle loro case. Fu una rivoluzione anche culturale. Poi sono arrivati youtube, lo streaming e TikTok ed è iniziata un'altra era

Cronaca - di Guglielmo Pannullo - 19 Ottobre 2025 alle 07:00

Immagino che la notte del 1º agosto 1981 fosse calda, negli States. L’aria condizionata, per quanto fosse già sul mercato da qualche decennio, non era capillare, al contrario degli immancabili ventilatori. Il mondo viveva un periodo di travolgente trasformazione culturale. La musica, la moda e il cinema divennero specchio di una società che cercava sperimentazione e nuove identità di costume che sarebbero presto state appiattite dalla globalizzazione.

Nelle radio convivevano i suoni monumentali del rock e del progressive – da Wish You Were Here dei Pink Floyd alla teatralità dei Queen – con l’irruenza ribelle del punk, che urlava disillusione e protesta nelle voci dei Sex Pistols e dei Ramones. Back in black degli AC/DC era uscito nel 1980. Mentre le chitarre si facevano più ruvide, le piste da ballo si accendevano sotto le luci della Disco Music: paillettes, colori e ritmo dominavano un’epoca che trovava nel film La Febbre del Sabato Sera il suo manifesto scintillante.

Il cinema, dal canto suo, viveva un nuovo Rinascimento. Spielberg con Lo squalo e Lucas con Star Wars inventarono il concetto moderno di blockbuster e talvolta di mito, mentre Scorsese e Coppola raccontavano il lato oscuro dell’America in Taxi Driver e Apocalypse Now. In Italia, Dario Argento terrorizzava e affascinava con Profondo Rosso e Suspiria, elevando l’horror a forma d’arte.

Anche la moda rifletteva questa tensione tra luce e ombra. Da un lato, l’esuberanza disco con i tessuti lucidi e le zeppe vertiginose; dall’altro, la provocazione punk fatta di pelle, borchie e creste colorate. Verso il 1981 si affacciava già la cultura del fitness, premessa al culto del corpo e dell’immagine che avrebbe definito i decenni successivi. Erano gli anni che davano inizio all’ascesa delle spalline imbottite nei vestiti da donna, preludio androgino di un’ascesa nel mondo del lavoro che non si sarebbe arrestata. Un’era fa, in 45 anni il mondo è cambiato cento volte, esponenzialmente.

Faceva caldo, nel 1981. E il 1º agosto ancor di più. Mi immagino un lavoratore, magari un guardiano notturno, intento a fare pigramente zapping in attesa della fine del turno. A mezzanotte, una strana apparizione sugli schermi: un video musicale. Ma non un video qualunque: Video killed the radio stars, Il video ha ucciso le star della radio, dei Buggles. Con questa clip ironica e non casuale, era nata Music Television, per gli amici Mtv.

Per vederla in Italia, dovremo aspettare il 1995. Nacquero così i VJ, i video jockey, conduttori e presentatori delle clip che avrebbero animato le giornate di intere generazioni. Il video musicale diviene, così, strumento integrante della musica stessa, forse come fu per il teatro e l’opera: elementi inscindibili che, se presi individualmente, non renderebbero quanto in potenza potrebbero. La musica, per tutti i ’90 e i 2000 si poteva vivere e vedere da casa o al bar.

Mtv fu tutto e il contrario di tutto: veicolo di messaggi positivi e negativi; voce di bacchettoni e di eretici; di musicisti e di improvvisati; di star e di emergenti; di omologati e di ribelli; di globalismi e localismi. Fu voce narrante di un mondo che mutava e che intorno alla musica trovava un punto d’incontro. Fu, certamente, una società con finalità di lucro, va specificato a scanso di equivoci: scopo primario di Mtv era fare impresa nella più classica maniera televisiva, con pubblicità, semplificazioni e programmi trash. A cui, tuttavia, avevano spazio temi più profondi, più ironici, più cool e talvolta pure più controculturali.

Fatto non assurdo di per sé, in quanto, come ogni impresa, Mtv provò ad ampliare il più possibile il proprio pubblico per massimizzare i propri prodotti e le proprie proposte. Fu business, sì… ma entrò nelle camerette di intere generazioni, segnandone l’adolescenza e diventandone la colonna sonora degli anni della spensieratezza. Ora, dal 31 dicembre del 2025, interromperà le trasmissioni musicali in Europa, segnando un po’ la fine di un fenomeno di costume tutto occidentale che ha avuto indubbie ripercussioni nel mondo.

Non è un fulmine a ciel sereno, già l’avvento del web e di Youtube aveva dato un primo, forte scossone all’audience: non più canale con redazioni e palinsesti da definire, ma piattaforma libera dove ognuno poteva caricare letteralmente quello che voleva. E poi la musica online, Spotify, Amazon Music, i reels di pochi secondi. Tutti colpi assestati a Mtv che sono diventati sempre più ingestibili e non combattibili. E così, come fu per la radio, anche la musica in Tv lentamente si avvia al proprio declino, lasciando spazio al nuovo. Chissà se qualcuno un giorno metterà su pentagramma Streaming killed the Mtv stars.

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di Guglielmo Pannullo - 19 Ottobre 2025