CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Albanese rischia il posto, gli Usa la accusano di finanziamenti da gruppi filo-Hamas. FdI: l’Italia si associ

L'interrogazione di Malaguti

Albanese rischia il posto, gli Usa la accusano di finanziamenti da gruppi filo-Hamas. FdI: l’Italia si associ

Politica - di Stefania Campitelli - 29 Ottobre 2025 alle 14:27

Guai in vista per la compagna Francese Albanese, la relatrice speciale dell’Onu per la Palestina, ultima eroina della sinistra contro il nemico israeliano. È tornata nel mirino degli Stati Uniti, che ne ha chiesto la rimozione per presunti finanziamenti ricevuti da gruppi di pressione filo-Hamas violando l’articolo 3 del Codice di condotta delle Nazioni Unite.

A chiedere il ‘licenziamento’ la divisione per i Diritti Civili del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. La lettera, firmata da Leo Terrell, membro della Task Force federale contro l’antisemitismo, è diretta. “La sua condotta ha disonorato l’istituzione che rappresenta e compromesso la credibilità del suo mandato”.  Lo scandalo è oggetto di un’interrogazione alla Camera di Mauro Malaguti di FdI.

Finanziamenti illeciti da Hamas, Albanese rischia il licenziamento

Il parlamentare chiede se non sia il caso che l’Italia si unisca all’amministrazione Usa  per fare luce sulle gravi accuse avanzate dalla ong  UnWatch secondo cui l’Albanese avrebbe insabbiato insieme all’Onu presunti finanziamenti (circa 20mila dollari), ricevuti da gruppi di pressione filo-Hamas”. La relatrice per i territori occupati sarebbe stata protagonista anche di “altre gravi violazioni etiche e comportamenti finanziari, che giustificano un’indagine urgente e indipendente”.

L’interrogazione di FdI: l’Italia si unisca alla richiesta Usa

Secondo l’Ong, che da anni monitora le prestazioni delle Nazioni Unite, l’Albanese durante un viaggio  “lobbyng del novembre del 2023 in Australia e Nuova Zelanda ha partecipato a vari eventi ricevendo finanziamenti esterni non governativi”. Se fosse accertato avrebbe violato l’articolo 3 del Codice di condotta delle Nazioni Unite per le procedure speciali che vieta ai titolari di mandato di accettare favori, doni o remunerazioni da fonti non governative. Due associazioni, l’Australian Friends of Palestine Association e la Free Palestine Melbourne, che non hanno mai negato il sostegno ad Hamas, hanno ammesso i finanziamenti, forse ignorando le regole Onu. Secondo UnWatch il primo gruppo ha elogiato il leader terrorista di Hamas Yahya Sinwar, ucciso da Israele nel 2024, definendolo  “incredibilmente commovente”. La seconda associazione ha definito la mattanza del 7 ottobre “un momento di svolta non solo per i palestinesi di Gaza, ma per l’intera regione, se non per il mondo intero!”.

L’insabbiamento del Palazzo di Vetro, l’imbarazzo della relatrice

L’Albanese si è difesa sostenendo di non aver nulla da nascondere. L’Onu a sua volta ha aggirato l’indagine deferendo il dossier al Comitato di coordinamento delle procedure speciali. Un gruppo che – a detta della Ong “non ha poteri investigativi ed è costituito a amici e collaboratori stretti della Albanese”. Di fronte alle proteste e al pressing di accuse il Comitato di coordinamento ha cercato di scagionarla con una lettera. Ma non ha potuto fare a meno di ammettere che l’Albanese ha effettivamente ricevuto finanziamenti da “organizzazioni esterne” filo-Hamas.

Onu, terreno fertile per la propaganda ideologica

“Se il caso Albanese fosse verificato e se ne dimostrasse la responsabilità – scrive Malaguti nell’interrogazione – sarebbe molto più di uno scandalo personale. Ma si trasformerebbe nella dimostrazione plastica di come il sistema Onu sia diventato terreno fertile per la propaganda ideologica di determinate parti politiche”. Alcuni giorni fa la notizia che i pagamenti con causale “Francesca Albanese” vengono bloccati dalla piattaforma PayPal.

Seduta infuocata all’Onu per il report sui territori palestinesi

Ma non basta, oggi al Palazzo di Vetro seduta infuocata per la presentazione del rapporto della Albanese sui territori palestinesi, giudicata non neutrale. La relatrice speciale ancora una volta denuncia  un “sistema internazionale di complicità nel genocidio di Gaza“. Collegata in video da Città del Capo a causa delle sanzioni statunitensi che le impediscono di viaggiare a New York, è stata attaccata non solo da Israele e dagli Stati Uniti, ma anche dall’Italia. Il Rappresentante permanente d’Italia, Maurizio Massari, è intervenuto dichiarando che il rapporto è “del tutto privo di credibilità e imparzialità”.

Non ci sono commenti, inizia una discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Stefania Campitelli - 29 Ottobre 2025