
Il prezzo del successo
Scoprire Sergio Endrigo scrittore: torna in libreria il visionario (e profetico) “Quanto mi dai se mi sparo?”
Trent'anni fa il cantautore immaginò una storia degna dell'era social: si parla di fama, fallimento, soldi e un suicidio in diretta. Ma, no, non è un romanzo deprimente: fa anche ridere e si legge tutto d'un fiato
Sergio Endrigo è stato un cantautore colto, elegante e delicato, con un suo stile riflessivo e intimo, che ha regalato al mondo capolavori in parole e musica capaci di evocare immagini e sentimenti con una forza che solo i grandi artisti sanno infondere nelle loro opere. Nato nel 1933 a Pola, allora italiana, ha vissuto con la sua famiglia il dramma dell’esodo, condiviso purtroppo con migliaia di altri. Un dramma da cui, anni dopo, nasce una delle sue meravigliose canzoni: 1947 («Da quella volta non ti ho trovato più strada fiorita della gioventù. Come vorrei essere un albero che sa dove nasce e dove morirà»).
La sua carriera di autore (i suoi testi sono poetici e raffinati), musicista e cantante, grazie a una voce dal timbro caldo ed emozionante accompagnata spesso con la chitarra (che suona da autodidatta, senza aver mai studiato musica), lo vede esibirsi sui palchi di tutto il mondo, anche in diverse lingue. E collaborare con artisti del calibro di Rafael Alberti, Pier Paolo Pasolini, Vinicius De Moares, Toquino, Giuseppe Ungaretti, Gianni Rodari. Ha inoltre interpretato in musica versi di grandi poeti come Neruda e Quasimodo.
Sergio Endrigo, però, non è stato solo un grande autore e compositore, le cui opere devono giustamente essere considerate come una parte importante del patrimonio della canzone italiana. Ha dato eccellente prova di sé anche come attore (in teatro e in un lungometraggio per la Tv) e come scrittore. Nel settembre 1995 ha pubblicato il romanzo Quanto mi dai se mi sparo? (Ed. Monflat). Oggi, a vent’anni dalla scomparsa di Endrigo e trent’anni dopo la prima uscita, questa particolarissima opera letteraria è stata ripubblicata da Baldini+Castoldi con la prefazione di Enrico Ruggieri, che scrive tra l’altro: «Le sue canzoni sono passate alla Storia. Credo che questo romanzo meriti un posto accanto a loro».
Ne hanno parlato giovedì 25 settembre, al Mondadori Bookstore di Piazza Cola di Rienzo, la figlia di Endrigo, Claudia, e il critico musicale e conduttore radiofonico Marco Molendini. Che nel corso di una partecipata presentazione, arricchita dalle letture di Angelo Maggi e dalla performance della giovanissima cantante romana Elena Piacenti (che accompagnandosi con l’ukulele ha regalato ai presenti una toccante interpretazione di Io che amo solo te), oltre a rendere omaggio alla figura di Endrigo, poeta-musicista sensibile e attento e grandissimo dell’arte italiana, hanno sottolineato tra le altre cose l’estrema attualità della storia narrata nel romanzo in relazione al mondo musicale in particolare e all’arte in generale.
Quanto alla trama, il libro racconta in prima persona la storia di Giovanni Birilleri (in arte Joe Birillo), cantautore cinquantenne che – si legge nella quarta di copertina – «sta vivendo il suo “momento no”. Durante una tournée, fatta di concerti in locali di poco conto e con pochi spettatori, emerge prepotente il suo sentirsi fuori moda, superato e inutile, travolto dalla musica commerciale dei giovani». Dopo aver riflettuto sulla sua situazione, che considera come un fallimento artistico cui si uniscono le difficoltà nei rapporti con la famiglia, il protagonista ne parla con manager e discografici. «Ma capisce di non avere più alcun supporto, in un mondo musicale dominato dalla mediocrità, dal denaro e dal cinismo».
Per dare una svolta a un percorso discendente che sembra senza uscita, a Joe viene un’idea: suicidarsi in diretta alla fine di un ultimo concerto. In questo modo, in un contesto in cui dominano sensazionalismo e profitti, «la sua morte diventerà un evento mediatico di tale risonanza da assicurare un futuro economico alla famiglia; una merce che, se ben venduta, gli regalerebbe un ultimo momento di popolarità», garantendogli un’uscita di scena in cui «vita e morte si confondono in un gioco di spettacolo e business».
Il romanzo, che ha un finale a sorpresa, grazie anche a una scrittura narrativamente fluida e molto coinvolgente, con punte molto divertenti di humor nero, si legge tutto d’un fiato. Si tratta – come è scritto nella quarta di copertina della prima edizione – di una «lucida, tragica e beffarda storia ambientata nel mondo dello spettacolo», nella quale Endrigo, che si rivela un narratore visionario che anticipa gli scenari di degenerazione di un mondo musicale dominato da moda e logiche di mercato, oggi sotto gli occhi di tutti, affronta temi come la crisi artistica e soprattutto il prezzo del successo. Ed invita «a riflettere sul valore dell’arte. Un viaggio tra musica, emozioni e provocazioni, che lascia il lettore con il fiato sospeso e una domanda: fino a che punto siamo disposti a spingerci per restare al centro del palcoscenico?».