Il 21 settembre del 1990 in provincia di Agrigento veniva ucciso Rosario Livatino, il “giudice ragazzino”, come lo aveva chiamato l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Un delitto spietato di un magistrato giovanissimo e integerrimo, proclamato beato nel 2021 da Papa Francesco. In queste ore arrivano dichiarazioni che rendono omaggio alla memoria di Livatino.
“Un servitore dello Stato esempio per le generazioni future”
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«Ho sempre creduto che raccontare alle giovani generazioni il sacrificio di chi ha messo legalità e giustizia davanti alla propria vita, non sia solo un dovere e un modo per onorarne la memoria ma anche per proseguire nell’impegno che questi eroi hanno intrapreso senza paura», scrive sui social la premier Giorgia Meloni. «Il giudice Rosario Livatino – prosegue il post – è tra questi eroi. Un servitore dello Stato che con rigore e fermezza ha portato avanti la battaglia contro la criminalità organizzata. Un uomo di profonda fede cattolica, beatificato nel 2021, a dimostrazione della sua importante opera. Oggi – conclude Meloni – nell’anniversario della sua uccisione, voglio ricordare il suo sacrificio e la sua azione compiuta senza piegare mai la testa, affinché la nostra generazione e quella futura non dimentichino e possano proseguire nel cammino di lotta contro ogni forma di mafia».
Il presidente del Senato, Ignazio La Russa su Facebook omaggia il magistrato siciliano ucciso il 21 settembre 1990 in provincia di Agrigento con poche sentite parole. «Sono trascorsi 35 anni dal vile agguato in cui fu ucciso Rosario Livatino. Magistrato integro, visse la giustizia come missione e servizio, guidato da una fede autentica. Il suo ricordo non è solo memoria, ma richiamo costante all’impegno contro ogni forma di mafia».
Nordio: ci inchiniamo riverenti alla sua memoria
«La gloria di Livatino – scrive in una nota il ministro della Giustizia, Carlo Nordio – non è solo quella di aver dato la vita per lo Stato ma di aver perdonato i suoi assassini. Questo fa la differenza tra l’eroe e il santo. Ci inchiniamo riverenti alla sua memoria, consapevoli che la sua condotta è un esempio che sarà difficile emulare».
«La sua breve ma intensa esperienza professionale – scrive su X la presidente della commissione Antimafia Chiara Colosimo – testimonia la dedizione di un uomo che, pur nella sua giovane età, seppe incarnare i valori piu’ alti della giustizia: la ricerca della verità, il rispetto della dignità di ogni persona, l’impegno instancabile contro ogni forma di illegalità». L’esponente di FdI vuole ricordare Livatino «non solo come vittima innocente della mafia, ma come esempio di integrità e coerenza, un ‘giudice giusto’ che ha unito la professionalità alla testimonianza cristiana, lasciando un’eredita’ morale e civile che continua a ispirare le nuove generazioni».
Coraggioso e integerrimo, non ha mai rilasciato un’intervista
Nel 35mo anniversario del delitto, l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, in collaborazione con la Regione Siciliana, ha pubblicato il volume Rosario Livatino tra Diritto e Fede, a cura di Gaetano Armao, professore di Diritto amministrativo all’Università degli Studi di Palermo, per ricordare la straordinaria figura del “giudice studente” ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990.
Magistrato integerrimo e coraggioso, impegnato nella lotta all’illegalità, visse la professione come autentica vocazione al servizio del bene comune. Dotato di grande riservatezza, non rilasciò mai interviste né cercò visibilità mediatica e condusse indagini decisive sulla criminalità organizzata agrigentina fino al giorno del suo assassinio, a soli 38 anni, da parte di un commando mafioso sul viadotto Gasena mentre si recava, senza scorta, in tribunale.
Il 9 maggio 2021 proclamato beato da Papa Francesco
Il 9 maggio 2021 è stato proclamato beato da papa Francesco come martire “in odium fidei”. “L’impegno professionale e la forza morale del giovane Livatino ne fecero un magistrato motivato, attratto dagli studi, integerrimo e alieno da ogni forma di protagonismo: un uomo di diritto siciliano convinto che il riscatto della propria terra passasse per il lavoro, l’onestà, il senso del dovere, la giustizia”, ha dichiarato il curatore Gaetano Armao. L’opera, con i contributi del rettore dell’Università di Palermo Massimo Midiri, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, del cardinale Marcello Semeraro, del presidente della Regione Siciliana Renato Schifani e di docenti universitari e magistrati – Emanuele Boscolo, Guido Corso, Felice Giuffrè, Nicola Gullo, Maria Immordino, Laura Lorello, Andrea Piraino, Giovanbattista Tona e Caterina Ventimiglia – e le conclusioni dello stesso Armao, riporta integralmente la tesi in diritto urbanistico regionale che Livatino presentò alla Scuola di perfezionamento in Diritto regionale dell’Università di Palermo nell’aprile del 1990, quando conseguì il diploma.