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bomba a Latina

Il piano d'azione

Quattro bombe in quattro mesi: la criminalità alza la testa a Latina. Ma lo Stato c’è: task force e «risposta decisa»

Intimidazioni notturne e vecchi nomi che riemergono. Oggi il procuratore ha convocato una riunione interforze con i due magistrati che si occuperanno di questi gravissimi episodi delittuosi

Cronaca - di Demetra Orsi - 9 Settembre 2025 alle 14:53

Una sveglia all’alba, l’altra dopo mezzanotte. Due boati in meno di ventiquattro ore hanno riportato Latina nell’occhio di un ciclone che non si è mai del tutto placato. E non si tratta di bravate: sono bombe, veri e propri ordigni esplosivi. Quattro in quattro mesi. Un’escalation silenziosa, a tratti sottovalutata, che oggi si compone come un puzzle criminale nelle mani degli inquirenti. A fare da sfondo, sempre lo stesso copione: lo spaccio, il denaro, le faide, i clan.

Latina come una bomba a orologeria

Il primo segnale – se così si può definire – risale al 6 maggio. Una bomba a mano lasciata in bella vista sul marciapiede davanti a un’officina in pieno centro: non un’esplosione, ma un messaggio. Dieci giorni dopo, il secondo atto: stavolta una bomba carta esplode davanti al cancello di una villetta in periferia.

Il 7 settembre, alle 5 del mattino, un altro ordigno devasta l’atrio di una casa popolare accanto allo stadio e alla parrocchia Santa Rita: ascensore sventrato, vetri in frantumi fino al primo piano. Fortunatamente, nessun ferito. La città si sveglia col rumore della paura. Ma la giornata non è finita.

Poco dopo mezzanotte, un’altra esplosione scuote l’area, questa volta più forte, più cupa, più inquietante. Le chiamate al 112 si moltiplicano ma nessuno sa indicare con precisione dove. Passano ore prima che la verità venga a galla. Nessuna denuncia immediata, nessun grido d’allarme. Solo il silenzio. A rompere l’omertà ci pensano carabinieri e polizia, che perlustrano il territorio a cerchi concentrici fino a trovare la casa presa di mira, in una zona separata da un canale dal quartiere dove risiedono i Ciarelli e i Di Silvio, storici clan rom della città.

Il danno visibile è contenuto: un muro perimetrale crollato, una cancellata distrutta. Il danno reale, però, è tutto da valutare.

Le indagini e lo scenario criminale

Il colonnello Antonio De Lise e il maggiore Paolo Perrone, rispettivamente al comando del Nucleo investigativo e della Compagnia dei carabinieri di Latina, stanno cercando di ricomporre il mosaico. «Ogni pezzetto che si aggiunge conferma: è in atto una guerra per il predominio dello spaccio di droga», si apprende dagli ambienti investigativi. «Una contesa tra nuove leve e vecchi capoclan».

E la cocaina, che in questa provincia «scorre a fiumi», è la posta in gioco. I numeri lo confermano. Gli ultimi dati diffusi dal Ministero dell’Interno sulla base della ricerca condotta dall’Istituto Mario Negri, in collaborazione con l’Istat, hanno rilevato un aumento costante del consumo di polvere bianca a Latina negli ultimi tre anni. Mentre la media italiana è di 11 dosi al giorno ogni mille abitanti, nel capoluogo pontino si viaggia a ben altre frequenze, come racconta anche il Messaggero nelle pagine di cronaca.

Soldi, potere e droga. Ingredienti che a Latina hanno già scritto pagine drammatiche: nel 2010 tre omicidi in pochi giorni. E nel 2003 l’autobomba che fece saltare in aria Ferdinando Di Silvio al Lido. Oggi, si teme di essere nuovamente a quel punto.

La risposta dello Stato

Il prefetto Vittoria Ciaramella ha convocato per questo martedì un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Ma a muoversi per prima, già ieri, è stata il procuratore aggiunto Luigia Spinelli. Una figura esperta, con anni di inchieste antimafia sulle spalle, sia a Latina che a Roma.

«Ho convocato una riunione interforze con i due magistrati che si occuperanno di questi gravissimi episodi delittuosi. Ho ritenuto di farla oggi stesso per pianificare con precisione le attività di indagine in modo di arrivare a risultati rapidi perché questa escalation che stiamo registrando di episodi gravi, anche con ordigni esplosivi, non è tollerabile», ha dichiarato Spinelli.

La criminalità a Latina, spiega ancora, è «una realtà complessa dal punto di vista criminale che denota l’esistenza di interessi rilevanti».

Il ritorno di Spinelli nel capoluogo coincide, non a caso, con una nuova fase aggressiva della malavita. «Questa recrudescenza purtroppo me l’aspettavo – commenta – La sempre maggiore disponibilità armi in questo territorio è qualcosa di preoccupante».

Sul merito dell’indagine resta il riserbo. Ma la linea è chiara: «Le logiche criminali si muovono su piani diversi, compito di magistrati e forze dell’ordine è comprendere cosa c’è sotto la punta dell’iceberg. E dobbiamo farlo in tempi rapidi, serve una risposta decisa».

Le piste e le prove: il mosaico prende forma

Intanto, due degli ordigni esplosi hanno già dato un contributo concreto alle indagini. Quello in via Guido Rossa ha portato al ritrovamento di tre pistole con matricola abrasa e 25 grammi di cocaina, nascosti negli spazi condominiali. Un modus operandi ben noto nelle periferie romane e napoletane.

L’ultimo ordigno, invece, è esploso davanti alla nuova abitazione di un pregiudicato condannato per traffico internazionale di stupefacenti e già gambizzato nel 2013 da un clan rivale.

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di Demetra Orsi - 9 Settembre 2025