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Perché Papa Leone ha detto che “la democrazia la democrazia non è necessariamente una soluzione perfetta per tutto”?

Il punto di vista

Papa Leone XIV e la democrazia: tutto bene tra le anime belle?

Il Pontefice ha pronunciato una frase da far sobbalzare più d'uno, ma avvertendo che non è "una soluzione perfetta per tutto" ci ricorda che nulla di ciò che è umano lo è. Certo, c'è qualche implicazione...

Politica - di Ulderico Nisticò - 21 Settembre 2025 alle 07:00

“Se guardiamo a molti Paesi del mondo di oggi, la democrazia non è necessariamente una soluzione perfetta per tutto”. A dirlo non è stato un nostalgico di antico regime monarchico assoluto pre-1789, ma Papa Prevost in pieno settembre 2025.

Due utili premesse. Leone XIV parla benissimo inglese, spagnolo e italiano; però legge anche se deve dire “Buongiorno”; a scanso che, con battute a braccio, gli accada uno Scalfari, il quale andò in giro a spifferare presunti dubbi pontifici sulla divinità di Cristo. Prevost, che non è molto presenzialista, pesa le parole. E la mia impressione professionale è che quando legge in italiano, in realtà è come se avesse pensato in latino; e in latino ogni parola ha la sua semantica precisa e indiscussa.

Prevost è agostiniano. Ed ecco questa nota citazione dal De Civitate Dei, IV, 4: “Quid sunt regna, semota iustitia, nisi magna latrocinia?”; gli Stati, se non perseguono la giustizia, sono bande di ladri di grandi dimensioni; perché anche le bande di ladri hanno tribunali con leggi e regole, anzi le fanno rispettare con spiccia severità. E lo “ius” non sempre è “iustitia”.

Un corollario. Il Papa ha preso le mosse dal Sinodo, precisando che è un incontro di collaborazione, non un’occasione per democratizzare la Chiesa. La Chiesa Cattolica per definizione non è democratica, se il suo Capo è Vicario di Cristo in terra, e designato dallo Spirito Santo; e, a determinate serie condizioni, è infallibile.

Scendendo da questi cenni teologici alle questioni terrene, il Papa ha pronunziato un concetto che doveva far scandalo presso le anime belle. Vero che da decenni siamo abituati, da più sedi ecclesiastiche e laiche, a proclamazioni dell’ovvio e con cui sono d’accordo tutti, il che è equipollente a non essere d’accordo nessuno. Non è però qui il caso, tutt’altro.

Alla fine, le parole di Prevost pongono un problema antichissimo: se ci siano state e ci siano istituzioni perfette in sé, magari scritte da un mitico Legislatore; e come tali non solo indiscutibili, ma applicabili a ogni tempo e a ogni luogo dell’umana vicenda, e trasferibili dovunque nello spazio e nel tempo. La risposta è semplicemente no: “I governi devono essere conformi alla natura dei popoli governati”, insegna il Vico. Tutti i liberali europei presero come modello la non-Costituzione britannica, ma evidentemente ignoravano attraverso quali vicende sanguinose (1649, decapitazione di Carlo I, etc.) si formarono le non scritte istituzioni di quei luoghi, anzi lo stesso Regno Unito; e immaginarono, fantasiosamente, un pacato lavoro di intellettuali a tavolino.

Volete altri esempi? La Cina è un impero monocratico, confuciano piramidale e liberalcomunista, anche se oggi Confucio viene spacciato per Marx. E senza andare tanto lontano, se fosse vera la superstiziosa affermazione che la repubblica è sempre buona e la monarchia no, allora l’Italia dovrebbe rompere le relazioni diplomatiche non solamente con sultanati ed emirati arabi, dico con Belgio, Danimarca, Gran Bretagna, Liechtenstein, Lussemburgo, Monaco, Norvegia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia… ah, Canada; e con la sui generis Andorra; nonché con lo Stato della Chiesa, che è una monarchia elettiva teocratica, assoluta anche sotto l’aspetto politico, entusiasticamente riconosciuta da Roma l’11 febbraio 1929 e nel 2025. E attenti che non citiamo solo monarchie meramente rappresentative, perché è palese che, senza effettiva autorevolezza della corona, non esisterebbero Belgio e Spagna; e, a ben vedere, nemmeno la Gran Bretagna.

Quanto all’Italia, e pure a prendere per oro colato i discussi numeri del 2 giugno 1946, non è che la maggioranza repubblicana sia stata schiacciante: tutt’altro. Senza scordare che pure istituzioni repubblicane come quelle di Francia e Usa e Germania, etc sono repubblicane ma assai diverse da quelle italiane attuali.

Infatti, la democrazia parlamentare come si è affermata in Occidente (non dai tempi del Cucco, appena da qualche decennio) è essa stessa non solo una delle tantissime eventuali forme di governo, è anche una delle diverse possibili forme di democrazia. Diciamo che queste in comune hanno unicamente l’isonomia, cioè che tutti i cittadini detengono gli stessi diritti e doveri: almeno, nominali; e parliamo di diritti e doveri politici.

E chi l’ha detto che la rappresentanza popolare si debba esprimere per forza attraverso i partiti e le loro liste partitocratiche? Partiti che, nel senso attuale, nascono appena nei primi decenni del XX secolo, per diventare di massa solo nel Secondo dopoguerra; e mi si lasci dire che oggi, nel 2025, nemmeno più si vede, tutta la massa dei partecipanti di trent’anni fa! E le ideologie che i partiti sostengono, o dicono o credono di sostenere, sono nate ai tempi ormai lontani della rivoluzione industriale del XIX secolo.

Manca invece ogni rappresentanza delle aggregazioni naturali, dei corpi intermedi, delle identità religiose, delle corporazioni di lavoro, della cultura. Ed è un argomento da ragionarci sopra con molta cura, ricordando che i sistemi elettorali sono oggi per testa (“ogni uomo un voto”), mentre i corpi intermedi sono corpi organici e comunitari, e non anagrafici elenchi di individui e monadi.

Un corollario nelle parole di Leone XIV, implicito ma ovvio: l’isonomia è parità di diritti politici dei cittadini, non uguaglianza di qualsiasi genuino o immaginario altro diritto; e tanto meno l’uguaglianza di ogni anche fantasiosa opinione, e di ogni capriccio; e di ogni condizione e situazione anche casuale e provvisoria. È un fatto politico, quindi regolato e limitato da leggi, non è campo libero per ogni poetica utopia.

Conclusione della presente breve provocazione: si può tranquillamente parlare di democrazia come di qualsiasi altro umano argomento; e, parola di Sommo Pontefice, la democrazia è un fatto terrestre, non è un dogma. Del resto, anche ai Dogmi della Chiesa di Roma dobbiamo credere i cattolici, mica gli shintoisti etc: non so se è chiaro!

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