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Mishima e Pasolini: cosa aspettarsi dalla mostra tra Tokyo e Milano, nuova sponda tra Giappone e Italia

Da dicembre 2025

Mishima e Pasolini: cosa aspettarsi dalla mostra tra Tokyo e Milano, nuova sponda tra Giappone e Italia

Cultura - di Luigi Albano - 15 Settembre 2025 alle 15:04

Una mostra unica nel suo genere dal titolo “Mishima-Pasolini: metafora dell’intensità del rapporto culturale tra Italia e Giappone” per rafforzare il Partenariato strategico avviato nel 2023 tra Italia e Giappone e il legame di amicizia che risale alla fine del Cinquecento.

La testimonianza viva di queste relazioni tra le due Nazioni sono ben illustrate nel ritratto di Ito Mancio, presente all’interno del Padiglione Italia a Osaka insieme all’Atlante Farnese prestato dal MANN di Napoli, dove il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha preso parte alla cerimonia del National Day dell’Italia nazionale dedicata al Belpaese dall’Expo in svolgimento nella città giapponese.

La mostra su Mishima-Pasolini avrà una prima tappa all’Istituto di Cultura di Tokyo (dicembre 2025 – gennaio 2026) e poi approderà a Milano (Pinacoteca di Brera, gennaio – marzo 2026), in collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea e il Mishima Yukio Literary Museum di Yamanakako.

Il National Day Italia è stata l’occasione per sostenere le iniziative previste dal partenariato italo-nipponico con il premio “Tokyo-Roma, parole in transito”, conferito a Haruki Murakami e ad Antonietta Pastore dalla Fondazione Italia-Giappone e realizzato con il sostegno del Ministro della Cultura. In evidenza anche la decennale collaborazione tra i musei italiani e giapponesi, grazie ai continui scambi di mostre, ultima tra tutte l’esposizione sul Canaletto conclusa da poco a Kyoto.

Yukio Mishima, vita, opere e morte

Se in Italia sappiamo tutto o quasi di Pasolini, allo scrittore nipponico non è stata dedicata l’attenzione e l’interesse che meriterebbe. Il 25 novembre 1970, Yukio Mishima, il più grande scrittore giapponese del Ventesimo insieme a Yasunari Kawabata, si diede la morte secondo un rito ancestrale, il seppuku,  che volle essere di contestazione estrema e globale alla morale e ai costumi (politici soprattutto) dominanti.
Anni fa la Mondadori ha pubblicato in due corposi tomi i suoi romanzi più significativi, consacrandolo nel nostro Paese come uno degli scrittori più importanti del Novecento.

Buscaroli sul Borghese: “Una domanda scritta col sangue”

Sul BorghesePiero Buscaroli dedicò un articolo memorabile sulla morte di Mishima, intitolato “Una domanda scritta col sangue”, nel quale, oltre a ricostruire l’accaduto espose i tratti geopolitici dell’arte a estremo-orientale che facevano da sfondo al suicidio dello scrittore. E si diffuse in particolari che nessun altro giornale italiano riportò, come questo che segue : “Quando ebbero portato via i corpi di Mishima e del suo seguace, rimase lì, le teste recise, sanguinanti, poggiate su un foglio di giornale, che non sporcassero lo studio del signor generale. Allora, arrivò un altro scrittore, il più illustre del Paese, ‘il tesoro umano’,  come lo chiamano, Yasunari Kawabata: un taglio di avorio minuto, fragile viso rugoso incorniciato di lunghi capelli d’argento, il solo Nobel per la letteratura di tutta l’Asia. Era a un funerale, quando gli dissero come e dove Mishima, che egli proteggeva e stimava, si era tolto la vita. Salì il colle Ichigaya, entrò nell’Agenzia di Difesa, e lo portarono a vedere le due teste deposte sul giornale. Kawabata ha settantun  anni. Guardò la testa dell’amico, i suoi occhi socchiusi, e pianse. Non disse che era pazzo. Non disse nulla. Forse, riepilogò le cause per cui un samurai , in altri tempi, si toglieva la vita: per sottrarsi alla morte data da estranei; per protestare contro un’ingiustizia subita; per testimoniare la sua fedeltà all’Imperatore. Se uno sa comprendere uno di questi moventi nel suo significato più ampio, si rende conto che Mishima si è ucciso per tutte e tre le ragioni insieme. Kawabata pianse in silenzio. Egli sa che in una nazione tutto il passato è vivo e ritorna. Ci sono voli di aquile, che le galline non capiranno mai. Che cosa sanno le galline, di quello che ci può essere nel cuore di un’aquila?”.

“Non aveva altri mezzi di persuasione che il suo sangue”

Quindi, tornando sul rito sacrificale dello scrittore, Buscaroli aggiunse: “Mishima aveva sperato nel nuovo programma dell’Agenzia di Difesa. Poi, il programma è uscito all’aperto ed è apparso quello che era, una beffa, l’ennesimo tentativo di nascondere il capo, di non rispondere all’interrogativo del maestro. “Mishima ha voluto,  semplicemente, dare a quell’interrogativo una tragica urgenza. Che qualcuno sentisse e capisse. Non aveva altri mezzi di persuasione che il suo sangue. E ha versato il suo sangue per scrivere una domanda, che il suo popolo non potrà eludere negli anni a venire”.

L’omaggio di Alberto Moravia allo scrittore giapponese

Alberto Moravia, nell’introduzione a Morte di mezza estate, gli dedicò un toccante omaggio. “La fine atroce e spettacolare di Mishima – scrisse Moravia nel 1971 – mi ha molto rattristato perché l’avevo conosciuto durante un mio viaggio in Giappone e avevo avuto molta simpatia per lui e così mi dispiace che sia morto per i motivi per cui è morto. Questi motivi sono per me assurdi, anche se comprensibili, ma troppa gente, in Europa e altrove è morta intrepidamente per simili motivi perché dobbiamo non giudicarli per quello che sono, fermandoci, come si dice, riverenti di fronte alla morte. Tuttavia non è esatto definire fascista Mishima, come molti hanno fatto. Lo chiamerei semmai un conservatore di tipo decadente, lodatore estetizzante del tempo passato, vagheggiatore raffinato di un’epoca definitivamente conclusa anche se recente. Immaginiamo un momento che in Italia il feudalesimo dell’anno Mille si fosse prolungato fino al 1945. Mishima aveva la nostalgia di un simile feudalesimo che in Giappone effettivamente non è del tutto scomparso con l’occupazione americana”.

Alla mostra Mishima Pasolini sarà dunque possibile mettere a raffronto due personalità così distanti, ma annodate allo stesso tempo da analogie impressionanti, incluse le vite spente anzitempo nel sangue.

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