
Liberato dal giudice
Lo stupratore maliano della 18enne di San Zenone non doveva essere libero: il questore aveva chiesto di tenerlo nel Cpr
Il Questore di Milano aveva chiesto di tenere nel Cpr per la sua elevata “pericolità sociale” il 25enne originario del Mali, accusato della violenza sessuale su una ragazza di 18 anni nella notte tra il 30 e il 31 agosto mentre lei si stava dirigendo verso la stazione di San Zenone al Lambro.
Lo scrivono il Giornale e La Verità sottolineando che per il questore Harouna Sangare era «socialmente pericoloso», ma una giudice milanese, Elisabetta Meyer della sezione specializzata immigrazione del Tribunale di Milano, non aveva convalidato il fermo. Così Sangare è tornato in libertà.
L’uomo era sbarcato a Lampedusa il 19 luglio 2024, aveva chiesto e ottenuto il permesso di soggiorno con la formula della protezione sussidiaria ed era stato segnalato ai carabinieri di Pieve Emanauele appena 4 mesi dopo per “lesioni e maltrattamenti” nei confronti della convivente dell’epoca. Per il Questore doveva rimanere nel Cpr, ma per il gip (che secondo La Verità è iscritta alla corrente di Magistratura democratica) senza condanna definitiva il provvedimento era ingiustificato. Quindi Sangare è tornato in libertà. Successivamente ha trovato lavoro come aiuto cuoco nello stesso centro dove abitava, la Casa della Solidarietà di via Saponaro, a Milano, mentre la sua convivente e sua figlia erano in una località protetta.
La 18enne di San Zenone è stata stuprata senza pietà
Sotto il fronte giudiziario, la gip di Lodi, Anna Cerreta, nel provvedimento con cui ha convalidato il fermo si Sangare scrive di “concreto pericolo” che il 25enne originario del Mali, “se rimesso in libertà, possa commettere ulteriori delitti della stessa specie di quelli per cui si procede, vista la spiccata capacita’ criminale che emerge dall’efferatezza dell’azione, commessa in modo particolarmente cruento e nei confronti di una giovane ragazza a lui sconosciuta che si e’ trovata sul cammino dell’aggressore per una fatale casualità”.
Una violenza “senza pietà nei confronti della ragazza e in totale spregio alla sua dignità”, viene definita dalla giudice, nel corso della quale Sangara “l’ha dapprima afferrata immobilizzandola e tappandole la bocca, per poi afferrarla per il collo, trascinarla dietro ai cespugli e violentarla”. La giudice evidenzia anche il pericolo di fuga, considerando che il ragazzo dimora in un Centro di Accoglienza a Milano, “una struttura che prevede una condivisione promiscua degli spazi”.