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Mercelli genocidio Meloni

Accuse surreali

“Genocidio di Gaza? Colpa di Meloni”. Così un giurista della sinistra militante accusa mezzo governo di “complicità”

"Abbiamo un nuovo cattivo maestro. I progressisti sono talmente accecati dall’odio e dall’ideologia da non rendersi conto della gravità delle parole che pronunciano", la risposta del portavoce azzurro Raffaele Nevi

Politica - di Demetra Orsi - 16 Settembre 2025 alle 18:03

Non bastavano gli attacchi quotidiani dell’opposizione in Parlamento. Ora la sinistra militante si traveste da giurisdizione internazionale e sforna accuse da tribunale rivoluzionario. Fabio Marcelli, dirigente dell’Istituto di studi giuridici internazionali del Cnr e “Giurista Democratico” con la maiuscola, ha deciso di mettere nel mirino mezzo governo e, per non farsi mancare nulla, anche l’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani.

Militanti sinistri: “È colpa di Meloni”

Il capo d’imputazione? «Complicità in genocidio». Secondo Marcelli, Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Guido Crosetto – insieme al vertice del colosso industriale italiano – sarebbero «responsabili in prima persona di guerre e genocidi in atto». Un’accusa che il giurista intende portare davanti alla Corte penale internazionale a inizio ottobre, come ha annunciato con un post sul Fatto Quotidiano. Il tono è quello barricadero e allarmista: «La guerra mondiale che si avvicina a grandi passi riempie di gioia e di speranza i rappresentanti della florida industria degli armamenti».

Il precedente e la nuova deriva

Eppure, non è il primo tentativo di trasformare il diritto in clava politica. Già l’avvocato Luigi Li Gotti aveva presentato un esposto sul caso del comandante libico Almasri, finito con l’iscrizione nel registro degli indagati di Meloni, Nordio, Piantedosi, Mantovano e persino del capo di gabinetto del ministero della Giustizia, Giusi Bartolozzi. Insomma, le toghe militanti si divertono a mettere i bastoni tra le ruote a questo governo.

Marcelli così imbocca la stessa strada. Curriculum accademico di tutto rispetto, numerose pubblicazioni sul diritto internazionale, un passato speso tra il Fronte Polisario e l’Olp. Oggi, però, l’analisi si riduce a slogan: i buoni e i cattivi, i genocidi e i complici. In mezzo, nessuna considerazione per la complessità della diplomazia e della politica estera.

La reazione della politica

La notizia ha già fatto rumore. «Abbiamo un nuovo cattivo maestro» osservano da Forza Italia. «È gente talmente accecata dall’odio e dall’ideologia da non rendersi conto della gravità delle parole che pronuncia», ha dichiarato Raffaele Nevi, portavoce azzurro. Maurizio Gasparri parla di un clima incendiario «alimentato da chi confonde la realtà con la fantasia».

C’è un filo che lega le invettive di Marcelli agli eccessi della politica urlata. In Senato, appena pochi giorni fa, la grillina Maiorino ha bollato il ministro Tajani come “prezzolato di Israele”, in una scena ai limiti del delirio che ha fatto esplodere la bagarre. Accuse rispedite al mittente, com’era ovvio. E così, fallita la prima strada, qualcuno ha pensato bene di imboccarne subito un’altra.

Una sinistra che si compiace del caos

La Cpi, già sotto accusa per la sua credibilità oscillante, si trova ora a diventare il nuovo feticcio di una sinistra incapace di parlare al Paese e ossessionata dall’idea di processare il governo italiano. È l’immagine plastica di un’opposizione che preferisce l’aula dell’Aia a quella di Montecitorio.

E in questo vuoto, il “giurista del delirio” trova la sua ribalta.

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di Demetra Orsi - 16 Settembre 2025