
A scuola di terrorismo
Arruolava giovani per la jihad: bengalese arrestato a Mantova. Piantedosi: «Il nostro sistema di prevenzione funziona»
L'indagine scaturita dall'arresto di un ragazzo. Nel cellulare dell'uomo sono stati trovati video di addestramento militare e di proselitismo
Un 37enne del Bangladesh è stato sottoposto agli arresti domiciliari dopo essere stato accusato di arruolamento per il compimento di atti di violenza, ossia di sabotaggio dei servizi pubblici essenziali, con finalità di terrorismo. L’uomo è stato catturato dalla Polizia a Mantova, in un’operazione condotta dalle Digos di Brescia e di Genova assieme al dipartimento locale. L’attività investigativa, coordinata dalla Direzione centrale della Polizia di prevenzione-Ucigos, è nata dalle analisi eseguite dagli agenti di Genova sullo smartphone del cittadino bangladese.
Piantedosi: «Il nostro sistema di sicurezza e prevenzione funziona»
«L’operazione condotta oggi a Brescia, che ha portato all’arresto di uno straniero accusato di arruolare giovani jihadisti, rappresenta una chiara dimostrazione dell’efficacia del nostro sistema di sicurezza nel prevenire e contrastare le minacce terroristiche», ha commentato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.
«Si tratta del frutto di un’attività investigativa complessa, perseguita con competenza e dedizione dalle questure di Brescia e di Genova, con la collaborazione di Mantova, coordinate dalla Direzione centrale della polizia di Prevenzione, che testimonia l’altissimo livello di competenza e dedizione della Polizia di Stato, fiore all’occhiello del nostro Paese e punto di riferimento in ambito europeo», ha aggiunto il ministro, ringraziando le donne e gli uomini delle forze dell’ordine. «L’attenzione del ministero dell’Interno e del governo resta massima perché – ha concluso Piantedosi – la sicurezza dei cittadini e la difesa della nostra convivenza civile rimangono la priorità assoluta».
Le indagini scaturite da un altro caso
Il caso è collegato a un’altra indagine culminata nella recente condanna in via definitiva di un ragazzo per il delitto di partecipazione con finalità di terrorismo alle associazioni Tehrik e Taliban Pakistan, ramificazione di Al Qaeda. Secondo quanto emerso, gli investigatori hanno scoperto che l’indagato aveva indottrinato il giovane dopo averne conquistato la fiducia, interessandosi alla sua storia personale, alla sua fede e alla sua cultura religiosa.
Mantova, arrestato estremista islamico bangladese: aveva indottrinato un ragazzo
Il giovane, ormai condannato, aveva rivelato al bangladese di non aver frequentato una scuola Coranica ma di leggere testi dello scrittore Ali Jaber al Fayfi (attivista di Al Qaeda ndr). Nonostante ciò, l’uomo gli aveva assicurato di avere materiale per i ragazzi più giovani, offrendosi volontario per spedirglieli. Così, l’indagato ha tenuto fede al giuramento di istruire, formare e perfezionare il giovane nello studio e nella pratica della dottrina jihadista. In seguito, il ragazzo è finito per riconoscersi come allievo.
Il maestro si è concentrato negli argomenti di discussione sulla causa del jihad con molti riferimenti ad attivisti qaedisti o agli autori progenitori del pensiero dello Stato islamico. Fra questi spicca Sayyid Qutb Ibrahim Husayn al-Shadhili, considerato un ideologo e martire del radicalismo musulmano. Grazie alla Digos di Venezia, sono state effettuate altre due perquisizioni nei confronti delle persone che hanno intrattenuto rapporti qualificati con l’indagato.
Nel cellulare i video d’addestramento
Dalle verifiche effettuate sulla copia forense dello smartphone sono emersi gli interessi del bangladese per i video contenenti tecniche operative di addestramento militare. Tra le registrazioni figurano anche le posizioni a fuoco con arma lunga, la transizione da arma lunga ad arma corta e l’avanzamento in copertura tattica. Secondo l’indagine, queste evidenze, assieme al possesso di materiale d’area, risultano dimostrative “nell’attività di insegnamento, di proselitismo e profetizzazione dei giovani allievi”. Ma anche “dell’adesione dell’indagato all’Islam più radicale, che pratica e propugna l’inscindibile compenetrazione fra fede e lotta armata, anche a discapito di civili infedeli (kuffar) come mezzo per l’imposizione di questa religione sulle altre”. Il pensiero integralista musulmano comprende anche il martirio personale “raggiunto al culmine di un antagonismo che si infiltra nelle maglie della società occidentale, per distruggerla dal suo interno, operando la cosiddetta taqiyya“.